Come stai?

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

È il saluto classico del nostro tempo. La risposta ansiosamente attesa è: "sto bene". Se per caso è: "Male", apriti cielo! Cominciano a piovere diagnosi e consigli: sarai depresso, prenditi un periodo di riposo, hai provato ad andare dal medico, a cambiare alimentazione? Oppure il fatidico immancabile: perché non fai un po’ di psicoterapia? Se uno dichiara di star bene, l'interlocutore sorride benigno pensando in cuor suo: questo si racconta un sacco di balle. Ma se dice di star male, la notizia è altrettanto insopportabile, uno scandalo addirittura, da correre immediatamente ai ripari. È forse un mondo da star male, questo?

Nella storia dell’introspezione cristiana, stare bene e stare male hanno tutto un altro valore. La distinzione di base è fra lo spirito di Dio e lo spirito maligno: uno consola, l'altro rende tristi. Lo spirito maligno, dice San Cirillo di Gerusalemme, è come un lupo assetato di sangue. Piomba sul cuore con violenza, turba, agita, confonde le idee. Lo spirito di Dio invece arriva dolcemente come un amico e ha un effetto benefico, apre gli occhi e fa vedere cose che non si vedevano prima.
Ma non sempre è così semplice. Già San Paolo avvertiva che il diavolo, personaggio tutt'altro che stupido, per non farsi riconoscere si traveste da angelo della luce. Tre-quattro secoli dopo il vescovo di Fotica dell'Epiro Diadoco annotava: "Quando la nostra mente comincia a sentire la consolazione dello Spirito Santo, subito anche Satana consola l'anima con il sentimento di una falsa inclinazione al riposo nel quale si subisce l'influsso del sonno". Interessante: Satana come relax.

Passano altri sei secoli e un giovane hidalgo spagnolo dalle forti passioni viene ferito in un assedio. Durante la convalescenza nel castello di famiglia Ignazio di Loyola si annoia e legge romanzi cavallereschi. Quando li ha finiti tutti, non gli resta che accontentarsi delle letture che gli fornisce la cognata, le vite dei santi. Poiché è sensibile e ha molta fantasia, si identifica con il protagonista e soffre e gioisce con lui. Se prima s'immaginava di conquistare terre e dame, adesso si vede camminare a piedi fino a Gerusalemme insieme a San Francesco mangiando pane e acqua. Nel buio riflette sul diverso tipo di gioia che prova. Se impersona il cavaliere, sente dentro di sé una gioia frizzante, invadente, aggressiva che quando passa lo lascia stanco, svuotato. Se "fa" il santo, la gioia è sottile, dolce, soffusa e persistente. La scoperta degli orizzonti interiori è così sconvolgente che Ignazio cambia vita, cerca la solitudine, vuole andare ancora più a fondo. Ma quando si ritira a Manresa i sentimenti negativi che lo assalgono sono così forti che pensa addirittura al suicidio. Siccome non ha nessuno che lo guidi, cerca di mettere in ordine da sé i movimenti interiori, un po’ come si fa quando si mette il bucato in una lavatrice, di qua il bianco da lavare a 90 gradi, di là il colorato da lavare a freddo.

Cosa ha scoperto Ignazio? Che stare bene non sempre è il bene e che stare male non sempre è il male. Che bisogna distinguere bene i pensieri dai sentimenti, gli unici canali attraverso cui Dio ha modo di parlarci.

Chi comincia a convertirsi come era accaduto a lui, cioè a orientare la propria vita e se stesso verso il Signore, viene presto agitato da terribili spiriti. Lo spirito nemico lo attacca sui sentimenti, proponendogli piaceri e gioie sensibili, mentre lo spirito buono cerca di parlargli attraverso i pensieri e la ragione, suscitando rimorsi di coscienza e inquietudine.

A chi già vive al servizio di Dio invece accade esattamente l'opposto: non potendo attaccare i sentimenti, occupati dall'amore, lo spirito maligno aggredisce i pensieri insinuando dubbi. Il terribile: sarà vero? Sarà vero che Dio c’è, che mi ama, che non mi abbandona, che è giusto?
Chi dà retta ai dubbi comincia a provare angoscia, rabbia, depressione, desolazione. In una parola, a stare male.
Che significa? Sta male sia chi cammina verso il bene, sia chi vuole cambiare vita dal male al bene. Però stare male è male solo per chi va verso il bene. Quel male è frutto dell'aggressione del nemico, e la sua cura è parlare, manifestare i dubbi ad un papà, ad una mamma spirituale, perché i cattivi pensieri sono come serpenti: se vengono estratti dal loro buco nero e portati alla luce, fuggono.

Nel caso di chi si converte e cerca di cambiare vita invece stare male è bene, perché è il segno sensibile della presenza dello Spirito Santo che cerca di spostare il suo sguardo dal proprio "io" a Dio.

"Stai male? Va' dallo psicanalista" in questi casi non sempre è un buon consiglio: la cura non è occuparsi di se stessi, che è esattamente ciò che lo spirito nemico vuole, ma piuttosto dimenticare se stessi e tuffarsi con fiducia nel mare aperto dell'amore di Dio.


Flaminia Morandi
NP aprile 2003

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