Liberi di stare insieme
Pubblicato il 19-03-2025
Qui all’Arsenale di Madaba ci incontriamo ogni giorno con un mondo diverso da noi per cultura, tradizioni, fede, lingua. Questo incontro – prima che attraverso il dire e il fare – passa attraverso il silenzio, la condivisione della vita quotidiana. Non un silenzio passivo, ma un silenzio fatto di osservazione, di ascolto, il silenzio di chi cerca di capire e acciuffare il bello che c’è nel popolo che ci sta accogliendo.
Al nostro arrivo abbiamo subito capito che quelle “diverse” eravamo noi: donne che gestivano una casa e coordinavano un servizio in prima persona, cristiane in un Paese dove il 97% della popolazione è musulmana, italiane che si erano trasferite in un luogo in cui tanti guardavano all’Italia come a un posto in cui andare, non un posto da cui andarsene. Qui per servire le persone più deboli, scartate, ai margini della società, perché in quegli anni le persone con disabilità erano considerate quasi da tutti un po’ una vergogna da nascondere. In molti nasceva la domanda: ma cosa c’è dietro questa loro presenza? Non abbiamo risposto a parole, ci siamo lasciate osservare. Non è passato molto tempo prima che le persone capissero che dietro la nostra presenza c’era solo il desiderio di voler bene a tutti, ai bambini e ragazzi con disabilità, ai loro familiari, in maniera trasparente e spontanea.
E questo ha creato e sta creando incontro. E ha fatto anche dell’Arsenale qui in Giordania una casa, che offre alle persone che accoglie servizi a 360 gradi per imparare la cura di sé, a stare insieme, a esprimersi, a tirare fuori il bello che ognuno ha dentro. Non siamo persone speciali, anzi siamo tutte persone normali, con i nostri difetti, le nostre cadute, le nostre incomprensioni. Ma ogni volta che ci troviamo al buio, il Signore viene a riprenderci con il suo amore, la sua misericordia. E quell’amore ci spinge a ricominciare. Siamo qui perché il suo amore ci spinge verso questi bambini, ci dà ogni giorno idee ed energie nuove per ricominciare. E quella spinta verso i piccoli che il Signore mette sul nostro cammino ci fa andare più in profondità anche nell’incontro con Lui e nella missione che ci è affidata. Siamo qui come fraternità, una fraternità che sceglie di esserci insieme perché ognuna di noi ha scelto fortemente Lui. E per Lui e con Lui sta, per Lui e con Lui va.
Giorno per giorno impariamo dai nostri bambini e ragazzi la semplicità, la bellezza delle piccole cose e restituiamo a nostra volta a chi incontriamo quell’esperienza di libertà che viene dall’essere a servizio in modo gratuito, senza cercare nulla in cambio. Un’esperienza che è dono del Signore. Sperimentiamo nel quotidiano che non sono le capacità umane, l’intelligenza, i talenti e nemmeno le conoscenze che danno valore alla persona, ma è mettere tutte queste cose a servizio dei più piccoli e dei più deboli. Vivere nell’amore, prendersi cura del limite proprio e di quello dell’altro, senza negarlo e senza umiliarlo, e senza nemmeno considerarlo un ostacolo nell’incontro, restituisce a ognuno dignità e crea un modo di vivere che è un germe di Regno di Dio, che riconosce nella vita dell’altro – chiunque sia – la stessa Vita (con la “V” maiuscola) che scorre in tutti.
Insieme stiamo seminando semi di pace e speriamo che questi semi possano crescere sempre di più, contagiare e attrarre al bene sempre più persone.
NP dicembre 2024
La Fraternità del Sermig in Giordania