Ha vinto soltanto l'Amore
Pubblicato il 29-07-2016
L'Arsenale non è spuntato per noi un mattino, come un fungo, nel cuore della vecchia Torino, accompagnato da segni straordinari: non è questo che intendiamo per miracolo. L'Amore - ci piace chiamare così Colui che ci ha guidati, perché l'amore accomuna davvero tutti gli uomini di buona volontà - non ha voluto che trovassimo casa facilmente; prima di farci aprire gli occhi, ci ha lasciato per tanto tempo al buio, a desiderare, a faticare, a sognare, disperando a volte di ottenere. Ci ha introdotti in un deserto di purificazione, proprio come nel cammino verso la Terra Promessa ed è lì che, tra infedeltà e miseria, si è fatto strada il vero miracolo: l'inizio di una conversione; l'attesa di un cuore di carne, il desiderio di rispecchiare sul nostro volto il volto dell'Amore...
Man mano che percorrevamo tra mille ostacoli, i sentieri del deserto, cresceva in noi la volontà di restare fedeli. I nostri quattro anni di attesa sono stati i quarant'anni di deserto in cammino verso la Terra Promessa.
Ecco il vero, umile, straordinario miracolo: la volontà di prendere sul serio l'Amore e di lasciarsi trasformare nel cuore secondo la promessa fatta a chi crede: «Vi darò un cuore nuovo». Il miracolo è che per noi gente normale, per noi poveri del XX secolo, è giunto il tempo del «cuore nuovo» e noi ce ne siamo resi conto grazie a questa casa.
L'Arsenale è un miracolo di conversione.
Col trascorrere dei mesi, degli anni di attesa, spesso ci siamo detti: l'Arsenale è un dono dell'Amore... Arriverà quando noi gli saremo veramente disponibili, quando saremo pronti ad accoglierlo.
Una casa non sono quattro mura... Una casa è una famiglia che sa accogliere: perché sa amare. Quante revisioni, quante autocritiche sul nostro essere ancora troppo duri nel cuore! E quante resistenze a lasciarci prendere fino in fondo dalle pretese dell'Amore!
Ma in fondo, anche nei più restii, si fa strada il desiderio di rispondere con un sì totale, senza condizioni, alle proposte fatte dall'Amore che una volta accolto, non lascia più tranquilli.
L'Arsenale è un miracolo di fede. «Se aveste fede quanto un granellino di senape... ». Non so se la nostra fede sia già così grande... ma certamente dicendo sì all'Arsenale abbiamo fatto un salto nel buio, fidandoci solo dell'Amore. Quante volte abbiamo ripetuto in cuor nostro le parole di Maria: «Com'è possibile?». Com'è possibile che l'Arsenale diventi la nostra casa?
Come è possibile che noi, poveri come siamo e di forze e di capacità, possiamo realizzare tanto? Com'è possibile? E come lei abbiamo sentito emergere in noi la sfida della fede: «Nulla è impossibile a Dio».
Infine come Maria abbiamo risposto, ad uno ad uno: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Queste parole hanno preso ad avere risonanza in noi proprio perché ci siamo sentiti di credere alla Parola, sentendola pronunciata per noi, accogliendola come promessa di vita.
E la Parola ci confermava ancora nella fede: credere, senza vedere; credere a volte senza comprendere; credere anche nel tempo dell'aridità del cuore; credere nonostante l'incapacità di dare risposte significative ai fatti incomprensibili.
La Parola ha alimentato in noi la certezza di essere avvolti dall'Amore; ci ha invitati ad accettare la prova per lunga e dolorosa che fosse. Fino ad allora non sapevamo di avere una strada già tracciata da percorrere... scoprirlo ha voluto dire per alcuni lasciare tutto fidandosi totalmente di questo Amore annunciato, per altri interrogarsi, per altri ancora capovolgere la propria vita di prima.
