L’Islam minaccia l’occidente?

Pubblicato il 02-09-2013

di Igor Mann


"Abbiamo tanto parlato e scritto, io stesso per primo sono tra i colpevoli,
di questo 'risveglio islamico', che si inserisce tra la sfida Nord-Sud del mondo
- ha spiegato Igor Man, giornalista e commentatore politico -.

 

 Si tratta di una sfida che era teorica fino a qualche tempo fa e che era anche culturale, nel senso letterario della parola, mentre da qualche tempo rischia di diventare una sfida vera e propria.
Infatti si profila l'incubo dell'immigrazione massiccia dai Paesi del Sud verso l'Italia, perché la nostra Penisola è proprio una passerella per l'Europa.
E non siamo preparati ad assorbire una simile massa di gente.

Chi si interessa oggi all'Islam non potrà non scoprire una fede ma anche la vocazione a strutturare il politico ed il sociale, cioè una ideologia religiosa di organizzazione della società, ovvero l'insieme dei legami che mantengono i rapporti tra i credenti definiti una nazione-cittadella.
'Voi siete la migliore nazione che possa unire gli uomini, voi invero praticate il bene, impedite il male, voi credete in Dio' (versetto 110 delle terza Sura del Corano).

Sarebbe quindi superficiale valutare le manifestazioni di integralismo in diversi Paesi musulmani alla stregua di testimonianze della presenza preponderate in quale società di elementi oscuri e retrogradi, come dal pari sarebbe incauto vedere in certi movimenti anche di massa l'aspirazione ad un rinnovamento spirituale. No, non è così. Va ricordato che in Oriente il vettore religioso è spiccatamente politico. Le esplosioni di essenzialismo integralista a cui stiamo assistendo almeno da quattro lustri in qua denunziano la presenza attiva del cosiddetto Islam militante, cioè un insieme di individui che scelgono l'impegno politico in nome di un Islam che viene inteso come una sorta di Internazionale musulmana e di contro-società, per realizzare uno Stato sul modello del governo di Maometto alla Medina tra gli anni 621 e 631.

Un po' tutti i Paesi musulmani avvertono da tempo profondi scossoni. In forza dell'attività di veri 'partigiani di Dio'. Rivoluzione islamica in Iran, l'assassinio di Sadat in Egitto, ricorrenti moti popolari e guerra civile in Siria, complotti negli Emirati del Golfo, pubbliche esecuzioni di alti religiosi in Iraq, guerriglie islamiche in Afghanistan, la terribile rivolta del Couscous in Algeria, il primato della legge religiosa in Kuwait ed in Pakistan, il ritorno alla moschea in Turchia, disordini dalla Nigeria all'Indonesia passando per il Bangladesh e perfino la teocratica Arabia Saudita non è sfuggita al contagio dei cosiddetti 'puri'... ".

"D'altra parte non bisogna credere che dietro l'esplosione del fondamentalismo o 'risveglio islamico' - ha proseguito Igor Man -ci sia una mano misteriosa. Rivela piuttosto la presa di coscienza di un rovinoso fallimento politico. Quello del nazionalismo laico o laicizzante. Si è tornati alla religione ed al Corano, si è tornati casa propria. Ma nel mondo mussulmano si scontrano due correnti di pensiero: la prima ritiene che, utilizzando gli strumenti del progresso europeo od occidentale (nazionalismo filosofico, spirito scientifico, tecnologia, idea sopranazionale) sia possibile uscire dal guado del sottosviluppo culturale, economico e politico. 'Dobbiamo liberarci attraverso il progresso, senza stravolgere i principi dell'Islam. Modernizzarci tenendo in una mano i computer e nell'altra il Corano' (parola di Hassan II del Marocco).

Igor Man,
L'Islam dalla A alla Z
Dizionario di guerra scritto per la pace, pp 100, Garzanti

Dopo l'11 settembre l'informazione fa un uso sempre più frequente di parole arabe. L'autore attraverso questo libro ci aiuta a capire l'Islam a partire dal suo linguaggio. Il pretesto è quello di un dizionario, ma in realtà attraverso queste pagine Igor Man ci aiuta ad entrare in una mentalità in un modo di comunicare diverso dal nostro. Capire il mondo arabo per essere in grado di interpretare e ragionare sulle notizie che ogni giorno ci raggiungono.

  Nella seconda corrente di pensiero invece si immagina che l'Islam abbia in se stesso tutti gli elementi che consentono di rispondere alla sfida del software e del tempi nucleari: non c'è nessun bisogno di scimmiottare l'Occidente. La sola ed unica riforma da attuare, dicono, è quella del ritorno alla fede, alla sorgente della fede. Ma nessuna delle due scuole forma un blocco unitario di pensiero. Oggi si scontrano (un po' come nel secolo XIX) insieme queste due correnti, con molte varianti ideologiche. Lo scopo vero, autentico ed ambizioso sembra essere quello di destabilizzare l'Occidente, passo dopo passo. E questo perché l'odio di certi ambienti mediorientali verso Israele, verso gli USA e quindi verso l'Europa ha finito col comprendere l'intera comunità occidentale. E quelle che sono state definite le 'frontiere della frustrazione e della rabbia', si sono estese appunto anche all'Europa.

Sicché, a ben vedere, il dramma della cultura tradizionale islamica è nella sua volontà di essere antagonista di quella civiltà che un tempo fu tutta cristiana, ma in un mondo afflitto dal nomadismo intellettuale, ancorato a vecchi miti, non è facile razionalizzare. E pertanto, per fare un esempio fiammeggiante, la tragedia palestinese spesso non viene analizzata con gli strumenti cartesiani, bensì etici. Da qui le difficoltà sempre crescenti, per esempio, che incontra Arafat con i tradizionalisti di Hamas a casa sua e nella stessa Cisgiordania e un po' ovunque. Tuttavia, il 'risveglio islamico", pur nella sua inquietante possanza, non muove, per fortuna, da un blocco omogeneo, non ha una centrale e dunque è possibile tagliargli l'erba sotto i piedi, come si usa dire. Non certo affannandosi a scavalcare a destra integralisti, come qualche dissennato capo arabo sta facendo, o qualche governante italiano vorrebbe fare, al contrario interpretando il Corano secondo principi di giustizia antichi quanto il mondo e pertanto attuali".

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