Famiglia al centro

Pubblicato il 01-07-2017

di Lucia Sali

di Lucia Sali - Le nuove linee guida della Commissione europea.
L'Europa tenta l'attesa svolta sul sociale, e per farlo decide di partire dalla famiglia, puntando sulle donne con un rivoluzionario e già criticato approccio di parità tra madri e padri nel congedo parentale. In arrivo anche l'estensione delle tutele alle nuove forme di lavoro atipiche, svolte soprattutto dai giovani e sviluppatesi con l'economia digitale.

E una sempre meno scontata carta dei principi sociali, dai salari minimi ai licenziamenti, dalle pensioni a salute e sicurezza, che sarà applicata anche nella valutazione della performance economica di un Paese nell'ambito del cosiddetto semestre europeo e delle procedure di controllo dei conti pubblici. Sono gli elementi principali del maxipacchetto sul Pilastro sociale presentato a fine aprile dalla Commissione Ue, con l'obiettivo di rispondere all'impoverimento del tessuto sociale provocato dalla crisi.
Un «segnale importante» accolto positivamente dalla Confederazione europea dei sindacati, in quanto non solo riafferma i diritti messi in dubbio dalla crisi ma ne «introduce di nuovi», spiega Luca Visentini, segretario generale dell'Etuc. Una mossa che, soprattutto sul fronte del congedo parentale, è invece già stata bocciata dalla Confindustria europea come «inaccettabile» in quanto «mette a rischio la competitività » e «in pericolo» il dialogo tra le parti sociali, ha tuonato il presidente di BusinessEurope Emma Marcegaglia.

La proposta di direttiva Ue battezzata equilibrio vita-lavoro supera e va al di là della revisione di quella sul congedo di maternità, mai riuscita in passato in quanto bloccata dall'opposizione degli Stati membri. Le nuove regole introducono infatti il più ampio concetto di congedo parentale: a occuparsi di bambini o anziani non devono più essere solo le donne, costrette a rinunciare alla carriera professionale, ma anche gli uomini. Il provvedimento introduce infatti, oltre a 10 giorni di congedo obbligatorio per i papà in occasione della nascita dei figli, 4 mesi di congedo sia per le mamme che per i papà sino almeno ai 12 anni di età del bambino, remunerati e non trasferibili tra padri e madri. Più 5 giorni all'anno, sempre remunerati, sia per uomini che per donne per prendersi cura di un familiare stretto. «Costi», hanno attaccato gli imprenditori, «un investimento nella gente e nell'innovazione della forza lavoro», ha ribattuto la commissaria Ue a lavoro e welfare Marianne Thyssen, argomentando che se «certo ci saranno costi nel breve termine» questi potrebbero essere «condivisi tra aziende e Stato».

La commissaria Ue alle pari opportunità Vera Jourova ha sottolineato infatti che si tratta di un provvedimento con un «razionale economico molto profondo». Il costo per l'economia europea delle donne, spesso qualificate ma fuori dal mercato del lavoro perché costrette a scegliere tra famiglia e carriera, «ammonta ad almeno 370 miliardi di euro l'anno, pari al 2,5% del pil europeo». Senza contare gli effetti a lungo termine: le donne si ritrovano ad essere a rischio povertà con pensioni fino al 40% inferiori a quelle degli uomini. E l'Italia è di fatto il Paese Ue maglia nera per il maggior divario tra uomini e donne occupate, con ben il 20%, seconda solo a Malta con il 27,8%, nonché il terzo per il più basso reddito lordo disponibile per le famiglie.

Documento principe della Commissione, però, è la carta con i 20 principi e diritti sociali chiave, da subito applicabili a tutti i 28 via il semestre europeo ma anche avviata a una adozione formale da parte dei Paesi dell'eurozona, anche se aperta a tutti. Una sorta di test, insomma, per vedere sino a che punto i 27 dopo la Brexit vorranno dare all'Europa una Tripla A sociale, oppure creare un'Europa a due velocità sul sociale.

Lucia Sali
EUROLANDIA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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