Perdono, simbolo del cristiano

Pubblicato il 15-02-2012

di dom Luciano Mendes de Almeida


La sofferenza e il male presenti nel mondo possono offuscare l'amore di Dio, che sembra non esistere, proprio perché non si vede come armonizzare il male evidente con la bontà del Signore. 

 

Il cuore umano non solo non può battere al ritmo del cuore di Dio, ma può rimpicciolirsi, paralizzarsi. Il cuore che si chiude, che non accetta l’amore di Dio e che non è capace di aprirsi agli altri e di diventare artefice di bene è certo un’esperienza dolorosa di peccato. In questo senso il peccato è sempre un mistero: se noi fossimo capaci di capire il perché del peccato, il peccato sarebbe una cosa logica e non sarebbe più un vero peccato. Quello che ci fa soffrire, quello che ci lascia veramente scombussolati è il mistero del male nel cuore dell’uomo.

Non dobbiamo spaventarci troppo davanti alle catastrofi dell’umanità, alle stragi, alla violenza, ai disastri frutti del peccato: è il peccato il male nel cuore dell’uomo. L’importante è chiedersi se questo sarà l’ultimo gesto dell’umanità, o se la vita sarà vincitrice del male e del peccato. La resurrezione di Gesù, secondo sant’Agostino, ci dà la gioia di vincere la paura della morte e ci dà il coraggio di vincere la forza del peccato. Guardando fotografie di stragi, di violenze, è chiaro che la fotografia è vera, ma non rappresenta che una realtà che è ancora “nel dolore del parto”, e quindi non la realtà completa.

Dobbiamo vivere con speranza, perché queste cose che ci fanno soffrire, che diventano per noi come misteri, saranno superate dall’infinito amore di Dio. Se il peccato fosse l’ultima parola, sarebbe veramente il grande caos, ma non è altro che un momento di dolore e di smarrimento. C’è invece la speranza, anzi la certezza, che anche coloro che pensano e fanno il male saranno coinvolti dall’amore di Dio se si apriranno a Dio nel mistero della loro libertà. E vivranno il perdono e ricercheranno la verità.

Il perdono è il più bel fiore della creazione, è il simbolo del cristiano; tante altre culture ed espressioni religiose hanno valori che ci sorprendono, ma io, nell’esperienza che il Signore mi ha offerto fino ad oggi, negli uomini non ho mai trovato una traccia così forte di Dio come il perdono. È qualcosa che supera le forze umane. È così vero questo che, quando vogliamo perdonare e non ne siamo capaci, troviamo delle ragioni per non perdonare, facciamo tante riflessioni per spiegare che c’è il perdono, ma d’altra parte non possiamo diventare innocenti davanti alla realtà, e cerchiamo di ragionare sempre di più per evitare l’impegno, come dire, il dovere del perdono. Penso che dove c’è il perdono c’è la traccia della presenza di Dio; dove non c’è il perdono, manca ancora il Signore. Dice la Scrittura: “Dio è misericordia” e la radice più antica della misericordia è il cuore della madre; Dio è quello che ama con il cuore della madre, Dio è quello che non solo perdona, ma è buono in modo tale da essere capace di perdonare.

In mezzo a questo mondo spensierato, tante volte perverso e senza speranza, è necessario essere capaci di aiutare a superare l’odio, la violenza, l’ingiustizia con la diffusione dei valori di Gesù: il perdono che unisce i divisi dall’odio; la condivisione che risolve radicalmente i problemi della disparità economica, dell’esclusione sociale; il servizio che è al centro del Vangelo e crea dei nuovi rapporti fra gli esseri umani e fa nascere una società di cooperazione e partecipazione che è alla base della fraternità sognata, voluta da Gesù.

La vita umana quindi ha senso se diventa amore solidale, condivisione, partecipazione. Allora possiamo entrare dentro il mistero della sofferenza e del male condividendo con gli altri una situazione nella quale si trovano e che facciamo nostra per amore, come Gesù ha fatto. Gesù è sofferente e muore sulla croce perché ha voluto condividere con noi la situazione dell'umanità sofferente, umanità che è inserita nel mistero e nella realtà del male. Noi vediamo l'umanità in mezzo alle violenze, alle giustizie sociali, ma ogni tanto viene fuori un ragazzo, una ragazza, una persona di molta esperienza di vita, un anziano che, come un fiore in mezzo alle pietre, ci fa pensare molto di più alla bontà di Dio, ci fa capire come mai Cristo, il fiore sbocciato in mezzo alle cattiverie dell'umanità, ha fatto sì che i fiori continuassero a nascere in mezzo alle pietre.

La croce di Cristo ci dà una luce molto bella e molto grande per vedere l'umanità come noi vediamo il cielo, le stelle: non vediamo solo il buio ma vediamo le stelle, così vedendo l'umanità non possiamo dire: ecco una guerra, ecco delle stragi, ecco una violenza, ecco l'assassino di bambini, ecco la fame, ecco la siccità. Sembra che noi abbiamo perso la capacità di vedere i fiori in mezzo alle pietre, ma quante persone oggi sono veramente piene di bontà, hanno un cuore sensibile alle necessità altrui, sono capaci di commuoversi davanti a delle grandissime sofferenze che hanno le persone intorno a loro!

Dobbiamo pregare molto, perché non è facile, quando siamo dentro la sofferenza, vedere le cose chiaramente, ma non possiamo non ringraziare il Signore che ci ha dato questa luce con la Sua passione.

Dom Luciano Mendes de Almeida
 
 
 

 

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