Curare la mente

Pubblicato il 21-06-2017

di Pierluigi Conzo

di Pierluigi Conzo - Le persone infelici soffrono di più per la povertà, la disoccupazione o per disturbi mentali?
Un recente articolo pubblicato sulla rivista scientifica Kyklos prova a dare una risposta empirica a questa domanda. Gli autori motivano la propria ricerca criticando la letteratura economica sulla felicità, che individua tra le determinanti di quest’ultima fattori esterni all’individuo (es. reddito, disoccupazione...) ma ignora un importante fattore più interno alla persona: lo stato di salute mentale.

Gli autori prendono in esame un campione rappresentativo di persone che, negli Stati Uniti e in Australia, si dichiarano poco soddisfatte della propria vita. Persone cioè che dichiarano di essere nel più basso 10% della scala usata per cogliere la soddisfazione di vita. A queste persone viene chiesto di riportare – insieme ad altre informazioni di carattere economico, demografico e sociale – se nell’ultimo mese hanno sofferto di problemi fisici o disordini mentali. In alcuni casi, si ha anche accesso a dati oggettivi relativi depressione o ansia ufficialmente diagnosticata.

I risultati mostrano che in Australia il 20% della popolazione più infelice è povera mentre la percentuale scende se si considera chi è disoccupato. Inoltre, solo il 22% riporta malattie fisiche. Al contrario, ben il 48% dei più infelici soffre di disturbi mentali e il 31% è in terapia. Le percentuali sono simili per gli Stati Uniti e, in una diversa analisi, anche per Germania e Regno Unito. Inoltre, queste statistiche sono confermate anche in analisi multivariate più sofisticate che consentono di tenere in considerazione l’effetto che questi diversi fattori possono avere simultaneamente sull’infelicità.

Gli autori suggeriscono quindi di dare più peso alla dimensione del benessere mentale quando si conducono misurazioni della felicità. Infine, sulla base dei loro risultati, essi stimano i costi-benefici che scaturirebbero se lo stato migliorasse l’accesso alla terapia comportamentale/cognitiva per chi è affetto da depressione o ansia. Calcoli approssimativi suggeriscono che per gli Stati Uniti il beneficio in termini di miglioramento di soddisfazione di vita supererebbe di ben settanta volte il costo della terapia (dieci per l’Australia).

Insomma, curare il corpo è importante… ma a quanto pare, per la felicità, lo è di più la cura della mente.

Pierluigi Conzo
ECOFELICITA'
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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