Dan (Romania)

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Mi chiamo Dan ed ho 22 anni. Sono rumeno, vengo da Pascani e sono in Italia da poco.
Ho lavorato in Romania in una grande azienda per circa un anno e mezzo ed ho capito che non sarei mai riuscito a costruirmi un futuro.


Finito il lavoro frequentavo anche l’università,
il settore “automatizzazione industriali e computer”, che mi appassiona ed in cui ho visto molte prospettive, se di queste si può parlare in una nazione così povera.

La Romania è un Paese di nessuno. La strada per la ripresa è giusta, ma troppo lenta. Non ci sono prospettive per i giovani e l’unica possibilità che abbiamo è di finire l’università e di cercare un lavoro all’estero, oppure, se sei veramente fortunato, trovarne uno nelle ditte straniere impiantate da poco che pagano in moneta estera.

Il talento dei giovani va via col tempo se rimani lì: studiare a lungo e lavorare bene non dà soddisfazione se lo stipendio non ti permette comunque di avere una piccola sicurezza nella vita. La prima cosa che mi viene in mente se penso alla mia nazione è la tristezza della povertà e la grandissima differenza tra i pochi molto ricchi e tutto il resto della popolazione povera.

La classe media non esiste; nel mio paese natale ci sono circa una cinquantina di ricchi che fanno i loro affari e gli altri che cercano di sopravvivere ad una vita di stenti. Per quanto ne so, più del 50% del popolo rumeno è povero a causa del carovita e dei salari bassissimi. Ad esempio, facendo le proporzioni tra il mio vecchio stipendio rumeno, circa 60 euro, e uno medio di un operaio italiano, per la carne avrei speso circa 100 euro al kg., mentre un frigorifero mi sarebbe costato più di due stipendi.

A tutto questo bisogna aggiungere la piaga della corruzione, presente in tutti i settori: politica, pubblica amministrazione e sanità. In Romania non ottieni niente per niente. Mia madre ha una malattia alla colonna vertebrale, cui ancora oggi non so dare un nome: non è mai stata sottoposta a nessuna operazione, ma ha ricevuto cinque diagnosi diverse senza una risposta definitiva. Tutto ciò le è costato 500 euro, una vera fortuna in Romania, senza comunque essersi mai curata in modo specialistico.

Il mio sogno è portarla qui da voi in Italia per farla curare ed aiutarla come lei ha fatto con me, quando mi ha dato una mano a pagare l’università fino a poco tempo fa, quando la sua malattia le ha impedito di continuare a lavorare, senza essere riuscita ad ottenere la pensione.

Per tutti questi motivi ho dovuto abbandonare gli studi al terzo anno e partire per l’Italia in cerca di fortuna: spero tanto di trovare un lavoro in cui esprimere le mie capacità. Spero che tutti questi sacrifici mi permettano un giorno di tornare in Romania per avviare una mia attività: ho voglia di investire per la crescita e la ripresa del mio Paese.

 

 

 

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