Il grido di Mattia

Pubblicato il 17-02-2018

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - In famiglia meno regali, più dialogo.
In alcune giovani famiglie di oggi in cui entrambi i membri della coppia lavorano a tempo pieno, diventa spesso indubbiamente vantaggioso poter contare sul quotidiano sostegno da parte della famiglia di origine di uno dei due coniugi (o anche da quelle di tutti e due). I benefici sono economici e logistici, e si fanno quasi indispensabili con l’arrivo dei figli e la necessità del loro accudimento costante. Il “rovescio della medaglia” è il rischio che la coppia non sviluppi uno stile di vita sufficientemente autonomo e non riesca quindi a dare un significato di vera evoluzione al nuovo percorso familiare.

Questo può avere delle conseguenze importanti sul piano delle relazioni interpersonali e anche su quello dell’assunzione di responsabilità nel ruolo genitoriale. Quando la cura dei nipotini, infatti, viene demandata in tutto o in gran parte ai nonni, può accadere che il bambino – poi il ragazzo – si ritrovi ad avere contemporaneamente 3 o 4 genitori, tutti ugualmente desiderosi di seguire i loro metodi e di veder realizzate le proprie istanze educative.

Se tra gli adulti si crea un clima di competizione, il bambino imparerà che la strategia migliore è quella di cercare di volta in volta chi gli dica di sì, cioè sceglierà di percorrere la via più comoda per soddisfare i propri desideri. Mattia, per esempio, è un bambino di quasi 8 anni, sveglio ed intelligente, molto vivace ed intraprendente, che è stato allevato dai nonni materni in quanto la mamma svolge un’attività professionale decisamente impegnativa, che la costringe a frequenti trasferte e le impone orari piuttosto lunghi. Il papà, a sua volta occupato a tempo pieno in un’attività commerciale che lo coinvolge anche il sabato, non ha molto tempo da dedicargli, ma soprattutto ha delegato fin dall’inizio il compito della sua educazione ai suoceri.

Tra Mattia e i suoi genitori, dunque, le occasioni di scambio, di confronto (o magari anche scontro) e di esperienze comuni sono davvero poche: al contrario sono invece molti i regali che mamma e papà gli fanno anche senza una precisa motivazione, probabilmente nel tentativo di compensare i sensi di colpa per la loro assenza. I nonni da parte loro si sentono particolarmente responsabili nei confronti del bambino e tendono a comportarsi con lui in maniera eccessivamente protettiva. Il risultato è che Mattia non è autonomo in nulla, non si impegna a scuola, è decisamente arrogante e capriccioso ed ha imparato molto presto a nascondere con bugie eventi che potrebbero generare nei nonni ansie e preoccupazioni; sa anche molto bene come mettere a disagio i genitori facendo regolarmente con loro la parte della “vittima”, in modo da aumentarne il disorientamento ed ottenere sempre maggiori vantaggi in termini di libertà da ogni regola, fatica e dovere. In questo labirinto familiare nessuno trova più la via d’uscita e tutti si accusano a vicenda: i genitori rimproverano ai nonni di aver “viziato” il bambino, i nonni rimproverano ai genitori di aver scaricato su di loro ogni responsabilità. I rapporti sono cronicamente tesi, l’aria che si respira è pesante.

A questo punto – per il bene di Mattia – tutti i componenti della famiglia dovranno sforzarsi di cambiare modalità interattive nelle relazioni con gli altri, anziché irrigidirsi nelle rispettive posizioni e intestardirsi a rivendicare le proprie ragioni.
Solo uscendo da se stessi e dalle proprie convinzioni per andare verso gli altri è infatti possibile innescare piccoli cambiamenti che diano l’avvio ad un sovvertimento totale di un sistema che non funziona. Il mondo cambia se cambio io!

Gabriella Delpero
PSICHE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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