Leviathan

Pubblicato il 08-12-2018

di Davide Bracco

di Davide Bracco - Un film poco conosciuto di Andrei Zvyagintsev

Questo pezzo è una sorta di tardivo risarcimento per queste pagine in quanto mi sono accorto che mai ho fatto cenno ad uno dei registi certamente più significativi del cinema contemporaneo, il russo Andrei Zvyagintsev. Per una volta quindi ci si allontana dalla stretta cronaca per approfondire un lavoro di pochi anni fa dagli interessanti significati anche extracinematografici.

È una favola? No, è scritto nella Bibbia.
Così il prete ortodosso Vassilij a Nikolai il protagonista di Leviathan, film del 2014 di Andrei Zvyagintsev balzato agli onori dei più soltanto nel 2017 durante il festival di Cannes quando vinse il Premio della Giuria per lo splendido Loveless.
Nikolai è un uomo sconfitto dalla vita e dai soprusi che lo squallido e corrotto sindaco di un paesino sul mare di Barendts gli sanziona per potergli sequestrare le terre che possiede.

Anche la Chiesa locale non risparmia umiliazioni e anzi si trova in combutta con lo Stato: sulle terre espropriate di Nikolai sorgerà una nuova chiesa. Soltanto le parole su Giobbe (a cui si riferisce il dialogo ad introduzione a questo testo) e le azioni caritatevoli di Vassilij sembrano confortare il sofferente ma la vicenda sconfesserà il testo biblico e il dramma umano verrà asciugato completamente da ogni forma di speranza in un senso superiore.
Un nuovo richiamo a Giobbe dopo il caso dei fratelli Coen (che hanno riattualizzato il libro in ben due film, A serious man e A proposito di Davis) ma espresso in un dramma ben lontano dall’ironia dei fratelli registi e ambientato in un territorio di spazi desolati come le spiagge russe del Nord (popolate da inquietanti scheletri di balene spiaggiate) che contrappuntano le esistenze solitarie dei suoi abitanti.

Il richiamo a Giobbe e ai grandi cetacei è ovviamente presente fin dal titolo dell’opera ma Zvyagintsev è un artista raro capace di calare con profonda sincerità temi e citazioni senza intenti postmoderni.
Il film è infatti una chiara denuncia contro la Russia putiniana (la cui immagine campeggia in svariate scene), uno stato che sembra garantire la sicurezza dei suoi cittadini a discapito delle loro libertà come preconizzato da un altro inevitabile richiamo ad un testo ineludibile quale il saggio Leviathan o la materia, la forma e il potere di uno stato ecclesiastico e civile scritto nel 1651 da Thomas Hobbes.
Un film da recuperare di rara bellezza e profondità che nella sua crudezza e disperazione ci fa confidare ancora nella importanza del cinema.

Davide Bracco 
AL CINE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok