A scuola di italiano

Pubblicato il 24-07-2012

di Cristiana Capitani

Ultima settimana di febbraio 2012, 40a settimana consecutiva della scuola di Italiano del Sermig. È nata a fine maggio come uno dei servizi offerti ai ragazzi richiedenti asilo politico provenienti dalla Libia ospiti dell’Arsenale della Pace. Scopo di questo servizio è quello di favorire il loro inserimento nella società italiana con l’acquisizione della lingua, la conoscenza della cultura, delle abitudini e tradizioni del Paese e una base di educazione civica per diventare cittadini italiani nel rispetto della loro origine e facendo delle diversità una ricchezza per tutti.

Ai primi cinque insegnanti se ne sono aggiunti altri, con il passa parola (fino ad ora si sono avvicendati circa 45 volontari) e, grazie alla loro disponibilità e professionalità, i ragazzi hanno avuto la possibilità di frequentare la scuola tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, per tre ore al mattino, senza perdere una settimana (nemmeno a ferragosto o durante il periodo natalizio). Da settembre la scuola è stata aperta anche a tutti gli altri ospiti stranieri dell’Arsenale e a immigrati esterni. Al momento è frequentata da 50 studenti provenienti da una quindicina di Paesi. Quindici ragazzi dei primi arrivati, grazie al loro impegno e costanza nello studio, sono riusciti a superare i test di ammissione al corso per il conseguimento della licenza media al CTP Parini (con il quale è nata una proficua collaborazione) e stanno frequentando in contemporanea anche dei corsi professionali del CNOSFAP per imparare un mestiere.

Pius, tutti i giorni, ripete sempre lo stesso ritornello, mentre canticchia canzoni italiane: “A 28 anni ho riscoperto il gusto di studiare e di conoscere, grazie!”. Keita viene dal Mali, ha studiato giurisprudenza, parla già correttamente italiano e il suo sogno è quello di fare l’avvocato in Italia. Fernand, camerunense, è in Italia da ottobre, frequenta la scuola da novembre, vuole imparare il mestiere del panettiere per ritornare presto nel suo Paese e aprire una panetteria. E poi ci sono Isaac, Peter, Thar. Quando sono arrivati non sapevano leggere e scrivere nemmeno nella loro lingua madre, adesso si fanno capire e riescono a leggere semplici testi in italiano. Le insegnanti di questo gruppo, all’inizio non sapevano proprio come fare per comunicare con loro, poi hanno cominciato a comunicare con gli occhi, con il cuore, con l’attenzione alla persona che non giudica e che valorizza, e poco a poco anche la lingua italiana ha cominciato a fare breccia. Lucia è l’insegnante vulcanica che incoraggia e quando ci vuole striglia per richiamare ognuno alle proprie responsabilità e vivere da protagonisti.

E così Giuliana, Gabriella, Paolo… che con impegno e costanza si alternano, organizzano visite a musei, alla città di Torino, cercano di far conoscere le leggi italiane e i diritti e i doveri degli immigrati con degli approfondimenti. Dall’inizio di febbraio è nata anche una collaborazione con l’Università agli Studi di Torino, la Facoltà di Scienze della formazione: 35 ragazzi tirocinanti che si alternano nelle classi, e che stanno facendo tesoro dell’esperienza degli insegnanti per imparare a loro volta ad insegnare agli immigrati e nello stesso tempo ci regalano la loro formazione e freschezza giovanile.

di Cristiana Capitani

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