Conoscere, coesistere e convivere
Pubblicato il 03-06-2025
In una città come San Paolo, vedere un segnale di STOP per strada è tanto comune quanto imbattersi in mendicanti e senza fissa dimora. La differenza è che quando li vediamo, acceleriamo. Per me, nata e cresciuta tra i quartieri Brás e Mooca e studente nel quartiere Luz, che concentra il maggior numero di consumatori di droga, questo scenario era ancora più consueto.
Alla fine della mia strada, sapevo di un posto chiamato Arsenal da Esperança che, secondo i miei vicini, attrae una popolazione indesiderata e violenta. Io sapevo che era una casa di accoglienza gestita da missionari italiani e che quel luogo, per oltre un secolo, aveva accolto milioni di emigranti che arrivavano in treno dal porto di Santos, tra cui mio nonno materno, proveniente dalla Basilicata. Non per caso, l’Arsenale condivide lo spazio con il Museo dell’Immigrazione ed un’antica stazione ferroviaria.
Quando ero più giovane, trascorrevo alcune settimane delle mie vacanze facendo volontariato proprio presso l’Arsenale. Uno dei pomeriggi, ho partecipato alla Floresta que cresce, un’iniziativa in cui gli ospiti sono motivati ad impegnarsi in azioni sociali. Parlando e ascoltando le loro storie, ho conosciuto meglio le circostanze che possono portare una persona sulla strada e questo mi faceva sembrare ancor più stridente l’immagine di “barbone” che avevo, alimentata dagli stereotipi sociali.
Frequentando l’Arsenale ho partecipato a tante altre iniziative aperte anche alla comunità dei dintorni, come la sfilata di carnevale Batuca-Bresser, il Bazar, la Festa del Migrante promossa in collaborazione con il Museo dell’Immigrazione e anche l’A Praça, un punto d’incontro per giovani e adulti del quartiere. Nonostante le numerose iniziative, l’Arsenale continua a soffrire una pressione molto grande da parte dei residenti, che lo accusano per la violenza e il traffico presenti nel quartiere.
È in questo contesto, che mescola eredità storiche, ricordi affettivi ed inquietudini professionali che, ispirata dal lavoro dell’Arsenale della Speranza, alla fine del mio corso di architettura presso l’Università di San Paolo, ho deciso di realizzare la mia tesi di laurea con il tema: Conoscere, coesistere e convivere: una proposta per l’Hospedaria de Imigrantes del Brás.
Quando ho presentato l’idea ho sentito una grande apertura e sintonia da parte del Sermig che sta cercando di ripensare e sviluppare l’Arsenale come un luogo ancora più aperto alla strada, realizzando, per esempio, una caffetteria e spazi per laboratori e attività per il quartiere. Nella mia tesi, utilizzo l’architettura per facilitare questa integrazione, creando ambienti che favoriscano la coesistenza e lo scambio tra le persone.
Riconfigurando gli spazi dell’Arsenale, il progetto cerca di abbattere le barriere tra chi è accolto e la comunità esterna, trasformando questa grande casa in un punto di incontro culturale, dove poter interagire in attività che promuovono l’inclusione sociale. La riorganizzazione della struttura è essenziale per creare un clima accogliente, dove la convivenza è vista come un diritto fondamentale per tutti. Spero di cuore che almeno in parte si avveri.
NP Febbraio 2025
Raissa Tronnolone Martin