La Parola ci ha educati alla preghiera: domandare con fede e incessantemente, con l'umiltà dei poveri, con la semplicità dei piccoli; ringraziare sempre e di tutto: dei segni positivi che rafforzano la speranza e dei messaggi negativi che ci insegnano l'umiltà e ci ricordano che siamo servi inutili; ricercare il silenzio del cuore, o stare alla presenza dell'Amore.
L'Arsenale è un miracolo di Speranza.
Noi non siamo degli ottimisti per natura, non vediamo il mondo tutto rosa...
Siamo immersi - come tutti - nei problemi del quotidiano, tra la gente in difficoltà. Conosciamo la durezza della vita, le ingiustizie ci fanno soffrire perché abbiamo negli occhi i volti disperati di uomini, di donne, di ragazzi, di cui abbiamo raccolto le lacrime e gli sfoghi.
La speranza non è un talismano contro tutto questo, quasi che il pronunciarne la parola esorcizzi ciò che è difficile da accettare: «Ma, speriamo... ».
Speranza è fiducia nell'Amore che non abbandona ma è comunque un rischio che si accetta di correre. La nostra casa si chiama Arsenale - Casa della Speranza... perché abbiamo scelto di diventare uomini, donne, ragazzi che vivono la speranza e la comunicano semplicemente nell'incontro a tu per tu, lavorando e pregando insieme, o in uno scambio silenzioso.
Non siamo ancora arrivati a tanto, ma non siamo nemmeno fermi... Sappiamo che prima di poter scrivere sulla porta dell'Arsenale “Casa della Speranza”, noi stessi dobbiamo diventare casa di speranza.
L'Arsenale è un miracolo di Pace. Il medesimo amore ci unisce a molti uomini di buona volontà che credono nella pace e operano con forza e purezza per il bene dell'uomo. Ecco un altro miracolo nato grazie all'Arsenale: poter camminare insieme a uomini diversi da noi, ma che come noi hanno saputo correre il rischio di amare sul serio.
Il frutto dell'amore è la pace, la pace più profonda che l'uomo possa provare. Chi si è buttato così, a capofitto, ha trovato la pace del cuore. Il nostro sogno è che chi entra in questa casa, che un tempo richiamava la guerra, possa respirare la pace... trovando una fraternità di accoglienza, di calore umano, di disponibilità... Noi sappiamo che questo miracolo di pace è come un piccolo seme appena gettato, se continueremo a crederci, crescerà e sarà un argine alla violenza che dilaga nella nostra città e nel mondo.
L'Arsenale è il miracolo di una comunità...
Eravamo un pugno di persone, diverse, che facevano «delle cose» insieme... Grazie all'Arsenale abbiamo conosciuto la realtà della comunione, legame profondo che fa di noi “un cuore solo, un'anima sola”.
Quasi non lo volevamo... avevamo una seria paura di perdere la nostra libertà... ci ha convinti l'esperienza della vita comune con tutte le difficoltà che produce, ma anche con la grande gioia di essere insieme: è più quel che si guadagna che quel che si perde. Pensando a come eravamo diversi tra noi, non troviamo miracolo più grande di questo: sentirci una cosa sola, sentire che ci vogliamo bene, ma davvero.
Per la comunità abbiamo messo a disposizione i nostri talenti, accogliendo intuizioni che hanno cambiato nel modo più radicale possibile la vita di molti. L'Arsenale è il miracolo di persone che hanno accettato il rischio dell'Amore che si è fatto strada in noi, ma non per noi solo: «Egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia, per allietare in te tutti i deportati, per far contenti in te tutti gli sventurati, per tutte le generazioni dei secoli» (Tb 13).
Il miracolo che attendiamo ogni giorno è di poter estendere ad altri la fraternità che l'Amore ci ha donato... per coinvolgere sempre nuovi amici nell'avventura dell'Amore. Questa è la sola certezza per il futuro... mentre restiamo in attesa di altri segni che ci orientino.
Non ci sentiamo vincitori, anche noi, come tutti, siamo stati vinti.
Ha vinto soltanto l'Amore.
da Progetto, gennaio 1984