PICCOLI PRINCIPI

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

bambino.jpgLa pastorale giovanile studia il modo di rendere affascinante il Vangelo per i giovani, si inventano dinamiche contagiate di psicologia che permettano di sperimentarlo in breve, il tempo che dura l’attenzione dei ragazzi. Piccoli principi da blandire, e non futuri adulti da educare alla vita, con la sua bella energia, sì, ma con le sue prove, difficoltà, durezze, crudeltà inevitabili per chiunque.

Ai tempi di san Benedetto non era così. Nell’alto medioevo la cultura romana era ancora forte e strutturata, capace di integrare senza difficoltà i cosiddetti barbari, che barbari non erano affatto nel senso negativo che gli diamo noi. La speranza di vita di una persona fra il V e l’VIII secolo è di 45 anni per gli uomini, 30-40 per le donne, a causa dei parti difficili e delle febbri puerperali che le stroncano tra i 18 e i 29 anni. Perciò si diventa adulti prima: per dare un’idea, san Benedetto si ritira nel sacro speco in solitudine, con una scelta radicale, più o meno fra i 18 e i 22 anni.

Quando fonda il primo monastero gli sembra del tutto naturale accogliere pueri, bambini che i genitori offrono al cenobio come pegno per la protezione della famiglia: la mortalità infantile è vicina al 45 per cento, perciò un figlio è il dono più prezioso che i genitori hanno da offrire a Dio. Se l’oblato è minorenne (cioè di età inferiore a 15 anni) la cerimonia comporta stendere la richiesta, avvolgere questo documento e la mano del fanciullo nella tovaglia dell’altare unitamente all’offerta eucaristica, non fare alcun dono al figlio, né dargli la possibilità di possedere qualcosa. Se proprio vogliono, i genitori possono fare un’offerta al monastero (non certo sollecitata), ma se ne riservino l’usufrutto. Da quel momento il bambino, al pari degli altri, comincerà il suo cammino spirituale: mentre però un adulto è in grado di comprendere le penitenze morali, quando sono dei fanciulli o dei giovinetti a commettere una colpa ovvero qualcuno che non sia in grado di comprendere la gravità della pena della scomunica, essi siano puniti con digiuni severi o con forti battiture perché siano risanati.

Tutto però con dolcezza, senza ira: facendo capire cioè che il male attira il male, ed è il peccato che si odia, non il peccatore. Anche nell’alimentazione si abbia sempre riguardo della loro debolezza, e siano oggetto di amorevole considerazione. La disciplina è dovere di tutti, anche dei minori, ma essi però saranno sorvegliati con misura e ragionevolezza. Chi si fa prendere dall’ira e si irrita con i ragazzi subisca le sanzioni della Regola. Non si facciano però sconti a nessuno per la sua giovane età: gli si prospettino tutte le durezze e le difficoltà del cammino per giungere a Dio. Una volta maggiorenni, gli oblati potevano scegliere se prendere i voti o andarsene. Chi usciva aveva ricevuto però un’educazione che andava in direzione opposta a quella della cultura corrente e diventava un pizzico di lievito capace, nell’arco di qualche secolo, di fondare un’Europa, una cultura e un’educazione cristiana: il patrimonio alle spalle del quale ancora viviamo.

Il venerabile Beda si stupiva di questi giovani educati cristiani: capaci di dominare le passioni, mai rancorosi, liberi di dire quello che pensavano, docili all’insegnamento dei maestri. L’insegnamento senza sconti dei monaci aveva fatto di loro uomini liberi, equilibrati e aperti.


Flaminia Morandi
NP aprile 2006

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