Il mio ritorno alla vita

Pubblicato il 11-08-2012

di Matteo Spicuglia

di Matteo Spicuglia - Cocainomane a 16 anni, spacciatrice a 18. La droga che si mangia tutto: affetti, vita, dignità. La speranza che rinasce in una tragedia e in uno sguardo.
 
Valentina ha gli occhi azzurri, sospesi a metà. Occhi che guardano avanti, a un futuro normale da costruire e da vivere. Occhi che non cancellano il male di ieri, un passato senza senso da cocainomane e spacciatrice. Una discesa verso l'abisso iniziata ad appena 16 anni. Valentina è una ragazza di Torino, volto acqua e sapone, famiglia benestante, gli anni della scuola, gli amici, la routine di una vita come tante. Poi, la voglia di trasgredire, la curiosità. La cocaina inizia a fare il suo lavoro: divora tutto quello che incontra, comincia a mangiarsi la vita di questa ragazza che oggi, a 23 anni, sta cercando di mettersi tutto alle spalle, attraverso un percorso in comunità.

Valentina, come stai? È da sei mesi che non mi faccio più. Non è facile, ma ho capito che la mia vita non aveva più senso. Avevo perso tutto: gli affetti, il lavoro, la dignità. E per che cosa? Per la droga.

Ricordi la prima volta?
Sì, ho iniziato con le canne, poi sono passata alle pasticche e infine alla cocaina. Non avevo particolari disagi in famiglia, i miei genitori mi hanno sempre voluto bene, non mi è mancato nulla. Ho cominciato in discoteca per curiosità, nel gruppo degli amici. Sembra incredibile, ma nel mio giro, la persona strana non era quella che si faceva. Eri tu che, magari, non volevi fumare. Per un po' ho rifiutato, poi ho deciso di provare.

Dove trovavi la droga?
Se la vuoi, la droga è ovunque: a scuola, in discoteca, nelle strade. Basta volerla.

Quando sei passata alla cocaina?
Quasi subito. La prima volta l'ho fumata, la seconda l'ho tirata, la terza mi facevo già in vena. All'epoca stavo con un ragazzo che aveva già iniziato. Ricordo che una sera in macchina, vedendolo in condizioni penose, cominciai a piangere e a chiedergli: "Perché ti fai del male? Perché?" Io non mi sentivo ancora una tossicodipendente, semplicemente perché non mi ero ancora bucata e non avevo neppure intenzione di farlo.

Qual è stata la molla?
Fu quel ragazzo a chiedermi di provare. Ma la colpa fu solo mia. Sono convinta che ogni persona nella sua vita sia sempre nella condizione di scegliere. Quella sera io avrei potuto dire sì oppure no. Decisi di dire sì.

Come è cambiata la vita da quella sera?
All'inizio, la cocaina ti fa sentire un f... Ti senti onnipotente, in grado di fare tutto. Ma questo effetto dura un quarto d'ora. Dopo ti svuota dentro e fuori. All'inizio ti droghi per colmare un vuoto, ma quella voragine si allarga sempre di più. È una sensazione tremenda. Passi le tue giornate su un letto. Un'apatia totale. Eppure, non ne puoi più fare a meno. La droga diventa il tuo chiodo fisso, l'unico pensiero. Credi di poter smettere quando vuoi, ma in realtà sei già schiavo.

Cosa significa essere schiavi?
Cominci a perdere tutto. Non ci sono altri scopi nella tua giornata. I ragazzi della mia età il sabato sera uscivano insieme: il divertimento era la chiacchiera, una birretta in compagnia, magari la discoteca. Per me e le persone del mio giro, invece, il massimo era prendere la macchina, fare cento chilometri ad andare e cento a tornare, comprare la droga, chiuderci in casa intorno ad un tavolo e farci di roba tutta la sera. Non ti frega più niente della legge, di quello che possono pensare gli altri. Niente.

Quanti soldi sei arrivata a spendere per la "roba"?
Mi servivano fino a 200 euro al giorno.

Come facevi?
Per un drogato i soldi non sono un problema. Li trovi. Io ho fatto cose terribili. Ho cominciato a rubare in casa dei miei genitori. Quando lavoravo, buttavo tutto il mio stipendio nella cocaina. So di amici che addirittura hanno venduto il loro corpo per una dose. E poi, la cosa che oggi mi fa più male, ho cominciato a spacciare.

