Carbone o diamante?

Pubblicato il 08-01-2016

di Flaminia Morandi

Marc Chagall, Mose riceve le tavole della leggedi Flaminia Morandi – Anche Mosè ha avuto paura. La scena narrata dalla Bibbia è spaventosa: il monte invisibile, un cerchio di fuoco oscurato dal fumo, un suono lacerante e spaventoso che rombava dall’alto. Lassù, Dio. In attesa. Ma Mosè ha paura finché il popolo degli israeliti sale sul monte con lui. Quando il popolo ridiscende, atterrito, Mosè torna coraggioso come se la paura di prima fosse dovuta al contagio dello spavento degli altri. Solo con se stesso, liberato dal peso della viltà altrui, affronta il buio ed entra nell’invisibile, diventando lui stesso invisibile agli occhi del popolo: chi vuole entrare in contatto con Dio deve liberarsi da tutto ciò che è apparenza, essere in tensione con tutto se stesso verso l’incomprensibile, convinto che Dio è al di là di ogni comprensione e conoscenza, eppure è lui, solo lui che vale la pena di cercare. Così, dice san Gregorio di Nissa, Mosè avanza senza sapere dove mette i piedi, rischiando di piombare nel vuoto. Invece trova la roccia e ode con le sue orecchie le 10 parole di Dio, gli insegnamenti fondamentali per essere felice, lui e tutto il popolo. Ma solo perché era andato oltre la propria paura, spinto nella fiducia dall’amore.

La sua storia ci ricorda che se la paura è la bestia più brutta che minaccia il figlio dell’uomo, diventa impotente quando un grande amore si espande e occupa tutto lo spazio del cuore. Il buio si dissolve se da una finestra spalancata irrompe una grande luce. È come il carbone e il diamante, diceva Vladimir Soloviev, il filosofo russo che cantava l’amore. Dal punto di vista chimico, il diamante ha la stessa composizione del carbone. Allora perché il carbone è brutto e il diamante è splendido? Il carbone ha una struttura che assorbe la luce, la trattiene, la soffoca; la struttura del diamante invece è trasparente, la fa passare, la fa risplendere, la esalta.

Ora, in natura tutto è orchestrato per indurci a riflettere, come se il creato fosse disseminato di segnali stradali che ci suggeriscono la strada da prendere, o il modo per conoscerci meglio. Il carbone e il diamante ci ricordano che abbiamo a disposizione gli stessi ingredienti per poter fare di noi stessi un buco nero o una fonte di luce.

Il cristiano è uno che ha deciso di essere come il diamante: disarmato, liberato da ogni paura, stupito di ogni minima cosa come di un miracolo perché ha dissuggellato gli occhi del cuore e li ha aperti alla contemplazione, che altro non è se non l’anticipazione parziale di ciò che vedremo nel Regno. Poiché non ha più paura, il cristiano non impone, non comanda, non vieta; è fuoco, luce, creatività, accoglienza. È uno così trasparente alle energie dello Spirito, che lo Spirito in lui si riposa e concepisce il Figlio: che lo prende per mano e lo fa simile a lui

MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

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