La banca di Luciana

Pubblicato il 15-02-2018

di Simone Bernardi

di Simone Bernardi - Più del 30% di tutto il cibo prodotto nel mondo non va a finire nel piatto di nessuno. Tonnellate di prodotti che hanno richiesto lavoro, denaro e risorse naturali preziosissime sono resi semplicemente inutili, diventano spreco, spazzatura, ogni giorno. E intanto, ci sono persone che muoiono di fame! Chissà quante volte abbiamo ascoltato questa riflessione.

In Brasile, come in Italia, quando spieghiamo com’è nato il Sermig partiamo dalla storia di un giovane bancario di Torino che di questa riflessione ne ha fatto un sogno, una ragione di vita, determinato a sconfiggere la fame del mondo. Un bancario che non dà la priorità ai soldi? Difficile.

Ebbene, a San Paolo ne conosciamo almeno un altro, anzi, un’altra: si chiama Luciana Chinaglia Quintão, ha 55 anni e nel 1998 ha fondato una banca che non si preoccupa della salute finanziaria dei suoi clienti, ma di quella fisica. Luciana è l’idealizzatrice, nonché direttrice e finanziatrice del Banco de Alimentos, il primo Banco Alimentare della società civile brasiliana che, come i suoi omologhi in giro per il mondo, recupera le eccedenze alimentari invendute e le redistribuisce ad oltre 45 istituzioni di accoglienza, tra cui l’Arsenale della Speranza. In quasi 20 anni di esistenza, l’iniziativa di Luciana ha già fornito oltre 70 milioni di piatti di cibo a persone in situazione di povertà estrema.

Detto così, sembrerebbe semplice, come un “piatto pronto”, invece no. «All’inizio – ricorda Luciana – ho inviato più di 400 lettere ad altrettanti produttori di alimenti! Ho ricevuto 5 risposte, tutte di congratulazioni, nessuna di adesione... ma non potrò mai dimenticare il mio primo giorno di consegne: col cibo donatoci da un rivenditore di fiera, siamo arrivati in un asilo e la cuoca ci indica le pentole vuote: oggi non ci sarebbe stato il pranzo, ma siete arrivati voi». Sul fatto che la sua banca non dia denaro, Luciana è categorica: «Ho studiato economia per capire meglio il mondo, poi ho fondato il Banco per cambiarlo, è il miglior investimento che potessi fare, per la società e per la mia vita!».

Simone Bernardi
OBRIGADO
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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