Il giorno dei giorni

Pubblicato il 06-11-2018

di Marco Grossetti

di Marco Grossetti - Il bambino che si sveglia prima del sole.
Mattina presto di un giorno d’estate per un bambino che si sveglia prima. Prima del sole e prima della mamma, prima del latte e prima del giorno che sta per arrivare. Come se dovesse succedere qualcosa di importante e di speciale, come il giorno della partenza per le vacanze, il giorno della gita, il giorno dei giorni, quello che vale una vita, quello che non puoi arrivare dopo, perché se no tutti vanno via senza di te e rimani senza festa, senza felicità, senza promessa.

Allora lui precede l’aurora, sgrida il sole che ha ancora un occhio aperto e uno chiuso, esce sul balcone e inizia a saltare. Studia i rumori che arrivano da dentro per capire se mamma oltre che dopo di lui, si alzerà anche dopo la macchina che sta per venire a prenderlo. Quando succede apre il frigo e si inventa un pranzo da re per il suo giorno da bambino: pane con dentro qualcosa, non importa cosa, bisogna tornare fuori il più presto possibile. Corre sul balcone per non perdere il momento che segnerà il suo giorno, determinando la sua felicità o la sua tristezza, sperando che non sia successo proprio mentre metteva il salame dentro il panino.

Una macchina gira a sinistra ed entra dentro la sua via: allora salta ancora più forte per qualche secondo prima di fermarsi. Un attimo di sospensione per capire se quella è davvero la sua macchina e può smettere di aspettare, saltare, pregare, sperare. Poi via alla velocità della luce. Pochi secondi per entrare in casa, salutare mamma, prendere lo zaino, catapultarsi giù per le scale, allacciare la cintura, fare un respiro, appoggiare la testa e iniziare a recuperare le energie per una lunga giornata in cui avrà bisogno di tanta forza per giocare con altri bambini.

Succede tutte le mattine: un bambino si sveglia prima del sole e aspetta saltando su un balcone. È finito in quella via dentro una casa dall’altra parte della città, con la mamma e la sorellina, perché casa sua, quella vera, non era più un posto sicuro. Una macchina parte dopo che si è svegliato il sole, attraversa la città e si ferma sotto il suo balcone. Un’altra macchina, si mette in moto al pomeriggio per riportarlo indietro, quando il sole inizia ad essere stanco, mentre lui chiude tutti e due gli occhi e finalmente si riposa.

Andare a prendere a casa un bambino per riportarlo a casa. Quella dentro, dove c’è pace, dove nessuno ti può fare del male, dove puoi non avere paura, dove puoi essere semplicemente un bambino. Basta uscire sul balcone e poi aspettare una felicità che arriva sopra quattro ruote e ti porta via. Un buonissimo motivo per svegliarti ogni mattina prima del sole.Anche se non c’è né sarebbe bisogno.
O forse sì, perché quella macchina non è solo una macchina. È il punto di confine. Tra essere lasciato solo in un mondo cattivo dove nessuno si prende cura di te e la tua promessa di felicità e di amore che può trovare ancora compimento. Allora il tempo smette di essere diviso tra il giorno e la notte.

Vivi al ritmo della paura che ti spegne e della speranza che ti tiene acceso.
Una luce si accende dentro, anche se fuori è ancora buio, mentre tutti dormono e il sole aspetta pazientemente il suo turno per illuminare un nuovo giorno. Hai un solo pensiero più forte del sonno e della stanchezza. Essere dimenticato oppure amato, finire in un angolo o non mancare di nulla, arrivare ultimo oppure vincere la medaglia.
Una macchina gira a sinistra. Almeno ancora oggi, almeno ancora per un giorno, esisti anche tu.

Marco Grossetti
FELICIZIA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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