Santo egoista

Pubblicato il 24-10-2015

di Flaminia Morandi

Enzo De Giorgi, Narciso ed Ecodi Flaminia Morandi – Siamo tutti drogati e non lo sapevamo: perché abbiamo perduto il senso profondo delle parole che diciamo. Non siamo più uomini dallo sguardo capace di vedere, come il primo uomo chiamato da Dio a dare i nomi alle cose: i logoi, come dice Genesi, cioè i nomi che indicano l’essenza, la verità di ogni cosa e di ogni essere. Nomen-omen dicevano i greci: nei nomi c’è scritto anche il loro destino. Non ne sappiamo più nulla.

Siamo tutti narcisi, affetti da narcisismo, cioè drogati e non lo sapevamo. Quello di Narciso è uno dei miti più antichi che ha attraversato senza perdere di attualità due millenni di cultura occidentale. Narciso è un ragazzo bellissimo e affascinante, che fa innamorare tutti ma non vuole essere di nessuno. Un giorno specchiandosi nell’acqua vede riflesso se stesso e si innamora perdutamente, e questo lo conduce alla morte. Scompare e al suo posto viene trovato un fiore bellissimo dal bordo orlato di color zafferano. Il suo destino era nel nome: Narciso ha la stessa radice di narkè, sonno come morte, da cui narcotico. L’amore di sé è una droga pericolosa che può condurre a dimenticare tutto e tutti e infine a morire, anzi a scomparire come se non si fosse mai stati.

Eppure la Bibbia ci dice che l’amore di sé ci vuole. Non fa che ripetere di amare il prossimo come se stesso, dal Levitico ai Vangeli di Marco e Matteo, a san Paolo e san Giacomo. L’amore di sé è la misura dell’amore che dobbiamo avere per gli altri. Come sempre, la Scrittura è molto realista: l’uomo non sa amare davvero altri che se stesso. Per parlargli di amore bisogna ricorrere allora all’unico amore che conosce di sicuro: l’amor proprio, la filautìa, come la chiamavano i greci.
L’uomo cerca la propria felicità. Tutti. Anche i più grandi filantropi, santi, eroi e volontari. Chi dice di fare quello che fa per puro amore degli altri mente a se stesso. Come ci ricordano i Padri e i monaci di tutti i tempi, ogni vero cammino con Dio comincia solo dalla verità senza sconti con cui si riconosce la propria miseria. Sì, ogni grande opera buona nasce dalla ricerca della propria felicità: cosa in sé né buona né cattiva, né egoista né altruista. Diventa l’una e l’altra cosa a seconda di cosa decidiamo che sia per noi la felicità.

Ed ecco che qui ci soccorre san Massimo, detto il Confessore perché ha preferito affrontare la tortura piuttosto che sottoscrivere quello che riteneva un errore. Dunque è uno di cui ci si può fidare. Anche l’uomo buono, dice Massimo, è un egoista che ama se stesso più di ogni altro. Ma a differenza dell’egoista cattivo, è uno che vede in grande e punta al meglio: non si accontenta dei piccoli piaceri, di vivere bene un anno, di fare piccole azioni magari anche positive. È uno che vuole cambiare il mondo perché stiano meglio tutti, e di conseguenza anche lui. È uno che cerca di riservarsi la parte migliore del Bene. È come lui che bisogna essere egoisti. Egoisti fino al punto di essere grandi, nobili, buoni ad ogni costo. Fino a dare per egoismo la propria vita.

MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok