Ha una fede incrollabile

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

In occasione della beatificazione di madre Teresa è sorta sui media una discussione. Il papa aveva accennato ai suoi periodi di oscurità, di buio della fede. Qualcuno ha obiettato: madre Teresa non si è mai sentita abbandonata da Dio, non aveva “crisi mistiche”, aveva una fede incrollabile.
mothert.jpg Ma né il buio né la mistica sono un di meno nel rapporto con Dio. Per i grandi spirituali di tutti i tempi, al contrario, sono un di più: quasi il segno, il sintomo della presenza del mistero in un’anima. Un segno che li unisce tutti in una singolare comunione di sentimenti.

Isacco il Siro era un solitario del VII secolo, nato nel Qatar, oggi una petrolmonarchia del Golfo, e per qualche mese vescovo di Ninive, l’attuale Mossul nel Kurdistan irakeno. Dopo aver tentato inutilmente di governare con la sola legge dell’evangelo, se ne era tornato nel deserto. Nei suoi scritti non parla mai di punizione e di ira divina: per lui Dio è solo amore.
Dice Isacco che la vita spirituale è caratterizzata da periodi di consolazione alternati a periodi di desolazione: a trasporti luminosi e gioiosi seguono bruscamente nuvole e tenebre. Poiché nella persona spirituale corpo, anima e spirito formano un’indissolubile unità, anche il corpo sembra andare dietro all’alternanza delle onde: talvolta addirittura soffre e s’ammala.

Otto secoli dopo Isacco, santa Teresa d’Avila scrive: “Dio comunica le sue grandezze nel modo più strano: la sua non è una comunicazione che consola l’anima, ma che accresce la desolazione della solitudine con un dolore sottile e penetrante. Non viene all’anima nessun conforto dal cielo, dove non si trova ancora, né lo vuole dalla terra, dove non si trova più: sta come crocifissa tra cielo e terra e soffre senza ricevere soccorso da nessuna parte”.
“Se la prova che io soffro da un anno apparisse agli sguardi, che stupore!”, scrive tre secoli dopo santa Teresina di Lisieux alla madre priora. E prima di morire: “Sapeste quali pensieri spaventosi m’ossessionano! Va imponendosi al mio spirito il ragionamento dei peggiori materialisti”.

Anche il primo solitario cristiano, Antonio il Grande, vissuto quindici secoli prima di santa Teresina, aveva passato un periodo così. Quando tornò a sentire accanto a sé la presenza di Dio, gli chiese sfinito: “Dov’eri? Perché non sei venuto a liberarmi dai miei tormenti quando sono cominciati?”. Si sentì rispondere: “Io c’ero, Antonio, ma volevo vedere come combattevi”.
Dio lascia l’uomo solo di fronte alla propria realtà affinché nel buio e nel deperimento l’uomo prenda coscienza, ogni volta più profondamente, della propria debolezza, impotenza e dipendenza, ma anche della propria personale responsabilità.

Scrive San Giovanni della Croce: “Le anime entrano in questa notte oscura quando Dio le fa uscire dallo stato di principianti e le colloca in quello dei contemplativi affinché, attraverso di esso, giungano alla stato dei perfetti, che è quello della divina unione dell’anima con Dio”.
E Isacco: “Questo primo assaggio della Geenna è in santi.jpgvista del progresso spirituale. Proprio perché ama, Dio permette che i suoi amici vengano tentati per mettere alla prova il loro amore; e quegli amici diventino più stretti e più familiari di prima. Prima delle tentazioni, l’uomo prega come un estraneo. Dopo il combattimento e la vittoria, prega da amico”.

Da amica di Dio pregava infatti madre Teresa, oggi beata Teresa di Calcutta, che il suo buio consegnava nelle mani di Dio perché, diceva, “Tu sei Gesù che soffre”.

 

Flaminia Morandi
NP novembre 2003

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