Aphoberos tanatou

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

di Flaminia Morandi - Olivier Clément, ortodosso francese, ha lasciato un patrimonio prezioso di scritti e il ricordo di una vita vissuta per Dio.

Olivier ClémenIl cristiano un tempo era chiamato afoberos tanatou, colui che non ha paura della morte: ogni giorno le dice di sì perché la sua vita si contragga, fino a che il battesimo e la morte coincidano, diventando un unico luminoso istante di trasfigurazione. Così è stato per Olivier Clément, serenamente addormentato nel Signore la sera del 15 gennaio 2009, alla vigilia della settimana per l’unità dei cristiani, a cui ha dedicato tutta la sua vita.
Una delle figure più importanti dell’ecumenismo contemporaneo è un uomo ignorato dall’illuminazione mediatica, autore di libri tradotti in tutto il mondo, vissuto nascosto nella sua piccola casa sui tetti di Parigi, marito, padre, nonno, storico, poeta, scrittore e teologo, se questa parola significa uno che prega e che vede il centro del mondo in Dio e nel prossimo.

Clément era francese e ortodosso e ha letto questa caratteristica come il segno della sua vocazione, essere uomo-ponte tra due tradizioni, chiamato a fecondare ciascuna con i semi dell’altra e a farlo con il talento che aveva, una scrittura luminosa e moderna, profonda e semplice, che tocca sempre il cuore: perché era una natura ardente e sapeva che oggi, senza emozione, non ti ascolta nessuno.
Era nato nel sud della Francia in una famiglia atea con ascendenze protestanti, ma con impressa nel cuore una nostalgia struggente per l’eternità. Dappertutto cercava le sue tracce, nella storia che studiava, nella natura che amava, nella passione politica, nell’eros che, come dirà con parole che tutti i giovani dovrebbero leggere, è quella nostalgia d’amore infinito della stessa qualità del desiderio di Dio per noi. Attraverso l’energia dell’eros Dio ci chiama chiedendoci ansiosamente di essere amato; siamo noi ciechi che la indirizziamo verso una creatura finita che, da sola, non potrà mai dissetarla.

Camilian Demetrescu, Ut Unum sintA Clément ci sono voluti 31 anni perché intuisse da chi veniva quel richiamo d’amore e gli rispondesse chiedendo il battesimo: ortodosso, perché nella sua vita di cercatore erano stati gli ortodossi russi emigrati a Parigi in seguito al comunismo le persone che gli avevano ricordato Dio. Quarant’anni dopo sarà l’unico ortodosso, lui laico, una vita di insegnante come tanti, a rispondere con un libro all’invito fatto da Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut unum sint: trovare insieme un altro modo di concepire il primato di Roma, l’unico ostacolo all’unione tra le Chiese d’Oriente e la Chiesa cattolica.

Il Papa aveva voluto incontrarlo; insieme, dirà, abbiamo parlato della morte. La sua è stata dolce e pacificata, con intorno gli amici della comunità ortodossa di Parigi, figli dei grandi russi che un tempo lo avevano affascinato, gli amici cattolici e protestanti, i figli, i nipotini, tutti uniti nell’affetto per un padre generatore dell’unica genetica che conta: la vita che non tramonta.


MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

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