Mai uno scrupolo?
Oggi se penso che ho venduto droga anche a ragazzi di 15-16 anni mi viene male, perché ho spacciato morte. Però, io avevo bisogno di soldi per la mia dose. È terribile, lo so, ma è così. Il nostro mondo era quello.

Quando hai avuto la forza di dire basta?
La sveglia me l'ha data la morte per overdose di due miei cari amici. Una cosa del genere ti fa pensare. Una sera, con assoluta lucidità, mi sono chiesta: "Valentina, ma ne vale la pena? Vale la pena perdere affetti, lavoro, una vita normale? E tutto per la droga?" In quel momento, è scattato qualcosa. Ma la forza l'ho trovata nello sguardo di mio padre.

Perché?
I miei avevano capito tutto, ma in queste situazioni molte volte i genitori sono impotenti. Una sera, quando tornai a casa dopo il mio solito sballo, trovai mio padre ad aspettarmi. Con le lacrime agli occhi, usò parole durissime: "È finito tutto, non vedo più luce per te, ho perso la speranza. Ho solo il terrore che qualcuno prima o poi chiami a casa per dirci che ti hanno trovato morta in una strada o nel cesso di una stazione".

Terribile...
Sì, ma purtroppo è così. Bisogna dire con chiarezza che la droga non ti offre nulla. Se non chiedi aiuto, se non decidi nel profondo di cambiare, le strade che hai davanti sono due: o il carcere, o la morte. Mi chiedo e dico: "Ne vale la pena?". Oggi ho capito che fuori c'è un mondo bellissimo che ci aspetta, tutto da scoprire, da vivere. Senza droga.

Perché è così difficile accorgersene quando si è ancora in tempo?
Io credo che in fondo ci siano interessi più grandi. La droga è un mercato, noi siamo pedine. E poi c'è una grande leggerezza, non c'è un giudizio chiaro. In tanti ambienti, è normale drogarsi e, ripeto, la droga è ovunque.

Come sta proseguendo il tuo percorso di comunità?
Bene. Sono seguita da persone competenti che mi stanno aiutando. La strada non è facile. Oggi, come si dice, sono pulita, ma so che dovrò dire il mio no alla droga ogni giorno. Persone come me possono ricadere nel problema in ogni momento. Ma non sono sola. Qualche giorno fa, ho rivisto mio padre. Aveva uno sguardo diverso. Gli ho chiesto: "Papà, pensi ancora che non ci sia luce davanti a me?". La sua risposta: "Adesso sì. La vedo".

Valentina, cosa ti aspetti dal futuro?
Dal momento che la mia vita fino ad ora è stata anormale, non desidero niente di particolare. Una cosa sola: una vita semplice e normale.
Matteo Spicuglia
 

 
PER UN TIRO DI COCA...
È la benzina di un certo mondo di plastica. Le droghe cambiano, si diversificano e riposizionano, ma il loro consumo non si arresta, a cominciare dalla cocaina, diffusa soprattutto tra i giovani fino ai 34 anni. Sono i dati dell'ultima relazione annuale dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt). In tutto il continente, sarebbero 13 milioni le persone che hanno provato almeno una volta la coca. Il consumo è diffuso maggiormente nei Paesi occidentali dell'Unione europea, con l'Italia tra i Paesi a più elevata prevalenza, assieme a Danimarca, Spagna, Irlanda e Regno Unito. Nel nostro Paese, le medie sono più alte di quelle europee. Per i consumatori una tantum tra i 15 e i 18 anni, 6,8% contro il 3,9% europeo; il consumo nell'ultimo anno riguarda il 2,2%, contro l'1,2%, ed infine per il consumo nell'ultimo mese, in Italia si registra lo 0,8% contro lo 0,4% in Europa. In Europa, tra i pazienti che entrano per la prima volta in terapia per la disintossicazione, il 22% ha indicato la cocaina come primo problema. "Il consumo di stupefacenti - spiega Andrea Muccioli della Comunità di San Patrignano - attecchisce in tutte le fasce sociali perché la gente quando ha un problema ormai preferisce pensare ad una scorciatoia facile, comoda e immediata magari pagando, piuttosto che la strada dell'impegno articolato e profondo".
Matteo Spicuglia
 
 
 
 

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