Restiamo a casa con chi una casa non ce l’ha: un’occasione per essere famiglia

Pubblicato il 08-05-2020

di Redazione Sermig

Le nostre accoglienze non si sono mai fermate: all’arrivo dell’emergenza covid-19 abbiamo deciso di continuare ad essere casa per chi una casa non ce l’ha. Una scelta possibile grazie alla restituzione di risorse e denaro che continua a sostenere le nostre attività.

Fondazione Snam sostiene l’accoglienza femminile dell’Arsenale della Pace che accoglie donne sole,  ragazze madri, vittime di violenza. L’arrivo del covid-19 ha modificato il funzionamento dell’accoglienza che è diventata per tutte una casa a tempo pieno. Attualmente sono una trentina le ospiti di questa specifica accoglienza, compresi i bambini. Sin da subito, sono state prese tutte le misure di sicurezza necessarie: mascherine, gel per le mani, misurazione frequente della temperatura. Grazie al contributo di tanti amici, realtà ed aziende che insieme hanno reso possibile l’immediata operatività.

Insieme 24 ore su 24: le ragazze dell’accoglienza hanno imparato ad essere una sola famiglia. La loro giornata inizia con la colazione comune; poi la scuola di italiano, attiva solo per loro; il pranzo tutte insieme; il pomeriggio animato da giochi e tornei per le più grandi e aiuto-compiti per i più piccoli; a sera, la cena comune. Su desiderio di una delle accolte, la giornata si conclude con un momento di preghiera: in cerchio, le ragazze pregano ognuna il proprio Dio, nella la propria lingua. Un momento da loro desiderato, che apre ad una più ampia condivisione di paure e speranze. Come in ogni famiglia, non mancano le difficoltà, ma ci si arma di pazienza e si impara a lasciare indietro un po’ di sé per incontrare l’altro. Le ragazze hanno compiti precisi: c’è chi pulisce dopo i pasti, chi apparecchia, chi sparecchia. Si fa squadra per riuscire ad andare avanti serenamente e in sicurezza.

Ogni giorno assistiamo alla creazione di un dialogo tra culture e lingue diverse, in cui ognuna si mette in gioco. La convivenza forzata ci mostra che il mondo, con tutti i suoi problemi, non è lontano: ce lo abbiamo in casa. E quindi possiamo fare qualcosa.

L’accoglienza femminile è uno dei tanti servizi del Sermig rimasti attivi durante l’emergenza, insieme alle accoglienze maschili, al centro medico, al servizio di distribuzione di beni alimentari e sanitari e al costante ascolto dei bisogni del territorio di Porta Palazzo, qui a Torino.

Nato nel 1964 dall’iniziativa di Ernesto Olivero sua moglie Maria e di un pugno di giovani, il Sermig ha trovato casa dal 1983 nell’ex arsenale militare di Torino, oggi casa sempre aperta ai poveri e ai giovani.  Accoglienze per persone in situazioni di fragilità, un centro medico, una scuola di restauro, un asilo nido, un laboratorio di registrazione musicale, un centro di innovazione agricola, esperienze formative e di lavoro per giovani da tutta Italia, altri due Arsenali in Giordania e in Brasile, ma anche una Fraternità: persone che donano gratuitamente la vita per essere a disposizione di chi bussa alla porte degli Arsenali.

Gli Arsenali vivono di Restituzione, con centinaia di migliaia di persone che negli anni hanno restituito tempo, risorse, capacità. A Torino sono oltre mille i volontari attivi. Un fiume di speranza che continua a farsi aiuto concreto per tanti.
 

 


 



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