Il dono che possiamo comprendere

Pubblicato il 21-02-2014

di Luciano Monari

Illustrazione di Gian Piero Ferraridi Luciano Monari*L’unico testo nelle lettere di Paolo che faccia riferimento a Maria si trova nella lettera ai Galati, dove l’apostolo scrive: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5). Molto poco, quindi; tanto poco che si potrebbe rimanere delusi. Eppure… eppure in queste poche righe san Paolo dice qualcosa di essenziale: il Figlio di Dio è diventato uomo nascendo da donna e in questo modo ha aperto la possibilità agli uomini che sono nati da donna di ricevere l’adozione a figli, di diventare cioè figli di Dio.

Si potrebbe dire così: Dio ha creato il mondo e l’uomo nel mondo non perché siano inghiottiti dalla morte e cadano nel nulla ma perché il mondo, attraverso la libertà dell’uomo, entri nel mistero stesso della vita di Dio. Ma il cammino che conduce dal mondo a Dio è un cammino impervio, che l’uomo non riesce a conoscere e a percorrere servendosi solo della sua intelligenza e della sua buona volontà. Per questo Dio ha mandato il suo Figlio in una carne umana, perché nel mondo ci fosse un luogo – l’umanità di Gesù – nel quale Dio e mondo si sposano, si uniscono nel dono di un amore creativo. Gesù è proprio questo: è pienamente uomo, con un corpo umano, un’anima umana, una volontà umana, una libertà umana; appartiene realmente alla nostra famiglia come fratello. Nello stesso tempo l’origine di Gesù è in Dio, nell’amore eterno del Padre: le parole e i gesti umani di Gesù sono compiuti in perfetta obbedienza a Dio in modo che attraverso quelle parole e quei gesti Dio stesso si fa vicino all’uomo e l’uomo sperimenta di essere vicino a Dio.
Perché la vita di Gesù intercetti davvero la nostra vita, è decisivo il fatto che la vita umana di Gesù sia autenticamente umana; non basta che abbia una qualche somiglianza con la nostra esperienza. Deve essere fatta di carne e di sangue, di gioia e di dolore, di affetto e di distacco, di vita e di morte, come la vita di ogni uomo. È esattamente per questo che l’esistenza di Maria diventa necessaria: da lei Gesù ha avuto non solo un corpo umano, ma tutta quella rete di relazioni che fonda l’umanità dell’uomo.

Se la vita di Gesù ci rivela il volto di Dio, è perché è una vita umana, che noi possiamo comprendere; se ci dona l’amore di Dio, è perché è una vita umana che ama con un amore che ci raggiunge in modo umano. Il cristianesimo è una religione profondamente legata alla carne dell’uomo, alla sua esperienza quotidiana, alla sua storia; nel cristianesimo il cammino verso la santità (quindi verso la pienezza) non richiede di allontanarsi dalle dimensioni proprie dell’umanità per diventare spirituali, disincarnati, angelici. Al contrario la santità consiste nel realizzare in pienezza la propria vocazione di persone umane. Gesù uomo rappresenta per noi questa pienezza che diventa modello e stimolo per ciascuno di noi. Ebbene, tutto questo dipende esattamente dalla presenza di Maria come vera madre del Figlio di Dio fatto uomo.
Per questo san Paolo può dire che l’evento dell’incarnazione si identifica con “la pienezza del tempo”. La pienezza del tempo è quel frammento della storia in cui Dio tocca il tempo dell’uomo, lo redime e lo rende eterno. Nella mitologia greca Cronos, il tempo, mangia i suoi figli, divora cioè tutto quello che ha generato; il tempo è così: fa nascere e prima o poi fa morire ciò che ha generato. Nel racconto cristiano Dio, Signore del tempo, introduce il tempo dell’uomo nella sua eternità, lo riempie con il suo amore e quindi lo sottrae alla morte. In Maria il Figlio di Dio si è fatto uomo perché, imparando a imitare Maria, l’uomo possa diventare figlio di Dio.

* Vescovo di Brescia

Abbi fede – Rubrica di Nuovo Progetto (novembre 2013)

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok