La forza dei simboli

Pubblicato il 21-10-2018

di Flaminia Morandi

Flaminia Morandi - MINIMAdi Flaminia Morandi - Di simboli, oggi, ne usiamo a migliaia: l’universo digitale ci ha abituato ai simboli che troviamo sul nostro computer, gli emoticons sono simboli dei nostri stati d’animo quando non possiamo scrivere parole. Allo stesso modo sappiamo decifrare i simboli di una ripresa televisiva e sappiamo cosa aspettarci per esempio dopo un fermo immagine. Ma i simboli della nostra realtà visiva sono orizzontali, utili per muoversi nella cultura in cui viviamo, ma incapaci di farci alzare gli occhi al cielo, al di là di noi stessi.

Simbolo significa anello. Un tempo, due amici o due amanti che si separavano portavano con sé ognuno un anello spezzato. Quando si ritrovavano, a distanza di anni in cui non avevano notizia uno dell’altro, esso serviva a farli riconoscere. Era, il simbolo, una realtà sensibile che rendeva presente la realtà spirituale dell’amicizia e dell’amore.
Dio fa lo stesso con l’uomo. Innamorato della sua creatura più bella, tenta disperatamente di essere amato a sua volta, escogitando ogni modo per essere guardato, nella speranza che si apra nell’uomo l’occhio spirituale che lo fa capace di vedere la sua Presenza al di là delle apparenze. Come succede a Pietro negli Atti al capitolo 10. Commenta Massimo il Confessore: «Attraverso quella tovaglia e gli animali che la ricoprivano, Dio ha rivelato a Pietro, quale cibo spirituale, il mondo invisibile manifestato attraverso le forme sensibili… Chi va oltre la concezione superficiale e dunque erronea delle cose, santifica il visibile e ottiene la contemplazione della natura nello Spirito».

Per chi va oltre, niente è impuro: i logoi sono presenti in tutte le cose e il mondo diventa “un oceano di simboli” che rimandano al Logos, diceva Efrem Per accogliere il divino nella nostra umanità. il Siro. Anzi, il mondo esiste solo per alludere ad Altro, al Logos: l’uomo loghikòs, l’uomo spirituale, scopre l’Altro in ogni cosa. La vera intelligenza non è la conoscenza razionale delle cose, diceva Pavel Florenskij, ma quell’atto per cui la creatura esce da se stessa, contempla il valore assoluto di ogni creatura, vede il suo logos, cioè la ragione del suo essere.
Ma, attenzione! Questa capacità di contemplazione della natura non è un panteismo per cui “tutto è Dio”. Nel cristianesimo, no, “tutto è in Dio”. In Dio è la nostra terra madre che accoglie tutto in grembo, che concepisce tutto, diceva il teologo russo Sergej Bulgakov. Il mondo in Dio ha in sé una presenza trasparente: la Sofia, l’anima spirituale della creazione, il principio femminile del creato, che perennemente invoca il suo compimento, la divinizzazione. La terra in Dio, fin dalla sua creazione, ha «nelle sue profondità la futura Madre di Dio, le viscere della divina incarnazione». La terra in Dio è simbolo della nostra chiamata: portare a compimento la divina incarnazione nel mondo, accogliere il divino nella nostra umanità. Come Maria.

Flaminia Morandi
MINIMA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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