La festa del papà

Pubblicato il 27-04-2017

di Renzo Agasso

di Renzo Agasso - Guido Galli, magistrato e padre di famiglia, vittima del terrorismo nella Milano degli anni di piombo.

Siamo nel 1980, a Milano, Università Statale. In un corridoio, a terra coperto da un lenzuolo, giace un corpo senza vita. Ucciso da un gruppo di Prima Linea, tra i terroristi più feroci degli anni di piombo in Italia. L’uomo sotto il lenzuolo si chiama Guido Galli, bravissimo magistrato, galantuomo, marito e padre esemplare. Era lì per far lezione nell’aula 309. Non ci è mai arrivato, gli assassini lo hanno fermato prima, per sempre. Viene a benedire il nuovo arcivescovo di Milano, appena giunto in città: si chiama Carlo Maria Martini. Accorre la figlia di Galli, Alessandra, studentessa della Statale: vede suo padre morto.

Anche gli assassini hanno un nome: Sergio Segio, Michele Viscardi, Maurice Bignami, Franco Albesano (e altri). Vogliono abbattere lo Stato, fare la rivoluzione, sparacchiando e ammazzando chi lo Stato lo tiene in piedi: magistrati, poliziotti, carabinieri, politici, giornalisti. Hanno provocato danni incalcolabili. Catturati e processati, adesso sono tutti fuori.

Qualcuno non si rassegna e cerca ancora pulpiti compiacenti per le sue orribili teorie. Guido Galli era un servitore dello Stato tra i più bravi. Un uomo mite e buono, sposato con Bianca Berizzi, padre di quattro figli più uno adottato (un nipote rimasto orfano). Perché lo ammazzano? Lo spiegano in un folle comunicato: perché è troppo bravo, dunque è un nemico della rivoluzione. “Sono stati dei cretini”, dirà un giorno Bianca Berizzi. Ogni tanto qualcuno vorrebbe tirare un colpo di spugna su quegli anni, su quelle follie. Dice la figlia Carla, magistrato (come la sorella Alessandra): “Chiudere gli anni di piombo per me non vuol dire nulla.

Per chi è stato colpito in modo così diretto c’è poco da chiudere”. Ferdinando Pomarici, altro magistrato, aggiunge: “Chi ha ucciso ha ucciso. Non doveva uccidere”.
La famiglia Galli ha scritto agli assassini: “Avete semplicemente annientato il suo corpo, ma non riuscirete mai a distruggere quello che lui ha ormai dato per il lavoro, la famiglia e la società. La luce del suo spirito brillerà sempre, annientando le tenebre nelle quali vi dibattete”. E Guido Galli scrisse un giorno a suo padre di voler fare il magistrato, cioè “un mestiere che potesse darmi la grande soddisfazione di fare qualche cosa per gli altri”.

Gli assassini hanno ucciso un uomo così. Lo hanno fatto il 19 marzo, festa di san Giuseppe e del papà. Guido Galli era un papà, e aveva un figlio di nome Giuseppe.

Renzo Agasso
PEOPLE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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