28 anni di Arsenale
Pubblicato il 29-07-2011
L’Arsenale della Pace compie 28 anni. Il 2 agosto del 1983, Ernesto Olivero e i suoi amici entravano in quello che all’epoca era un rudere. Servivano diversi miliardi delle vecchie lire per la ristrutturazione. Una pazzia, un obiettivo umanamente impossibile da raggiungere per un gruppo di giovani. La Provvidenza però conosce l’opera sua. “Ci ha portato ingegneri, architetti, muratori – ricorda oggi Ernesto – ma soprattutto migliaia di giovani pronti a restituire tempo, denaro, capacità, idee, sogni di cambiamento”. Sono le briciole che anche oggi continuano a portare avanti l’avventura dell’Arsenale della Pace e degli Arsenali che si sono aggiunti a San Paolo del Brasile e a Madaba in Giordania. Un’avventura che segue la logica della sproporzione. Oggi, come ieri. Ecco cosa scrisse Giovanni Trovati, vicedirettore della Stampa, commentando l’assegnazione dell’ex arsenale militare di Torino ai giovani del Sermig.
Cari amici del Sermig, a guardarvi con gli occhi del mondo dovrei dirvi che siete un po’ pazzi perché l’impresa che vi accingete a completare sa di impossibile. Eppure se voi vi foste mossi secondo la logica del mondo a quest’ora sareste una delle tante organizzazioni che quietamente si adagiano e con sempre maggior stanchezza tirano avanti. Il mondo può parlare di pazzia, il cristiano invece parla di fiducia, di fede. Chi ha fede non dispera mai. E la preghiera sia la vostra forza più valida.
Giovanni Trovati, 23 settembre 1983
IL RICORDO di Ernesto Olivero:
28 anni fa entravamo per la prima volta all’arsenale. Con gli occhi di oggi, entravamo nella storia. Per la prima volta, dei giovani si erano messi insieme per trasformare un luogo di guerra e di morte in una casa di pace. Siamo entrati in silenzio, con la Bibbia in mano, con un crocifisso che ci aveva regalato il nostro vescovo e un libro di una donna non credente, un’ex comandante partigiana. Nel silenzio, ma come Chiesa, non come gruppo sparuto. Siamo entrati con ingenuità, purezza di cuore, semplicità. Avevamo il desiderio di cambiare un po’ il mondo. Non avevamo mezzi, denaro, possibilità, solo un sì che ci scoppiava dentro. Lo abbiamo fatto diventare fedele, costante e lentamente, ma decisamente qualcosa è avvenuto: un arsenale di guerra è diventato Arsenale della Pace. Siamo entrati volendo bene all’uomo e alla donna, così come sono, senza giudicare. Bianchi e neri, credenti e non credenti. Per tutti, l’arsenale è diventato una casa. Oggi, ringraziamo per il 2 agosto, ringraziamo per tutte le persone che ci hanno creduto, ma specialmente per quelli che non lo hanno fatto, quelli che ci hanno messo davanti ostacoli inimmaginabili. Sono loro che ci hanno insegnato a camminare nonostante tutto, anche con le lacrime agli occhi. Questa è la strada che vogliamo continuare a percorrere.
Vedi Rassegna Stampa 1983