Cielo e nuvole dell'amazzonia

Pubblicato il 24-09-2025

di Fraternità della Speranza

La mostra Céu e Nuvens da Amazônia (Cielo e nuvole dell'Amazzonia) all'Arsenal da Esperança di San Paolo è stata la più bella e toccante delle numerose esposizioni che abbiamo fatto negli ultimi anni in Brasile e in Italia. Gli acolhidos, come vengono chiamate all'Arsenal le persone che vivono penosamente nelle strade della megalopoli brasiliana, si sono stupiti di fronte alle 18 foto con frasi di personaggi famosi, grandi, disposte una di fianco all'altra su tre file, illuminate perfettamente su un muro nero che accompagna giorno e notte la lunga processione che entra lentamente nella gigantesca mensa del Sermig. Nel buio le sagome scure dei moradores de rua si soffermano a osservare con occhi attenti, qualcuno sorridendo, altri con un'espressione seria, chi mostrando e commentando una foto a quello che lo segue nella fila indiana di accesso al refettorio, chi soffermandosi troppo a guardare provocando le proteste di quelli che vengono dietro...

Mi presento: sono Oliviero Pluviano, giornalista genovese settantatreenne, per 22 anni corrispondente dell'Ansa dal Brasile. Questa mostra, inaugurata la sera del 3 aprile 2025, è nata per caso. Volevo fare un Calendario 2026 con delle foto scattate nei vent'anni da quando ho il Gaia, una gaiola (gabbia) come si chiamano in Amazzonia i tradizionali barconi di legno a due o tre ponti, pieni di amache, che solcano i fiumi dell'oceano verde brasiliano. Avevo già fatto nel 2020 un calendario con le chiesette dell'Arapiuns (un'affluente del fiume Tapajós, che è tra le vie d'acqua più strepitose dell'Amazzonia), scritto tutto in nheengatu, la lingua generale parlata da diverse etnie amazzoniche. Alla fine, era finito nelle mani di papa Francesco. Ma a gennaio ho visi tato per la prima volta l'Arsenal seguendo i totem di una mostra (Nonni do Brasil sui 150 anni dell'emigrazione italiana nella terra della samba) che avevo portato in una crociera da Genova a Santos. Padre Simone aveva gentilmente accettato di tenerli in uno sgabuzzino fino alla loro ripartenza per l'Italia. E, passando con lui di fronte a quel magico muro nero, mi aveva detto che lì si facevano mostre d'arte a uso dei 1.200 senzatetto di ogni giornata. Allora ho avuto l'intuizione giusta: creare la mostra in quel posto di transito, direi obbligato, che ha indici di frequentazione da capogiro, a colazione, a pranzo e a cena per uno, due mesi. Ma non mi aspettavo una gratitudine del "pubblico" così marcata, con uomini che mi fermavano per le strade di questa piccola città che è l'Arsenal, riconoscendomi dalla mia foto nella mostra, battendomi la mano sulla spalla, abbracciandomi, chiedendomi di fare con loro un selfie, ringraziandomi per le foto che li ave vano affascinati, rapiti, estasiati, incantati... Per essere la prima mostra che ho fatto sul Gaia non posso che dirmi contento e commosso! La sera del 3 aprile pioveva e nell'oscurità si vedevano le pozzanghere nella luce riflessa dai pannelli delle foto, appena rivelate agli acolhidos dalla rimozione dei teli che le coprivano. A prevedere tanto successo era stata tutta la serata, con la presenza quasi inaspettata del Console d'Italia, con centinaia di persone nella sala/chiesa in cui André Mehmari, famoso Stefano Bollani brasiliano, ha offerto gratis 40 minuti ininterrotti del suo fantastico piano a diplomatici e senza tetto, a imprenditori e analfabeti, che si sono accomunati indistintamente nel restare tutti a bocca aperta di fronte a tale musica. Con un famoso detto, Lin Yutang, scrittore e pensatore cinese morto nel 1976, sanciva saggiamente che, se perdi il tetto, guadagni le stelle.... E il cielo.


NP Maggio 2025
Fraternità del Sermig in Brazile

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