La sanità di Obama

Pubblicato il 15-08-2012

di Loris Dadam

di Loris Dadam - Il sistema sanitario americano è lo specchio delle contraddizioni del Paese: possiede punte di eccellenza a livello mondiale ed una struttura ospedaliera che varia dall’eccellenza alla disgrazia.
 
 
Tutto ciò è possibile perché il sistema è completamente gestito dai privati e, di conseguenza, la qualità dell’offerta sanitaria è direttamente proporzionale alla disponibilità economica dell’ammalato. È quanto di più lontano vi sia dal nostro sistema europeo, mutuato dal National Health introdotto in Inghilterra dai laburisti nel dopoguerra. Da sempre invece in America la sanità è basata sulle assicurazioni private, che devi avere se vuoi essere curato decentemente, altrimenti finisci negli ospedali pubblici, che non garantiscono alcuna qualità di trattamento.
 
La situazione complessiva della salute della popolazione americana è inferiore rispetto a quella di altri Paesi industrializzati, soprattutto per quanto riguarda l’aspettativa di vita e la mortalità infantile. Dagli anni ’60 ad oggi, nella maggior parte dei Paesi dell’Ocse, l’aspettativa di vita è significativamente salita, ma negli Usa questo incremento è stato decisamente minore. Durante la campagna elettorale presidenziale i candidati, Obama e McCain, hanno proposto due opposte riforme del sistema sanitario: quella del candidato repubblicano era basata sulla concorrenza di mercato per ridurre i costi delle assicurazioni sanitarie, mentre quella dell’attuale presidente Obama era incentrata sul raggiungimento di una copertura sanitaria universale. Di fatto, la riforma poi approvata da Obama assomiglia molto a quella dell’avversario.
 
Negli Stati Uniti la spesa sanitaria pro-capite fornisce copertura sanitaria, attraverso il programma di assicurazione medica “Medicare” amministrato dal governo solo alle persone sopra i 65 anni, ai disabili e a chi soffre di malattie renali agli ultimi stadi. Una parte dei cittadini più poveri viene invece aiutata dal programma “Medicaid” e lo “State Children’s Health Insurance Program” (SCHIP). Gli Stati Uniti sono uno dei tre Paesi dell’Ocse, insieme a Messico e Turchia, a non avere una copertura sanitaria universale. Il numero di persone senza assicurazione è molto cresciuto negli ultimi anni, passando da 38 milioni nel 2000 a 46 milioni nel 2007.
 
Il grande numero di persone non assicurate è in larga parte attribuibile ai datori di lavoro, sempre meno propensi a fornire copertura sanitaria ai propri dipendenti. La crescita dei costi ha fatto crescere i premi delle assicurazioni e ha conseguentemente ridotto il numero delle persone assicurate. Le persone non coperte da assicurazione ricevono assistenza dagli ospedali no-profit, ma complessivamente i cittadini non assicurati ricevono molte meno cure (meno della metà) rispetto al resto della popolazione, con gravi conseguenze sulla salute. Con 219 voti favorevoli contro 212 (178 deputati repubblicani e a 34 democratici), dopo una maratona interminabile, mille polemiche, ritardi e colpi di scena, la Camera, sotto la guida di Nancy Pelosi, ha finalmente passato nella notte del 27 febbraio la riforma sanitaria: l’America avrà un’assicurazione sanitaria per 32 milioni di americani che oggi non sono coperti.
 
Si tratta in sostanza di fornire agli americani che già hanno una polizza assicurativa una valida alternativa proposta dal governo, a costi minori, che possa creare un mercato competitivo e quindi tutelare il consumatore, spingendo le grandi compagnie private ad abbassare i costi delle loro polizze. Il piano prevede il pagamento di una tassa da parte delle compagnie sulle polizze eccessivamente costose, che andrebbe a coprire parte dei costi della riforma, oltre che a incentivare un abbassamento generale dei prezzi. La legge rende accessibile una copertura assicurativa al 95% dei cittadini non anziani, espandendo il servizio “Medicaid” e offrendo dei benefici fiscali senza i quali molte persone troverebbero difficile permettersi un’assicurazione.
 
È di fatto obbligatorio acquistare una copertura sanitaria individuale, pena una multa di 695 dollari oppure - se la cifra dovesse risultare maggiore - del 2% dei redditi entro il 2016. Le aziende con 50 o più impiegati devono contribuire alla spesa se questa è a carico dei contribuenti e prevede per le stesse imprese una tassa annuale di 2mila dollari, dal 30simo impiegato in su. La copertura finanziaria alla legge è assicurata dai tagli al programma “Medicare” e da nuove tasse, comprese quella sulle coperture assicurative che superano i 23mila dollari per una famiglia di quattro persone, nonché le coppie con un reddito superiore ai 250mila dollari l'anno. Si prevede anche una tassa sugli investimenti del 3,5% sempre per le coppie con un reddito superiore ai 250mila dollari l'anno.
 
Il servizio per i cittadini indigenti verrebbe ampliato fino a coprire chiunque guadagni meno del 133% della soglia di povertà a livello federale (circa 29mila dollari l’anno per una famiglia di quattro persone). L’emendamento viene incontro alle esigenze dei governi statali aumentando il contributo federale alla copertura dei costi. In sintesi estrema, la riforma di Obama è una straordinaria novità per l’estensione dell’assistenza a quasi tutta la popolazione, ma non cambia il sistema privatistico: permette anche ai più poveri di avere, a spese dello Stato, un’assicurazione privata.  
 Loris Dadam
 
 
 

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