Essere luce

Pubblicato il 06-10-2011

di laura e giancarlo

 

ESSERE LUCE


Il fuoco scalda, brucia, consuma le scorie, ma anche illumina e Gesù è luce del mondo, e ci dice che dobbiamo essere luce nel mondo. Eppure non c’è nulla di più difficile. C’è tanta gente nel mondo che è visibile, ma quanto è difficile essere visibili, come una luce sulla montagna, e, nello stesso tempo, essere miti e umili di cuore, come Gesù.
Nella nostra società c’è la visibilità di chi si lancia dal pinnacolo del tempio, come Satana suggeriva a Gesù, e c’è la visibilità della sapienza misteriosa di chi è innalzato da terra e attira tutti a sé. San Paolo commenta: “parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta scritto infatti: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1Cor 2, 6-9). Gli uomini non hanno saputo riconoscere la visibilità di Gesù, eppure era ben visibile, non ha parlato in segreto, “ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio” (cfr Mc 14,49) ha detto Gesù.
Chiamati alla testimonianza, dobbiamo pensare a chi testimoniamo e non a quanti riceveranno la nostra testimonianza o a quanti guarderanno il nostro esempio o a quanti ci ascolteranno o a quanti ci daranno ragione o imporremo la nostra ragione. In fondo, dobbiamo ammetterlo, dentro il nostro cuore tante volte c’è la preoccupazione di quanto vinceremo. I profeti e Gesù non hanno vinto! Allora, se vogliamo essere luce del mondo, non dobbiamo essere degli abbaglianti puntati contro degli indagati, oppure degli spot colorati che piroettano davanti gli occhi della gente ed, ancora meno, un faretto che illumina il bel quadretto che siamo.
“Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5,14-16). Davvero credo che oggi ci sono poche parole di Gesù di così difficile realizzazione. In un mondo di luci, dov’è la luce?
Il candelabro su cui è messa la luce è la croce, l’umiltà e la carità sono le braccia che sostengono la croce, la pazienza e la perseveranza sono la base che la tengono solida, ma è soprattutto la fede che rende la croce ritta davanti al mondo. La luce di Dio arriva in modo misterioso, ma non ci rende potenti; arriva in un modo che sempre ci sfuggirà, ma che sarà sempre fedele: pensiamo all’annunciazione, nessuno sa come il messaggio di Dio è arrivato fino a Maria, nessuno sa come Dio l’ha realizzato, per noi rimane velato, ma anche per Maria stessa è rimasto velato, eppure Maria accetta, nella fede, il fatto che Dio è presente e operante nella sua vita, e questo le basta. Gesù dice: “voi siete la luce del mondo”, e dice anche “io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12), quindi essere luce del mondo deve esserlo al modo di Gesù, perché non possiamo discostarci per nulla dal maestro malgrado tutti i ragionamenti che possiamo farci, che il mondo ci fa, che la nostra testa, che è tentata dal mondo, si fa.
La luce arriva dove giacciono i prigionieri che abitano nelle tenebre e nell’ombra della morte (cfr Sal 107,10-22). Ora, una luce che arriva accecante nel buio, dove ci sono dei feriti, rischia di ferirli ancora di più. Se Dio non fosse rivestito di una povera carne umana, noi staremmo caduti a terra, più ancora degli apostoli nel momento della trasfigurazione di Gesù, più ancora di Paolo sulla via di Damasco; se Dio avesse parlato forte, saremmo stati atterriti come il popolo ai piedi del Sinai, se avesse fatto segni strabilianti, saremmo partiti per farlo re, senza capire niente.
Allora, dov’è la luce che dobbiamo imitare per essere anche noi luce del mondo? La luce è nella mangiatoia di Betlemme, è nel laboratorio di Nazaret, è la luce rifiutata nella sinagoga, è quella del Gesù “stanco del viaggio” al pozzo di Giacobbe in Samaria, è sul monte delle beatitudini, è sul Tabor ma solo con tre persone che la vedevano ancora piene di sonno, ma la luce splendente al massimo è sul Golgota. “verme, non uomo”(Sal 22,7). E noi siamo alla scuola di Gesù, una lunga scuola, senza illusione di arrivarci subito, per imparare a vederla lì, per poi rifletterla sul mondo.

da un incontro di padre Cesare Falletti al Sermig
deregistrazione non rivista dall’autore

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