Non smettiamo di crederci

Pubblicato il 23-07-2022

di Arsenale dell’Incontro

Il primo ricordo che abbiamo di Iyad è il rumore degli scivoli di plastica e di tutti i contenitori dell’area giochi dell’Arsenale trascinati ovunque per mezz’ore intere sotto lo sguardo rassegnato della mamma.
Questi suoni ci hanno fatto compagnia in ufficio e nelle classi per mesi e mesi: quel “gioco” era l’unica attività capace di tenere Iyad impegnato e calmo prima e dopo la lezione, in attesa dell’autobus per tornare a casa.
Gli occhi della mamma ci incrociavano sempre intimoriti per quel bimbo che non stava fermo, con la paura che prima o poi qualcuno le dicesse che se il bimbo non si fosse calmato non avrebbero più potuto venire. Era il 2016.

Quando oggi incrociamo Iyad nei corridoi dell’Arsenale, con lo sguardo fiero e sorridente dietro la mascherina, tranquillo insieme ai suoi compagni e alle insegnanti, ci sembra quasi che non possa essere lo stesso bambino.
Ora Iyad viene a scuola tutti i giorni, non ha nessun problema a socializzare e a stare in gruppo, e nemmeno a venire senza la mamma in autobus con gli altri bambini.
Anche la mamma ha cambiato sguardo: guarda suo figlio con ammirazione, guarda l’Arsenale con la riconoscenza di chi sa che – prima ancora che una scuola per il suo bambino – ha trovato una seconda casa, per lei e per il figlio che ha cresciuto da sola. Cosa c’è stato in mezzo?

Nulla di speciale. La costanza e la tenacia quotidiana di tanti che hanno sognato e sognano una vita buona per i piccoli che sono loro affidati.
Pensiamo ad Alà, l’insegnante che l’ha seguito per prima, non ha mai perso la pazienza, né mai si è scoraggiata di fronte ai suoi capricci, alle sue urla, alle corse per non seguirla. Lei non ha mollato di un millimetro e lui pian piano le è andato dietro. Perché si è sentito amato, desiderato, capito.

Pensiamo a Karima e a Jawaher, l`insegnante e la logopedista che lo stavano seguendo nel momento del lockdown totale di due anni fa. Siccome la mamma non era raggiungibile al telefono, appena è stato possibile uscire, l’hanno contattata tramite una vicina e le hanno portato a casa due quaderni fatti a mano da loro pieni di disegni ed esercizi che lei avrebbe potuto fare con Iyad. Naturalmente insieme al quaderno c’erano pennarelli, matite e tutto il necessario.
Questa mamma si è così commossa per l’attenzione ricevuta che ha capito che toccava anche a lei mettersi in gioco un po’ di più: ha imparato a usare i video sul telefono e ha iniziato a dialogare con le insegnanti per capire bene come “fare i compiti” con Iyad. Questo rapporto quotidiano è stato fondamentale per loro.

Questi e tante altre centinaia di piccoli gesti di bene ricevuti negli anni da parte di chiunque li ha incrociati all’Arsenale hanno permesso a Iyad di sbocciare. E come lui a tanti altri. Percorrendo i corridoi dell’Arsenale e incrociando gli sguardi di tanti bambini arrivati piccoli piccoli e ora quasi ragazzi sono tanti i grazie che diciamo al Signore per le storie di bene che ogni giorno ci regala e ci aiuta a scrivere.
Mentre scriviamo questo articolo arriva la telefonata di una delle terapiste: sta vivendo un momento di grande fatica per un grave lutto e per il suo ultimo bimbo nato da poco che ha bisogno di tante cure e attenzioni.

Ci dice: «Sono state settimane molto dure, ma sapete qual è la cosa più bella? Non mi sono mai sentita sola. So che ci siete, e anche le altre colleghe non mi hanno fatto mancare sostegno e consigli, nemmeno per un giorno. Ringrazio Dio di avervi messo sul mio cammino e di lavorare con voi. In questo tempo difficile l’ho proprio sentito, ancora di più».
Piccole gocce d’acqua che fanno fiorire il deserto e tengono accesa la speranza in questo tempo difficile. Nei nostri cuori prima di tutto. E - per diffusione - anche nelle persone che incontriamo. Non smettiamo di crederci!


Arsenale dell'Incontro
NP marzo 2022

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