Parigi, il mondo piange

Pubblicato il 17-11-2015

di Aurora

Oggi il mondo è sconvolto, sgomento; oggi il mondo piange; oggi il mondo si interroga. Perché la violenza? È un interrogativo straziante, che dovrebbe scuotere le nostre coscienze ogni giorno, di fronte alle ingiustizie e alle atrocità che l’uomo non smette di compiere, ma che oggi ci fa ammutolire: a Parigi, un gruppo di terroristi islamici si è reso artefice di sei assalti, allo stadio, in una sala da concerto, nei ristoranti, per le strade. Spari sulla folla, carneficine, bombe, feriti, morti. Almeno un centinaio.
Ed io che proprio ieri pensavo a quanto la storia passata abbia portato dolore: l’uomo non ha imparato.

Sono giovane, forse poco esperta della vita, ma ho capito che la guerra non porta che morte, che la violenza non è che ingiustificabile; ed ora, lo so bene, impazzano le polemiche, le dita puntate, il disprezzo per lo straniero, la paura per la mancanza di sicurezza, le critiche ai grandi della Terra, le notizie dei media, che spesso dimenticano l’avvertimento più importante: il mondo è fatto di persone e non bisogna mai, mai, generalizzare. È la violenza che va condannata, che tutto il mondo, ammutolito, oggi condanna, non un’intera religione, sono certa che non esistano infedeli (Dio è padre, non è tiranno) ma persone che sono in attesa di un esempio, semplicemente.

Sono giovane, forse poco esperta della vita, ma ho capito quanto l’esistenza umana sia preziosa e stupenda, ho capito che essere cristiani significa essere umili, avere nel cuore lo sguardo di Dio, affidarsi e cercare il bene senza compromessi, ho capito che vale la pena sognare, anche quando il mondo ammutolisce e grida vendetta. È il nostro esempio che cambia il mondo. Sono certa che, se dicessi questa frase oggi, il mondo mi giudicherebbe una povera illusa, perché come si può cambiare un mondo in cui c’è gente capace di odiare fino ad uccidere, di credere nella violenza più bestiale, di appoggiare, anche nel più vile dei silenzi, una guerra di armi e sangue, di ideali vuoti e ciechi? Ma oggi non dico, perché è la vita che parla.

La mia vita oggi parla di un incontro con una compagna di classe in difficoltà, di una chiacchierata con un amico, di una serata da animatrice: momenti semplici che mi ricordano quanto sia importante entrare nella vita delle persone, in punta di piedi, con severità ed affetto. È un essere luce, è un vivere il bene, è un diventare esempio che forse non porrà mai fine agli spari dei terroristi, alla paura del mondo, alla “guerra dei grandi”, ma che fa della mia vita uno strumento di Dio, per costruire quel senso di umanità, di attenzione, che sembra essere sparito; eppure, si nasconde in ognuno di noi, nella nostra rinuncia alle polemiche, nei nostri doni che diventano servizio per gli altri.

E chissà che un giorno i giovani che oggi piangono e s’indignano per la morte dei loro coetanei francesi non diventino semplicemente quello che sono chiamati ad essere, adulti senza rancori e senza polemiche, che sappiano ancora cercare la credibilità e viverla in prima persona.
In fondo, l’ho scoperto oggi, possiamo diventare "angeli" per chi abbiamo intorno, grazie a semplicissime attenzioni; possiamo trovare sostegno anche solo in un abbraccio lunghissimo che ci faccia piangere; possiamo essere quello che siamo, con umiltà e coraggio, anche accettando l’ingratitudine. E saremo gli esempi che cerca il mondo: è il mio silenzioso ma attivo "no" alla guerra.

Aurora Sartori - Gruppo Mori (TN)

 

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