Hai l’aura?

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

Rappresentazione dei 7 punti energetici vitali del “…Esistono uomini che hanno in sé un desiderio così possente che supera la loro natura, ed essi desiderano più di quanto all’uomo sia consono aspirare, questi uomini sono stati colpiti dallo Sposo stesso; Egli stesso ha inviato ai loro occhi un raggio ardente della sua bellezza” (Nicola Kabasilas, teologo bizantino)
In tempi di religione fai-da-te si sente dire: quella persona ha l’aura, ha il “corpo sottile”. Si tratterebbe di un’emanazione luminosa del corpo e della testa, che per l’antroposofo Rudolph Steiner sarebbe colorata a seconda degli stati d’animo della persona; recentemente il russo Semyon Davidovic Kirlian ha detto di averla fotografata. Un altro russo ha messo a punto una speciale macchina che dalle variazioni della luce misurerebbe le carenze biornergetiche degli organi interni.
L’aureola (o nimbo) della tradizione cristiana ha un valore ben diverso: è il modo con cui gli iconografi hanno raffigurato la persona spirituale; è il segno visibile, esteriore di una Presenza che è donata però come seme di luce interiore ad ogni creatura.

Nella nostra vita Dio scende per mezzo dello Spirito (Rom 5,5). L’uomo perciò si può dire “spirituale”; ma in senso cristiano “spirituale” non significa “immateriale”. Non c’è opposizione tra corpo e anima, tra carne e spirito: il corpo, la carne possono essere spirituali se obbediscono all’ispirazione dello Spirito, e un’anima può essere carnale se resiste all’azione dello Spirito. Origene diceva che le anime dei peccatori sono “carnali”, e che il primo “carnale” è il diavolo, che non ha corpo.
Essere spirituali non significa mortificare l’umanità; al contrario, significa farla fiorire, permetterle di raggiungere la pienezza. Questa pienezza è la divinizzazione. È l’invito che ci viene rivolto da Dio con la storia della salvezza: Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse come Dio, diceva sant’Ireneo di Lione.

Icona raffigurante i martiri cinesiL’aureola dei santi è il simbolo della divinizzazione. La vita spirituale è vissuta così profondamente che lo Spirito Santo riversato nel cuore di ciascuno, “anima della nostra anima”, diceva sant’Ireneo, affiora all’esterno. Questa identità essenziale e intima di ciascuno, in chi è docile allo Spirito arriva ad intridere, ad inzuppare di luce l’anima (la psiche, la volontà, i sentimenti, i pensieri) e il corpo, armonizzando le loro tendenze, spesso opposte. L’aureola è la visualizzazione concreta di questa armonia.
Nella vita di sant’Antonio abate si legge che la pace spirituale risplendeva sul suo volto a tal punto che anche chi non lo aveva mai visto poteva riconoscerlo. La stessa luce, attesta Nicola Motolitov, emanava da san Serafino di Sarov.

La presenza dello Spirito non si “sente” come dicevano gli eretici messaliani, ma “si vede” dalla vita luminosa che una persona conduce, frutto dei doni spirituali dello Spirito Santo. I Padri della Chiesa ne hanno enumerati sette basandosi su un passo dei Isaia (Is 11,1): sapienza, intelligenza, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. Ma la sapienza, l’intelligenza, il consiglio, la scienza non hanno la sfumatura intellettuale, il senso illuministico che gli diamo noi; sono il discernimento spirituale che ci fa aderire a Cristo vero Dio e vero uomo. Quanto alla pietà, essa è l’amore per gli uomini, chiunque essi siano, conosciuti e non conosciuti, non importa. Non è infatti attraverso la conoscenza che passa l’amore, dice Pavel Florenskij; la scienza serve forse per conoscere le cose, ma le persone, il loro cuore, non sono mai chiari.

Icona raffigurante San Giovanni apostoloChi lascia spazio dentro di sé allo Spirito Santo, delega a Lui anche il giudizio: e con la “cardiognosia” leggerà i cuori come un libro aperto. Il timore di Dio non è la paura: ma la tranquilla decisione di vivere come Dio chiede, cioè prenderLo sul serio, il che equivale alla sapienza. E qui torniamo al primo dono della lista e il cerchio si chiude: il principio della sapienza è il timore del Signore.
Non possiamo “sentire” lo Spirito, ma possiamo vedere le sue opere, che attestano il dono della sua presenza. Come diceva san Gregorio Magno: Quando vediamo opere ammirevoli, siamo certi che in coloro che le compiono abita Dio.
Sono appunto coloro che l’arte cristiana ha raffigurato circondati da un’aureola di luce: non fotografabile da una macchina, ma ben visibile da un cuore purificato e fedele

Flaminia Morandi
NP aprile 2005

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