Riprendiamoci il cuore

Pubblicato il 24-10-2011

di Michele

Cuore con un girotondo Il futuro si preannuncia pluriculturale e plurireligioso. Diventa urgente imparare a conoscerci meglio a vicenda e far sorgere un umanesimo rinnovato dove la mente viene nutrita e purificata dal cuore.

di Michele Pio Sardella


Viviamo un contesto in cui le società si configurano sempre più multirazziali ma, allo stesso tempo, presentano inquietanti fenomeni di razzismo e di rigetto dell'altro e dello straniero. Gli estremismi sguazzano in questa mistura di situazioni, offrendo come risposte la riscoperta delle radici etniche (a livello socio-politico) e l'irrigidimento dottrinale a livello religioso. Spesso i due elementi si intersecano e interagiscono, creando una pericolosa mistura di conflittualità e inimicizia esasperata. Il linguaggio stesso assume toni di una virulenza vergognosa sia a livello istituzionali come in quello più spicciolo della strada.
Tutto ciò interpella in modo serio la coscienza di ogni persona e sfida l'essere stesso della Chiesa come profezia e testimonianza sempre vivente della presenza amorosa del Dio della storia, del cuore di un Padre.
Michelangelo, Il profeta Geremia, Particolare della Cappella Sistina

SPETTACOLARITÀ O FERIALITÀ?

Non basta denunciare illeciti o situazioni di disonestà o di corruzione presenti nel sociale per essere costituiti profeti: il profeta media la Parola di Dio nel presente, e oggi, forse, questa operazione spirituale esige un lavoro molto più oscuro, non gridato, senza griffe, nutrito di silenzio, di ascolto, di attesa, di profondità cognitiva ed esperienziale, affinché la Parola possa trovare terreno fecondo in una umanità accogliente e ben disposta. Guai a chi ambisce una profezia spettacolare!
Quello che ai giorni d’oggi sembra essere più necessaria è una profezia-testimonianza feriale, vissuta sapendo camminare, tra angosce, oscurità e tentazioni, come pellegrini assieme al popolo di Dio. È una profezia a bassa intensità, spalmata sul lungo periodo, che lavora ai fianchi, come la piccola accetta dei pigmei capace di abbattere i grandi tronchi della foresta.

Si tratta della profezia della vita ordinaria, che nasce da cuori capaci di amore e si nutre delle tante umanità seminate sulla strada della vita. Senza esimersi dal cercare e dal promuovere con decisione una giustizia imparziale in favore dei poveri e degli oppressi, la ferialità profetica assume ogni rischio e si innesta proprio nel desiderio di rendere possibile la giustizia e la pace.
È vero, la profezia è lotta anti-idolatrica, ma oggi questa lotta non susciterà titoli di quotidiani né attenzione dei mass media: si tratta infatti di idoli che hanno il nome di individualismo, di narcisismo, di omologazione, di asservimento al tecnologico, idoli che provocano la tecnologizzazione dello spirituale, la rimozione dell'interiorità, la perdita di consistenza del problema del senso della vita. In breve, sono situazioni che, in senso negativo, determinano una diminuzione di umanità vera, mentre evidenziano in senso positivo un forte desiderio di interiorità e di una umanità nuova e rinnovata. Sembra, cioè, Mano che stringe un sasso verde a forma di cuoreche la gente avverta che le si sta rubando il cuore e voglia riprenderselo.

Ogni persona di buona volontà è chiamata a dare forza e ad accompagnare questo processo di lotta per riprendersi il cuore e i suoi sentimenti più belli. Questo tipo di lotta richiede un lavoro paziente e nascosto di tessitura della profondità umana di ogni persona incontrata, di ricostituzione di una grammatica dell’umano, che consenta l'accoglienza della parola di Dio e lo sviluppo del dono dell'amore in tutte le sue espressioni.


FARE COMPAGNIA

La volontà di Dio è che tutti gli uomini siano salvi: la Chiesa è mandata tra le genti (ad gentes) non per fare notizia, ma per annunciare la Buona notizia, che cioè Dio ha scelto la compagnia degli uomini come sua famiglia, come suo popolo, come sua Chiesa.
Compagnia vuol dire, allora, voler raggiungere l'uomo là dove egli è, anche nello spazio del suo limite, del suo peccato e perfino del suo rifiuto di Dio, significa incontrare l'uomo con simpatia e amore.
Cristo crocifisso, Cimitero monumentale di Staglieno La Lettera ai Romani ci ricorda che "mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,8) e che "quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo" (Rm 5,10). Cristo ha spezzato la logica dell'inimicizia, e così i cristiani vivono la compagnia quando lo seguono nell'abbattimento di ogni barriera, di ogni muro, di ogni frontiera, rigettando quotidianamente la logica del creare avversari.

