Sveglia a suon di campanella

Pubblicato il 03-05-2017

di Michelangelo Dotta

di Michelangelo Dotta - Nell’inedito esperimento sociale di RAI2, dietro la cancellata chiusa del Collegio di Caprino Bergamasco, per i 18 giovani selezionati è iniziata un’avventura che sin da subito si rivela più dura e impegnativa del semplice gioco televisivo che probabilmente si aspettavano di affrontare.

Senza contatti con l’esterno, senza possibilità di uscita dal perimetro dell’istituto, seguiti 24 ore su 24 da sei insegnanti, un preside e due sorveglianti, gli studenti di oggi non si trovano solo a vivere in una realtà sconosciuta, ma in un vero e proprio mondo ribaltato rispetto ai canoni, le regole e le comode abitudini applicate sino a ieri. Né fiction, né documentario, né reality show ma qualcosa di più simile ad una sperimentazione ben orchestrata sotto gli obbiettivi attenti delle telecamere, il percorso degli ospiti del Convitto di Celana diventa, puntata dopo puntata, una sorta di immersione collettiva in un mondo di adolescenti che, se da un lato mostra esuberanza, simpatia e intelligenza, dall’altro trova enormi difficoltà nel concepire, accettare e metabolizzare, anche se per un arco di tempo definito e limitato, una condizione diversa da quella in cui è comodamente abituato a vivere.

Il taglio dei capelli per uniformarsi alle acconciature dell’epoca è il primo segno tangibile che la sceneggiatura infligge sul corpo dei nuovi studenti, non trucco, parrucca e personaggio da interpretare, ma persona reale costretta a subire un gesto che vive come affronto al proprio essere.

Una vera tragedia con autentiche scene di panico che le riprese e la regia enfatizzano ma che allo stesso tempo non possono che porre in evidenza la latente incapacità di accettarsi e sentirsi realizzati e sicuri se non in una precisa forma estetica. Anche la divisa da indossare per maschi e femmine pare un’onta in grado di cancellare identità costruite sugli imperativi della moda e delle istanze del branco di appartenenza.

La struttura rigida del collegio inizia a prendere reale forma e sostanza e scompiglia i delicati equilibri e le patinate certezze dei ragazzi. Il grande gioco collettivo si sta trasformando in una ragnatela di ordini e comportamenti in cui si sentono soffocare, questo inedito metodo educativo che hanno accettato pensando forse di evitarne con l’astuzia le regole, si rivela inaspettatamente serio e senza deroghe.

È la scuola che ha formato senza traumi i loro genitori ma risulta inaccettabile per una generazione che cresce al vento di una libertà incondizionata. E non è sicuramente solo il tipo di scuola alla vecchia maniera... tutti in piedi quando entra il professore... a farli passare dal divertito all’incredulo, ma l’organizzazione militaresca delle intere giornate scandite da camerate con sveglia a suon di campanella, vestizione e controllo uniforme in tempi precisi ecc. ecc. sino allo spegnimento delle luci per riposare e affrontare tonici nel fisico e nella mente il nuovo giorno di studio.

Nel generale sconforto recitato a favore di telecamera, ma che di fatto diventa sempre più reale con il passare dei giorni, ancora increduli dinnanzi ai sorveglianti che comandano o costernati in fila per la distribuzione mattutina del cucchiaio di olio di fegato di merluzzo, chi lo rifiuta salta la colazione, i ragazzi iniziano ad assaporare una nuova forma di socializzazione che non passa per internet (segue).

Michelangelo Dotta
MONITOR
Rubrica di NUOVO PROGETTO

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok