Un lungo cammino

Pubblicato il 18-12-2018

di Redazione Sermig

La storia delle iniziative e delle idee del Sermig per la Pace fin dalle origini

 

Il Sermig è nato col sogno di eliminare la fame dal mondo. Impastandosi concretamente e continuamente attraverso gli amici missionari con i problemi del Terzo Mondo, subito ha capito che il commercio delle armi e gli armamenti erano la calamita che provocava guerre, ingiustizie e alimentava sete di potere di governi e di fazioni. La pace allora è diventata la priorità, un chiodo fisso.

Ancor più conficcato nella coscienza dopo che Ernesto Olivero incontra Giorgio La Pira (in quel periodo sindaco di Firenze) che gli trasmette la sua speranza in un mondo dove è possibile la pace, ricordando la frase del profeta Isaia «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci». Era il 1973. L’impegno missionario del Sermig è diventato operativo nei progetti per lo sviluppo, negli aiuti umanitari, nelle missioni di pace in varie parti del mondo.

PACE NON È SOLO ASSENZA DI GUERRA In un opuscolo del 1976 si legge:

«Dal Terzo Mondo comprendiamo che non dobbiamo chiuderci nei nostri piccoli problemi con un'ottica di egoismo, ma aprirci ad una educazione alla mondialità, facendo famiglia con tutti, vedendo il fratello soggetto e oggetto di amore. Emerge, così, il valore dell'uomo, lo scandalo della miseria vicina e lontana, le esigenze profonde dell'uomo, l'importanza della pace (…). Non pace solo come assenza di guerra, ma pace come difesa della vita, giustizia, pane, casa, istruzione, medicine e cure per tutti, al posto di armi sempre più sofisticate, di violenze sempre più diffuse. Il disarmo, materiale e morale, diventa fondamento per la realizzazione della giustizia. La pace, come la guerra, dipende da ognuno di noi e ognuno ne è responsabile in prima persona».

COINVOLGIMENTO Come declinare questo “chiodo fisso”? Innanzitutto con l’impegno personale e comunitario attraverso uno stile di vita adeguato. Le cene del digiuno diventano una costante. Poi con la prospettiva di attuare più giustizia attraverso gli aiuti al Terzo Mondo.

Un terzo aspetto, cercare di mobilitare le coscienze: nei primi anni ’70 il Sermig porta le sue mostre sulla pace e le armi nelle piazze. Strumento che non si lascerà da parte. La prima è del 1974: La guerra dipende da noi. E poi Un solo mondo nella pace, La pace vincerà se dialoghiamo e tante altre. Contemporaneamente stimolare il dibattito attraverso incontri e tavole rotonde, dove la pace e la frase di Isaia fanno da file rouge.

Si chiedono contributi anche a personalità di vari campi. Nasce il primo libro pubblicato dal Sermig: Costruire con la pace, in cui un capitolo è dedicato a una “proposta di riferimento”, un primo, significativo polo di aggregazione di idee ed esperienze maturate in anni di impegno, in un contatto continuo con la realtà che ci circonda, in un incontro e scontro con tante altre posizioni, speranze, proposte.

FORZE ARMATE DELLA PACE Il cammino della pace del Sermig è puntellato da molte iniziative che permettano di evidenziare e conficcare sempre più quel chiodo fisso. Dal 1975 a capodanno ci sono la marcia della pace e il cenone del digiuno, nel 1978 nasce il mensile Progetto. Il 4 novembre 1980 il Sermig dà vita alla prima Giornata delle Forze della Pace. Un evento interessante, celebrato in concomitanza con la Giornata delle Forze Armate per evidenziare che le forze della pace non possono stare nelle retroguardie. La giornata coinvolgeva anche il mondo della politica attraverso un documento con considerazioni e proposte.

In un clima caratterizzato dalla guerra fredda e dalla contrapposizione dei blocchi Est e Ovest si puntava il dito sulle spese militari e il traffico delle armi. Un grande spreco di risorse economiche, scientifiche, culturali, da indirizzare invece allo sviluppo e alla crescita dei popoli.

