Il Vivente e noi

Pubblicato il 20-02-2016

di dom Luciano Mendes

Gerard Van Honthorst, L'incredulità di S. Tommaso Una lezione importante per la nostra vita quotidiana è che più cresce in noi la fede, più il Signore ci invita a capire il senso delle piaghe che porta nelle mani e nel costato.
Perché il Figlio di Dio, il nostro Salvatore, il Risorto continua a portare i segni delle piaghe? Qual è il senso di queste piaghe, della passione, della croce, di questa sofferenza?
Gesù, rispondendo a Tommaso che vuole vedere e toccare i segni che i chiodi e la lancia hanno lasciato nella sua carne, dice: “Perché hai veduto, hai creduto. Beati quelli che pur non avendo visto hanno creduto”. È qui la grazia che noi riceviamo.

Perché? Perché la nostra vita ha delle gioie, delle grazie che noi riconosciamo come segni della bontà di Dio, ma ha anche delle situazioni difficili, di malattia, di separazioni, di sofferenza. La fede ci aiuta a capire che, come Gesù che vive ed ha vinto la morte ed il peccato, noi siamo chiamati, nelle situazioni di ogni giorno e più ancora nel momento delle sofferenza, a riconoscere l’amore del Signore verso di noi. “Non temere!”, dice Gesù.
Il Signore ci vuole bene in ogni caso. Le sfide della vita, i momenti di sofferenza e di prova, hanno un senso nuovo quando li viviamo con la luce della fede nel Cristo risorto.

Le sofferenze appartengono all’esperienza di questa vita. Il Signore, nella sua logica se le è caricate per liberarci dal peccato e trasformare la sofferenza in solidarietà, condivisione, amore. Quando noi stiamo accanto a una persona malata, la nostra presenza amorevole non solo la solleva, ma ci unisce di più. Ed allora certi momenti che sembravano essere solo di sofferenza e di prova hanno una misteriosa vitalità e possono essere segni di un amore molto più forte. Ce lo spiega Gesù quando afferma: “Non c’è un amore più grande di quello che dà la vita per la persona amata”.
Passare dalla morte alla vita, dopo la croce e la passione, è il grande segno d’amore di Gesù verso di noi. Ora lui è il Vivente che ha vinto la morte, è il Figlio del Dio vivo. Ci insegna che anche noi possiamo vincere la morte e superare i momenti difficili crescendo nell’esperienza del suo amore che ci fa scoprire il senso nascosto di tanti valori che non apparivano quando la nostra fede non era forte.

La grazia della Risurrezione ci dà la speranza che un giorno saremo felici; la presenza del Risorto cambia il nostro modo di vedere il mondo e ci spinge a condividere con gli altri le situazioni difficili dell’esistenza. Presentandosi agli apostoli da risorto Gesù ha detto: “Pace a voi”. Anche noi possiamo ricevere questa parola con molto amore: pace! Perché la pace è la certezza di essere amati da Dio, è la certezza di chi interpreta la vita alla luce di questo amore e capisce che ha senso quando è condivisione d’amore.


Dom Luciano Mendes de Almeida
da NP
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