Le gaffe della Commissione

Pubblicato il 01-12-2016

di Lucia Sali

di Lucia Sali - Commissari in partenza verso posti di responsabilità più interessanti, ex che invece saltano nei board delle società più controverse, responsabili in carica che votano contro i provvedimenti Ue o che si lasciano scappare dichiarazioni razziste. In barba alle regole e ai comitati etici ad hoc. È l’immagine sempre più debole ed opaca che la Commissione europea guidata dall’ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker sta dando di sé agli europei, sempre più euroscettici e distanti, ormai impegnata più a parare i colpi tra uno scandalo e l’altro che a lavorare sui dossier.

Ultime in ordine di tempo, le uscite a sfondo razzista e sessista del commissario al digitale, il tedesco Guenther Oettinger, che ha chiamato i cinesi “occhi a mandorla” e “furbetti maliziosi”, ma che per fortuna non avendo la democrazia “non hanno le quote rosa”. Lo sproloquio, diffuso dallo Spiegel, non ha risparmiato neanche i gay né la Vallonia, la regione del Belgio che ha tenuto in ostaggio l’accordo di libero scambio Ue- Canada. Dopo il polverone suscitato a Pechino, Bruxelles ma anche a Berlino, le scuse del commissario sono arrivate ma con quasi una settimana di ritardo. E nessuna mozione di censura da parte della Commissione. Anzi, Juncker nel frattempo ha promosso lo stesso Oettinger assegnandogli anche le competenze sul bilancio Ue, uno dei portafogli più importanti che passano così sotto chiave tedesca.

La vicepresidente finora responsabile dell’assegnazione di tutte le risorse europee, dai migranti ai fondi di sviluppo regionali sino all’Erasmus, la bulgara Kristalina Georgieva, a sorpresa ha infatti annunciato il suo addio alla “squadra Juncker”. Dopo aver fallito la corsa all’Onu per la carica di segretario generale, ha accettato qualche settimana dopo il posto di ad della Banca Mondiale a Washington. Commissaria alla gestione delle crisi umanitarie nel secondo esecutivo Barroso, nonostante la top position ottenuta con Juncker al bilancio, dopo due anni ha deciso di lasciare. Secondo Politico.eu, sarebbe un clima “avvelenato” unito all’impossibilità di prendere decisioni politiche creato dal capo di gabinetto di Juncker, il tedesco Martin Selmayr, a fare letteralmente scappar via Georgieva, una delle personalità più brillanti di Bruxelles.

Altro scandalo, ancora più grave per l’immagine e la credibilità dell’intera Ue, il nulla di fatto del comitato etico ad hoc sul caso dell’ex presidente dell’esecutivo comunitario, il portoghese José Manuel Barroso, assoldato dalla banca d’affari Goldman Sachs dopo 20 mesi dalla fine del suo doppio mandato. Nonostante una petizione firmata da funzionari Ue e cittadini e le critiche di eurodeputati e dello stesso Juncker, Barroso per il momento ha ricevuto solo una semplice degradazione a lobbista comune in caso di visite a Bruxelles. Le revolving doors, vietate solo per i primi 18 mesi dopo la fine del mandato, si sono aperte anche per l’ex commissaria al digitale Neelie Kroes, ora nel board di Uber.

Silenzio, sempre da parte del comitato etico della Commissione, anche sulla società offshore mai dichiarata quando era ancora commissaria, emersa dai Bahamas Leaks. Tra gli altri, l’ex al commercio, il belga Karel De Gucht, è finito invece nei comitati di gestione del gigante mondiale dell’acciaio Arcelor Mittal e della principale azienda belga di tlc, Proximus, mentre la ex al clima, la danese Connie Hedegaard, è ora nella società energetica Danfoss e in un board di Volskwagen sulle emissioni inquinanti creato dopo il Dieselgate. Ora ha promesso di intervenire il mediatore Ue, l’irlandese Emily O’Reilly.

Altro imbarazzo, il commissario a giovani e cultura, l’ungherese Tibor Navracsics, che ha ammesso in un’intervista di aver votato contro il sistema di quote Ue per i migranti nel referendum indetto dal governo Orban. Di nuovo, nessun provvedimento né mozione di censura.







Rubrica di NUOVO PROGETTO


 

 

 

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