Due profeti della pace

Pubblicato il 27-08-2013

di Redazione Sermig

27 agosto 1999, 27 agosto 2006: con un profilo inedito scritto da dom Luciano Mendes de Almeida, un ricordo di questi due grandi amici del Sermig.

Le sue ultime parole, la sera del 27 agosto 1999, sentendo diminuire le forze, sono state: “Sto andando alla casa del Padre”. Che bella vita! Lo stesso dom Helder ripeteva con ardore: “Come è bella la vita quando ci sono ragioni per viverla”. La sua esistenza è stata per tutti un grande dono di Dio. Dom Helder si è sempre lasciato trascinare da Dio, attraverso Suo Figlio, verso la passione profonda per il bene, l’unione e la pace tra tutti.

Chi non si ricorda del suo coraggio e della sua tenacia nell’annunciare la pace nelle più lontane regioni del mondo?
Uomo di consenso, di concordia, trovava sempre la parola ispirata per aggregare le persone e dare loro un messaggio di speranza! Per il popolo brasiliano, e particolarmente per la comunità cattolica, dom Helder rappresenta l’inviato della Provvidenza per la difesa e la promozione della dignità della persona umana. Durante il periodo del governo militare ebbe il coraggio di mettersi a fianco dei perseguitati per impedire le arbitrarietà del governo; per questo fu incompreso e patì ostilità, ma senza scoraggiarsi. Resistette con fede a tutte le minacce. Riuscì ad unire le comunità, a mantenere viva la fede, evitando qualunque violenza e vendetta.

Tra i vescovi ebbe una missione singolare
. Partecipò alla nascita della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), e del CELAM (Consiglio Episcopale dell’America Latina), così come partecipò con opera intelligente e ispirata al Concilio Vaticano II°, alla Conferenza di Medellin (1968) e alla Conferenza di Puebla (1979). Amico e voce dei poveri, è stato definito dal Papa Giovanni Paolo II° “fratello dei poveri”, affiancandolo a Madre Teresa di Calcutta ed Ernesto Olivero, con i quali ha mantenuto la più stretta amicizia e comunione di ideali.

Dom Helder vedeva sempre il lato positivo degli eventi. Evitava le critiche. Desiderava costruire. Convinceva con l’amore e con il perdono. Sapeva ascoltare e comprendere. Il suo segreto era l’intensa vita di preghiera, con lunghe ore davanti al Santissimo. Alla presenza di Cristo sapeva trovare luce e forza per la sua vita instancabile a servizio dei fratelli, specialmente i più poveri.

Sognò di vedere «l'anno 2000 senza miseria»
. Come Mosè davanti alla terra promessa, ha visto da lontano la luce dell’aurora del suo sogno. Dio lo ha chiamato. Le sue parole sono sementi di vita che cadono nel cuore di molti. Nel Cielo intercede per noi e ci concederà la forza del suo spirito fermo ed appassionato per il Regno di Dio.

Mi sembra di vederlo alla presenza di Gesù Cristo: lo salutava nel giubilo e raccontava al Divino Maestro le molti sementi di vita e di speranza lanciate nella terra buona. E Dio, come a San Tommaso d’Aquino, sorridendo gli starà dicendo: “Quanto bene hai fatto e quanto bene hai parlato di Me! Figlio buono e fedele, entra nella gioia del mio Regno”. È presso Dio la vita santa, esemplare e benemerita del nostro caro fratello dei poveri e pastore della pace.

Dom Luciano Mendes de Almeida

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