Quando i cristiani usano un linguaggio discriminante, un linguaggio che fa pesare all'altro la propria diversità mettendolo a disagio o che arriva perfino a giudicarlo, allora domina la logica contraria alla compagnia. I nemici li creiamo sempre noi con i nostri regimi di verità, con le nostre brame di sicurezza e di onnipotenza, con la nostra non accettazione della debolezza e della fragilità proprie di questa nostra appartenenza alla terra.
Appaiono allora all'orizzonte cristiani praticanti che hanno bisogno di avversari e di demonizzare gli altri per sentirsi buoni, dimenticando che Gesù ci ha invitati a porci la domanda: di chi sei prossimo? a chi ti fai vicino? (cfr Lc 10, 36). L'altro, gli altri mi sono prossimi quando mi avvicino a loro, ma diventano lontani quando io li emargino, li allontano da me, li considero avversari.

La compagnia degli uomini implica l'aver pazienza con loro esercitando la capacità di stare in posizione di sostegno e di accompagnamento, partecipando alla pazienza di Dio. Così sono preclusi ai cristiani tutti gli atteggiamenti di arroganza e di pretesa che li porterebbero a voler guidare con autorità il cammino degli uomini e li indurrebbero a creare forzatamente la logica dell'alleato, dell'amico o del nemico nel vissuto della storia umana.

La compagnia degli uomini significa dialogo, comunicazione con gli uomini, con i loro progetti e con la loro cultura. È ancora possibile oggi quel che scriveva Luca dei primi cristiani di Gerusalemme, affermando che godevano la simpatia di tutto il popolo (cfr At 2,47; 4,33).

La compagnia degli uomini si crea quando i cristiani cercano di avere una condotta non solo buona, ma anche bella. Basti pensare a Papa Giovanni! Si tratta innanzitutto di conservare intatta la buona novella nella sua bontà-bellezza e di non trasmetterla con una cattiva comunicazione, cioè con dei toni, con delle insistenze, con degli accenti tali che gli uomini non la percepiscono più come buona novella. Wlady Saccbhi, Il figliol prodigoQuante denuncie fatte da uomini di Chiesa, anche molto impegnati, sono vuote di annuncio, fanno notizia senza portare alcuna buona notizia, creano avversari invece di creare vicinanza, puntano il dito invece di aprire le braccia!


RIPRENDIAMOCI IL CUORE

Lo sforzo di fedeltà a Gesù Cristo e all’uomo non può essere esente dal rischio. Ogni battezzato è persona immersa nel martirio proprio in virtù del battesimo.
Il Nuovo Testamento pone fine alla profezia veterotestamentaria, offrendoci nel battesimo la vocazione a diventare testimonianza e annuncio coraggioso della paternità di Dio verso ogni nato di donna, senza esclusione di nessuno. La profezia per eccellenza di cui dobbiamo essere servi fedeli!
Le politiche dei governi, l'accentuazione delle ideologie di sicurezza etnica e sociale, ci stanno rubando il cuore di Dio e stanno impoverendo il nostro cuore della sua essenza di accoglienza, bontà, valori umani e spirituali, capacità di rischio per ciò che è buono e giusto.

Allora, riprendiamoci il cuore! Annulliamo la lunga serie di deleghe che abbiamo messo nelle mani dei marpioni della politica, dei falsi profeti e affossatori di umanità. Riprendiamoci la nostra umanità, quella bella e che crea simpatia, voglia di bene e di dialogo, desiderio di solidarietà vera e di rapporto sincero tra culture e religioni diverse e che sa assumere il rischio della fedeltà al vangelo.

Riprendiamoci il tesoro evangelico delle beatitudini, rimettendo al mittente le accuse di buonismo che vengono rivolte ai costruttori di una civiltà d’amore e di reciproco rispetto e accoglienza da chi ha in mente solo il potere sugli uomini, sempre a scapito dei più poveri ed emarginati.
Riprendiamoci il cuore, per farne una casa e scuola di ospitalità e comunione, sottraendolo alla religione dell'economia e del profitto.

Riprendiamoci il cuore e cresceremo anche in sapienza. Sapiente non è l'erudito. È saggia quella persona che sa applicare alla propria vita tutto ciò che man mano va scoprendo e conoscendo. La vera sapienza, quella del cuore, fa crescere in umanità, fa scoprire la propria personalità e fa emergere tutto il bene e i talenti che ogni persona porta in sé. La sapienza del cuore ci fa andare a fondo nelle cose, non lascia nulla a metà, non si auto compiace, dà il coraggio di navigare controcorrente. Tale sapienza è capace di farci andare oltre la nostra cultura e la nostra tradizione, per porsi di fronte agli altri non come superiori, diversi, unici, ma come servi dell'umanità e della Parola, umili collaboratori dello Spirito.
di p. Michele Pio Sardella
comboniano

 

 
 
 
 

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