Che bello!

Pubblicato il 29-12-2015

di Flaminia Morandi

Immagine della Madonna custodita nella chiesa di Santa Maria della Luce, Romadi Flaminia Morandi – “Dove ora vedete la chiesa di santa Maria della Luce, cinque secoli fa stava seduto un cieco. Sente crollare un vecchio muro ed ecco, riacquista la vista mentre tra le macerie riemerge un’antica immagine venerata di Maria. Qui, a santa Maria della Scala c’era una Madonnella in cima a una scala esterna: una grazia esaudita ed è nata la chiesa. Una Madonnella miracolosa dipinta sul muro di un orto e in Trastevere sorge santa Maria dell’Orto, la chiesa delle Corporazioni degli ortolani, vignaroli, pollaroli, fruttaroli, pizzicaroli, vermicellari, garzoni di barbiere… A due passi dal Tevere, un’altra Madonnella su un muro. Un bambino scivola nell’acqua del fiume, una mamma prega, il bimbo si salva ed ecco santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo, o san Giacomo in Augusta, pochi metri più in là. Sì, l’immagine sull’altare è sempre quella…”.

Ogni secondo sabato del mese Roma viene abbracciata dalla Corona di Maria, un gruppo di un centinaio di persone di ogni età che sfidando il traffico e le voragini dei marciapiedi capitolini pregano il rosario e meditano i misteri pellegrinando attraverso le chiese del centro dedicate a Maria o che custodiscono un’immagine venerata, un’icona miracolosa. Fra una decina e l’altra don Paolo, storico della Chiesa e innamorato di Maria, fa rivivere la fede del passato e la storia del cammino dei cristiani che ha cambiato il volto di questa città, da pagana a cristiana. Da Dea Roma a Mater, come l’Opera dei Pellegrinaggi e l’Ufficio Catechistico del Vicariato hanno chiamato l’esperimento di catechismo pellegrinante dedicato ai bambini dai 7 ai 15 anni che si preparano alla prima comunione e alla confermazione visitando Roma.

L’80% del patrimonio artistico europeo nasce dalla cultura cristiana e questo patrimonio di bellezza è come un ponte di mediazione con quanti non sanno più niente di Cristo e della Chiesa. Nell’epoca dell’immagine e della rete non si può più legare la fede solo al libro, e l’arte cristiana è una miniera di simboli ormai illeggibili e sconosciuti per noi moderni, ma profondi e affascinanti, che bisogna re-imparare a decifrare per assorbire la verità dei dogmi della nostra fede insieme alla bellezza. Quella vera.

Perché ci sono tre bellezze, diceva Olivier Clément. La bellezza di Dio senza l’uomo: un fuoco divorante se Mosè, per avere intravisto Dio di spalle, deve coprire il suo volto. La bellezza dell’uomo senza Dio: tanta arte moderna bella ma disperata e disintegrata, che trasforma la mancanza di conoscenza di Dio in assenza e il talento dell’arte in desiderio di distruzione. La bellezza dell’Emanuele-Dio con noi e dello Spirito, noi con Dio. Dio non si è fatto solo udire, si è fatto vedere: chi ha visto me ha visto il Padre, dice Gesù. L’incarnazione è il fondamento dell’arte figurativa cristiana: il mezzo per conoscere Dio attraverso la sua bellezza. Ma l’icona che mostra l’incarnazione suggerisce il vero volto dell’uomo: il suo volto divino, la terza bellezza a cui siamo destinati.

MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

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