Verso la libertà

Pubblicato il 26-07-2016

di R. Bonomo

di R. Bonomo e V. Turinetto - Di solito quando il potere si trasforma in tirannia attua due azioni per consolidarsi: da una parte distrugge ogni forma di opposizione perché la diversità delle opinioni gli risulta insopportabile, dall’altra modifica le leggi per poter agire in profondità nella società dando una parvenza legale alle proprie azioni.

Anche in Myanmar, l’antica Birmania, è successo così con la dittatura militare che a partire dal 1962 ha governato il Paese con pugno di ferro. Da qualche anno a questa parte l’esercito sta progressivamente cedendo il potere e la Lega Nazionale per la Democrazia guidata dalla storica leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi sta assumendo importanti responsabilità di governo. In Myanmar quindi è iniziato un cammino verso la democrazia. Ma alle parole devono seguire i fatti perché e le promesse di democrazia si realizzino.

È notizia di pochi giorni fa che uno dei primi tasselli della dittatura sta per cadere: il governo ha infatti invitato tutti gli oppositori della diaspora birmana a tornare in patria. Avranno 100 giorni di tempo per rispondere all’invito del governo, in tal modo le loro condanne per reati di natura politica e di opinione verranno cancellate. Anche per i detenuti politici attualmente in carcere è previsto un’accelerazione del processo di scarcerazione. Negli anni precedenti, più per propaganda che per altro, era stato richiesto agli oppositori di rientrare in patria, solo ora però ci sono le condizioni perché i birmani possano finalmente vivere liberamente le loro opinioni.

È un primo, grande passo anche se per molti esponenti democratici non ci sarà mai vera libertà fin quando non verranno abolite le leggi che il regime militare aveva adottato per bloccare le manifestazioni di piazza e la circolazione delle idee. Sono soprattutto i giovani a fare queste richieste perché hanno una grande voglia di stare insieme e discutere del futuro del loro Paese. Ci vorrà del tempo – il 25% dei deputati del parlamento birmano sono militari – ma gli ultimi sviluppi non fanno altro che confermare la speranza.

 

 

 

 

Rubrica di Nuovo Progetto

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