Con le mani in pasta

Pubblicato il 30-07-2018

di irene

di Irene Panarello - Rugina la conosciamo da tanti anni, è una delle signore sempre presenti in parrocchia, a cui piace aiutare gli altri. Quando l’abbiamo incontrata lavorava ancora come segretaria in un centro per diversamente abili ad Amman, ma ci ha sempre detto che una volta pensionata sarebbe venuta ad aiutarci molto volentieri. Ed è stata di parola. Ha cominciato a venire ad aiutarci come supporto nelle classi e abbiamo trovato in lei una disponibilità e una costanza non comuni in un Paese come la Giordania, in cui il concetto di volontariato è ancora molto poco diffuso e sentito.

E questo ha messo il primo e fondamentale tassello della nostra amicizia: abbiamo capito che potevamo contare su di lei. Molto presto abbiamo scoperto che Rugina è molto brava a cucinare e così è nato un sogno: fare un laboratorio di cucina professionale con le ragazze più grandi della scuola, per cercare di capire se questo potesse essere un settore adatto a loro.

Abbiamo così cominciato a pensare come poter strutturare questo laboratorio e le domande erano tante: ce la faranno le ragazze? Cosa saranno effettivamente in grado di fare? Siamo partiti sperimentando, ma abbiamo subito capito che questo laboratorio era una grande occasione per loro, che si sono subito appassionate. Infatti il cucinare e il farlo a un livello professionale le ha fatte sentire responsabilizzate, orgogliose di fare quello che fanno anche le loro mamme e i “grandi”. In questo modo Rugina è presto diventata un riferimento per loro e il laboratorio di cucina un appuntamento fondamentale per le ragazze e per il loro percorso formativo all’Arsenale dell’Incontro.

La sua disponibilità, il suo esserci è stata la chiave per allargare questo sogno e per vivere quello che ci diciamo sempre all’Arsenale: il mondo si cambia partendo dal proprio metro quadrato e mettendoci la faccia in prima persona. Infatti quando abbiamo capito che il laboratorio di cucina stava funzionando bene, abbiamo cominciato a sognare più in grande e a desiderare di poter avere dei prodotti da proporre a chi passa per l’Arsenale, in modo da far conoscere quello che le ragazze stavano facendo e provare a cambiare l’idea che ancora tanti hanno che i diversamente abili non possono fare quello che altri ragazzi fanno.

Abbiamo scoperto che il primo passo necessario era quello di ottenere dal dipartimento dell’alimentazione del ministero della salute l’autorizzazione a cucinare non solo per gli studenti della scuola, ma anche per produrre prodotti per altre persone all’interno del laboratorio professionale di cucina. Quando siamo andati a chiedere quest’autorizzazione abbiamo dovuto fare i conti con la perplessità di chi ci stava di fronte: «Ma come potete pensare che delle ragazze diversamente abili possano cucinare per delle altre persone?». La nostra insistenza li ha convinti a mandarci un’ispezione da Amman per vedere la nostra cucina e le ragazze all’opera. E lo stupore per quello che hanno trovato li ha convinti a darci le necessarie autorizzazioni .

È cominciata così una nuova fase del laboratorio di cucina che si è specializzato nella produzione di sottoaceti, pizzette, marmellate, erbe aromatiche, olive e salse piccanti, biscotti e dolci di datteri e a proporli alle persone che frequentano l’Arsenale. In poco tempo la fama dei nostri prodotti si è diffusa a Madaba e le ragazze si sono trovate coinvolte in una maggiore responsabilità ed impegno per poter soddisfare le richieste di tutti. Specialmente quando abbiamo delle ordinazioni o degli eventi particolari chiediamo una mano ad alcune volontarie che vengono ad affiancare le ragazze in cucina. Una di loro, dopo un pomeriggio passato in cucina, è venuta a dirci quanto fosse rimasta colpita dalle ragazze. «La prima volta che mi avete invitato ad assaggiare le pizzette e i dolci che avevano fatto i diversamente abili non ero molto convinta, ma sono venuta più per aiutarvi e sostenervi che perché credessi che potessero essere buoni. Ma quando ho assaggiato le pizzette… erano buonissime!

Venendo a cucinare con le ragazze ho visto che sono veramente loro le protagoniste della cucina e mi sono stupita di come abbiano imparato a fare da sole. Anche se vi conosco da tanti anni non credevo che fosse possibile una cosa del genere!». Lo stupore e la commozione sono forse i rimandi più belli che ci sta dando il laboratorio di cucina e sono anche il motore dei nostri sforzi per cercare di farlo crescere. Un mese fa, siccome le ragazze hanno ormai imparato le ricette di base, abbiamo deciso di provare a fare qualcosa di nuovo e di più difficile.

Ricordo bene la faccia di Rugina che, dopo il primo giorno di prova, è arrivata da noi con le lacrime agli occhi, commossa da come le ragazze fossero riuscite a fare gli shushbarak, delle specie di tortellini, e di quanto fossero contente di aver imparato una cosa nuova. Ha toccato con mano che quel suo apparentemente semplice esserci e avere le mani in pasta con le nostre ragazze, sta veramente cambiando un pezzetto di mondo, la vita e le idee di tante persone.

Irene Panarello
NP FOCUS
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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