Una straordinaria quotidianità
Pubblicato il 20-05-2023
Sono quasi le 9:00 all’Arsenale dell’Incontro e il primo autobus entra dal cancello principale fermandosi davanti all’ingresso. La porta si apre e una piccola cascata di bambini e ragazzi si riversa sul piazzale davanti all’arsenale, accolta da insegnanti ed educatori che erano lì ad attenderli.
Dopo i saluti e qualche parola di solito il bus riparte… ma oggi no. Resta lì, fermo: una bambina non vuole scendere. La sua insegnante si affaccia all’interno dell’autobus e la chiama: «Gena, vieni! I tuoi amici ti aspettano! Abbiamo tante cose belle da fare insieme!».
Niente da fare… Gena si è accorta che stamattina non ha salutato il papà prima di uscire di casa e ha deciso che il bus deve riportarla indietro per dargli un abbraccio e poi tornare qui. Passano cinque, quasi dieci minuti e finalmente bambina e insegnante scendono dall’autobus per mano. I suoi compagni e l’altra insegnante le fanno festa e insieme si dirigono al campo sportivo. Qui si fa un po’ di ginnastica a suon di musica, poi a piccoli gruppi c’è chi gioca a calcio, chi si allena a palleggiare e fare canestro… ma stamattina Hummam ha deciso di giocare da solo. Ha preso una palla e corre da un lato all’altro del campo, incurante dei compagni. Per un po’ viene lasciato libero, poi un po’ alla volta gli viene fatto capire che è ora di andare con gli altri. Ma lui non ne vuole sapere! Si arrabbia e si pianta in un angolo rannicchiato con la testa tra le ginocchia. È ora di rientrare, ma lui dal suo angolo continua a non ascoltare nessuno. Tutti fanno come per andarsene... per vedere se rimanendo solo magari cambi idea, ma nemmeno questo funziona.
Ragazzi e insegnanti sono tutti ormai usciti dal campetto, ma il suo compagno Khaled resta sulla porta qualche attimo in più, poi si volta e – con la sua tipica andatura tranquilla – si avvicina al compagno, gli fa qualche carezza sulla testa e gli porge la mano: «Dai, vieni?». Hummam si alza e sorridente si unisce agli altri.
Applausi per lui e Khaled da parte di tutti, commozione dentro di noi … e via verso lArsenale le per continuare con le varie attività della giornata. Niente di speciale, un giorno come tanti, c’è chi si eserciterà con l’arabo e la matematica, chi ascolterà una storia con la logopedista, chi utilizzerà giochi educativi per affinare abilità cognitive, chi con attività musicali o artistiche proverà a dar spazio alle emozioni, chi dovrà vedersela con incarichi e piccole responsabilità e chi dovrà lavorare sull’indipendenza e la cura personale.
Apparentemente una routine quotidianità che si ripete. In realtà è una quotidianità che sa scorrere in mezzo alla normalità anche quando l’imprevisto o un problema irrompono prepotenti, perché ha imparato a essere elastica e a mettere al centro la persona che ha davanti.
Anche quando Noor scoppia improvvisamente a piangere perché la fatica che vive in lei prende ha il sopravvento, o le volte in cui Saif ha bisogno di un tempo e uno spazio tutti suoi per scaricare una tensione che rischia di diventare aggressività. In queste e in decine di altre situazioni simili, questa casa cerca di essere un villaggio in cui ognuno che arriva con la sua storia, con il suo fardello, possa trovare ascolto e accoglienza. È bello vedere che questo atteggiamento sta diventando sempre di più parte della vita di ognuno. A volte sono gli stessi bambini e ragazzi che ce lo dicono o ce lo ricordano con i loro gesti, coi loro sorrisi e con la disponibilità a stare insieme.
Arsenale dell'Incontro - Madaba - Giordania
NP febbraio 2023