BANGLADESH, PARTIAMO DA UN THE

Pubblicato il 17-04-2020

di Mauro Palombo

Il Bangladesh è un tripudio di vita: grande due terzi dell’Italia, ospita più di tre volte la sua popolazione. Molti in tante città cresciute a dismisura. Vite che però ogni giorno si confrontano con grandi minacce per la salute, in un contesto generalizzato di povertà e deprivazione. La nuova emergenza del Covid-19, va ancora ad aggiungersi con tutto il suo peso. Il nostro amico don Renato Rosso, missionario “fidei donum” da decenni presso i nomadi del mondo, è da una trentina d’anni nel Paese. La sua missione passa anche attraverso un intenso lavoro di promozione umana, che ci vede sempre al suo fianco: scolarizzazione per i bambini in molte e innovative forme adatte alle situazioni, ascolto, aiuto, interventi sanitari. Assieme ad associazioni di studenti da lui create e animate in diverse città, da alcuni mesi è in corso una iniziativa del tutto nuova e di ampio raggio che, come sempre, si confronta con le situazioni, per cercare di farle evolvere, passo dopo passo. Quella che si cerca di far evolvere è una mentalità: diventare consapevoli di quali siano gravi veicoli di propagazione di malattie; e di come alcuni accorgimenti relativamente semplici possono iniziare a inibirli, con enormi vantaggi per la salute. Quindi, chiedere alla gente di esercitare il proprio diritto alla salute, nel momento in cui… va a prendersi un the, in uno degli innumerevoli chioschetti nelle strade: chiedendo e ottenendo che la tazza sia lavata con acqua bollente. Un lavoro già svolto capillarmente per mesi, ma che richiede molti anni per portare un vero cambiamento, sta ora accelerando e ampliandosi nell’attuale scenario di emergenza. Il tempo della “crisi”, lo sentiamo spesso, può anche essere quello della “scelta”, del voltare pagina rispetto alla consuetudine problematica ma accettata. All’iniziativa stanno ora affiancandosi molte ONG del Paese; richiedendo alle autorità governative stesse di agire, sanzionando il comportamento virtuoso che si promuova in una norma, da far poi rispettare. Solo un primo passo… ma quanto fondamentale!

Don Renato stesso ci racconta: «Carissimi, qualcosa di bello e di nuovo sta prendendo piede. Lo scorso anno, con un centinaio di studenti desiderosi di fare del volontariato, ho iniziato una vera e propria campagna per combattere la TBC e altre malattie. Cosa è capitato? In ogni angolo abitato del Bangladesh si trovano dei mini-bar – i “dhokan” –, poco più di un tavolino con una stufetta a gas che mantiene l'acqua bollente per fare e vendere il thè, con qualche rudimentale biscotto. Su questo tavolino ci sono ancora alcuni bicchieri e un secchiello di acqua fresca, nel quale si sciacquano i bicchieri dopo l'uso. Vi lascio immaginare come può essere ridotta quell'acqua dopo due ore. Sani e malati bevono il thè, così l’acqua sporca diventa un distributore di TBC e quant’altro. Il rimedio? Molto semplice: lavare i bicchieri con un po’ di quell'acqua bollente. Il nostro lavoro è consistito nel metterci di fronte ai mini-bar con un poster che illustra un NO perentorio all'acqua sporca e la soluzione igienica dell'acqua bollente. Lo scorso anno, a Khulna e a Rajshai, dove per sei mesi si è insistito a chiedere questo atto civile, si sono ottenuti risultati sorprendenti. Con l'arrivo del Coronavirus questa norma igienica è diventata una necessità assoluta.

Questa e altre iniziative simili potranno diventare abitudini appropriate per il nostro caro Bangladesh. Oltretutto il beneficio di questa misura di sicurezza andrà ben oltre il periodo (speriamo breve) di questa calamità, infatti l’avevo impostata pensando alla prevenzione della TBC. Per alcuni mesi concentreremo tutte le nostre forze per estendere questa norma, che Dio lo voglia, a tutto il Paese, anche se i mini-bar sono milioni. Gli aiuti che arriveranno nei prossimi sei mesi saranno impegnati per questa campagna. Se in Bangladesh dovesse capitare qualcosa di simile all'Italia, sarebbe un'apocalisse, se si pensa alla quasi totale inesistenza di strutture ospedaliere e alla fragilità di gran parte della popolazione, non sufficientemente alimentata. Senza essere profeta, io sono quasi sicuro che Dio ci risparmierà, perché qui ci sono tanti poveri che meriteranno la protezione anche per noi. Allego un mini-video pure in italiano, per mostrarvi anche visivamente di cosa si tratta, perché è difficile da immaginare. Continuiamo a pregare per i malati, per i defunti e per coloro che li curano».

Associazione Sermig Re.Te. per lo Sviluppo IBAN: IT29 P030 6909 6061 0000 0001 481 Banca Intesa SanPaolo

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