«A voi, uomini politici, dirigenti, uomini di cultura chiediamo lo sforzo di pensare, di realizzare, di testimoniare la pace. Ci si difende anche senza armi, se si è tutti uniti, e se si hanno alle spalle motivi validi per lottare. Come si è potuta espandere la violenza, così si potrà espandere la “non violenza”. Può darsi che le nostre proposte appaiano ingenue perché ritenute impraticabili, e perché richiedono troppo tempo. Fatene altre, ma non fate solo delle parole, fate dei fatti concreti. Non “rovinate” l'impegno per la pace con proposte puramente partitiche fatte solo per attirare l'attenzione o per conquistare voti  (…). E a tutti noi, uomini semplici e di  buona volontà, il compito di far esplodere  il desiderio di pace che portiamo  nel cuore, di unirci per parlare di pace,  per concretizzarla in noi e nella realtà  di ogni giorno. Il convergere di questi  sforzi renderà certezza la nostra speranza  di pace». 

È il 1979 quando inizia la tradizione  della Carovana della solidarietà che si  trasformerà nei pellegrinaggi a piedi di  Ernesto Olivero e del Sermig (687 km  è il chilometraggio del primo pellegrinaggio  nel 1987). Nel 1981 il premio Artigiano della Pace intraprende il suo  cammino. Fra gli artigiani Sandro Pertini,  Elisa Springer, Giovanni Paolo II,  le mamme della Terra dei Fuochi… La Tenda della Pace continua ad essere  luogo di incontro e confronto, un postazione  aperta notte e giorno soprattutto  in piazza San Carlo a Torino con  lo scopo di sensibilizzare ai temi della  pace, della solidarietà, della crescita  della dignità umana in ogni angolo del  mondo. E così via. Un elemento significativo per esaminare il cammino che  il Sermig ha costruito con la pace può  essere sintetizzato da slogan (oggi potremmo  parlare di tweet) che evidenziano  i passaggi culturali e di “lotta”  portati avanti. Eccone alcuni.

Pace sì, comincio io. La pace conviene.  Voglio la pace non solo per me. Credo la pace perché ho visto la guerra. La  pace con me stesso porta alla pace. La  ontà è disarmante. L’impegno per la pace. Servire la pace. Pace, dono di  Dio, opera dell’uomo. Il dialogo inizia nella mia testa. Le armi uccidono cinque volte. Non ci sono guerre giuste,  solo la pace è giusta, solo la giustizia  è giusta. No alla guerra preventiva, sì alla pace preventiva... 

ARSENALE DELLA PACE Queste tracce di pace possono far capire la tenacia con cui il Sermig ha lottato  per trasformare l’arsenale militare  di Torino in Arsenale della Pace. È il 1983. Viene inaugurato dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini l’11 aprile 1984: «Sono a Torino ad esaltare, con i giovani, la pace che è vita e a condannare la guerra che è morte».  Nel suo intervento davanti a un folto pubblico e autorità ricordò ai presenti di aver partecipato a «due guerre e soltanto un nostro poeta decadente ha osato dire che la guerra è bella.  La guerra è un mostro, amici che mi ascoltate. Io ho partecipato alla prima quando avevo 18 anni e alla seconda, quando ne avevo un po' di più, come partigiano: ma la guerra è un mostro che bisogna bandire dall'umanità. La guerra è un mostro che bisogna bandire, se vogliamo che l'umanità viva. Da quando sono al Quirinale, ho ascoltato e incontrato duecentoventimila giovani.  I duecentoventimila giovani si sono espressi tutti per la pace, contro la guerra. E noi dobbiamo ascoltare questi  giovani, batterci finché vita è in noi,  per la pace contro la guerra». 

Con l’arrivo dell’Arsenale della Pace  tutto – l’impegno del Sermig per la  pace, lo sviluppo, la giustizia, la dignità  per ogni donna e uomo, i giovani al  primo posto… – assume un respiro più  ampio, un orizzonte sempre maggiore,  con azioni e iniziative che si sono accese  in tutto il mondo.    

 

da NP 2018, n.10

 

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