Armi: nessuno escluso

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


Nell’epoca dei bombardamenti chirurgici c’è ancora spazio per l’intelligenza spesa bene.

di Ernesto Olivero

Ho visto le bombe intelligenti. Ho visto come operano. Ho visto come potrebbe essere distrutta Torino, la mia città, o Roma, o Milano. Lasciamo da parte la cattiveria e l’odio che spinge ad usarle e consideriamo per un momento solo l’intelligenza che c’è dietro la bomba intelligente, che quasi mai sbaglia. La stessa intelligenza che ha inventato la bomba intelligente ha inventato anche i bombardamenti chirurgici.

La fantasia mi porta al bisturi del chirurgo che è capace di intervenire selettivamente in un punto, anche microscopico senza danneggiare le parti vicine. Si fotografa una città e il bisturi del computer separa nettamente, con precisione millimetrica, una casa dall’altra. Poi ad ognuna viene assegnato un numero. State sicuri che se qualcuno decide di bombardare il grattacielo 123, proprio il 123 e solo quello – salvo casi eccezionali - sarà distrutto e gli edifici vicini – il 124 e il 122 – resteranno in piedi.

Penso con rammarico e con le lacrime agli occhi al bene che quelle intelligenze potrebbero fare se si applicassero nel cercare rimedi per le malattie incurabili, nella ricerca scientifica, nei vari campi del sapere umano messo a servizio della vita e della dignità di tutti. Mi chiedo come possono queste intelligenze vendersi alla morte. Le uniche “ragioni” che mi vengono in mente sono il denaro e l’odio e mi pare di poter dire che sono ragioni che fanno male e si fanno del male.

Non sono l’unico a sostenere che le armi non costruite possono sfamare, creare sviluppo, eliminare la fame e la miseria, lo hanno detto in tanti, in epoche diverse. Da parte mia vorrei anche ricordare un altro non trascurabile aspetto legato alle risorse, in beni e intelligenze, sottratte alle armi, alla guerra, allo spreco. In Giordania ho visitato il sito archeologico di Jerash, una città romana che raggiunse l’apice sotto l’imperatore Adriano nel II sec. d. C., città ora ridotta a una sfilata di ruderi. Quante antiche rovine in tutto il mondo potrebbero essere riportate alla luce, restaurate e innescare così un processo di sviluppo attraverso lo strumento del turismo culturale. Quanto sarebbe bello poter visitare città di uno, due, diecimila anni fa e abitarle con la nostra fantasia. Quanto bene ci faremmo.

Ho un sogno nel cassetto. Sogno il tempo in cui le armi non saranno più costruite e l’uomo non imparerà più l’arte della guerra. Spero che possa diventare il sogno nel cassetto di tutti, di libanesi e americani, di turchi e italiani.
Sogno una città dove l’uomo è rispettato, dove nessuno si sente un escluso, un diverso secondo la nostra logica. Se Dio avesse voluto farci tutti biondi o neri avrebbe potuto farlo. Se ci ha fatti diversi è perché potessimo scoprire la bellezza degli altri.

Ernesto Olivero

 

 

 

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