Quel soffio dello Spirito

Pubblicato il 24-02-2016

di Annamaria Gobbato


Due domande a mons. Giuseppe Ghiberti, teologo e biblista di fama internazionale, sullo storico incontro a Cuba tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill

(..) tempo fa incontrai in un lungo colloquio il Metropolita di Mosca, Nicola, colloquio che ebbe, si può dire, un solo contenuto: che stava per aprirsi un'epoca radicalmente nuova nella storia del mondo, e che questa nuova gigantesca edificazione dei popoli e delle nazioni richiedeva da parte dei cristiani (della Chiesa unita) l'adempimento generoso della parte che Dio loro affida: essere luce del mondo e sale della terra.
.. (Giorgio La Pira alle claustrali, sabato santo 1930) Dopo quasi un secolo, altri due uomini che sanno parlare ai cuori si sono incontrati e abbracciati: lo storico colloquio di papa Francesco con il Patriarca di Mosca, Kirill, a Cuba, a lunga distanza, quali risultati produrrà? Unità o unificazione?

Tra l'incontro del 1930 e questo del 2016 vi sono certo diversità, ma sono suggestive le convergenze. I protagonisti sono diversi, soprattutto da parte cattolica, ma sia La Pira sia Francesco sono certamente dei carismatici. Gli interlocutori ortodossi sono la massima autorità in seno alla Chiesa russa, ma i tempi sono molto mutati: la chiesa appena tollerata e anche perseguitata nell'epoca staliniana è diventata ora una specie di chiesa di stato, protetta e un po' condizionata. In compenso i tempi sono certamente più favorevoli a un dialogo più schietto, motivato dal vero desiderio di ridurre le divergenze e compiere passi non solo ideali di avvicinamento. Non si vedrà ancora l'unità, ma si accentuerà l'impulso per una comprensione reciproca che valorizzi l'enorme patrimonio di elementi comuni.

Il dialogo fra le Chiese d'Oriente e d'Occidente nel corso dei secoli sembra essere come una macchina che nella sua corsa ha visto accelerazioni e brusche frenate: in questo momento sta avanzando veloce o è ferma?
Stiamo vivendo un momento certamente positivo. Forse è addirittura più evidente l'impegno dei vertici per un avvicinamento reale. Bisogna però dire che spesso la base non avverte né le motivazioni polemiche né le conquiste teologiche che muovono i vertici. Non sono rari fenomeni di poca cordialità, ma questo dipende dal modo come i vertici (che possono essere semplicemente i preti e i monaci del posto) vivono la divisione delle chiese. Dove però c'è maggiore serenità, la base diventa facilmente cordiale, soprattutto nel momento in cui si pratica la pietà di base, nella liturgia e nelle varie devozioni. L'ho visto in particolare a riguardo della Sindone, ma si avvertiva che il clima era condiviso nella partecipazione comune alle preghiere, in privato e nelle chiese.

Come abbiamo visto, il martirio dei cristiani in Siria, in Iraq, nell'Oriente cristiano e anche in alcuni Paesi africani é stato evocato durante il colloquio fra Francesco e Kirill: secondo lei, ne usciranno progetti comuni in favore di questi popoli perseguitati?
Dal comportamento di Papa Francesco sappiamo che questo tema è oggetto di non poca attenzione, quanto a Kirill, ricordo l'esperienza che facemmo di lui qui a Torino durante l'ostensione della Sindone del 2000. Allora egli era il secondo nella gerarchia della chiesa russa e una specie di ministro degli esteri. Venne a Torino e lo portammo a visitare quanto lo interessava nella nostra vita di chiesa. Bisognava vedere con quale interesse e quanta ammirazione prendeva conoscenza della realtà del Cottolengo e del Sermig. Continuava a dire: questo dobbiamo cercare di farlo anche noi. Certo la posizione di partenza dei due pastori non è omogenea, perché l'ortodossia russa deve essere attenta nei confronti della politica del proprio stato, mentre all'atto pratico l'autonomia del Papa è incomparabilmente maggiore. Con giudizio del tutto superficiale mi viene da dire che iniziative comuni per l'Africa potranno nascere con buona probabilità, mentre per il Vicino Oriente (specialmente la Siria) la cosa sarà assai più difficile.

Lei anche recentemente ha avuto modo di recarsi in Russia: può raccontarci una storia di 'unione dal basso'? Cristiani delle due confessioni religiose che si aiutano e non si ignorano o, peggio, si detestano?
Eravamo andati in Russia, a Mosca, nel 2000 con alcuni membri del Comitato per l'ostensione della Sindone allo scopo di invitare il Patriarca Alessio II a venire in pellegrinaggio a Torino. Kirill, che era il vice del patriarca, fece gli onori di casa con molta cordialità, pur non nascondendo gli impedimenti che rendevano ancora difficili incontri e rapporti più stretti con i vertici cattolici. Personalmente sono stato ancora due volte in Russia, sempre per parlare della Sindone, con altri colleghi, nel 2014 e nel 2015: la prima volta in ambienti in parte cattolici e i parte ortodossi e la seconda solo nell'università ortodossa di Mosca. La cordialità fu sempre totale e l'esperienza della potenzialità ecumenica della Sindone commovente. Ma non fu sempre solo la Sindone causa di questa cordialità. Ricordo alcune donne anziane nei pressi di Vladimir, che sentendo che nel gruppo c'era un prete (ed era evidente che era cattolico), vennero a baciare le mani e a ricevere la benedizione e un'altra che vendeva piccole meline e me le voleva dare tutte, visto che era un prete a volerne comperare alcune. Anche nel lavoro pastorale ho visto una certa simpatia di collaborazione, per esempio nella formazione di cori liturgici e addirittura nell'appartenenza a comunità interconfessionali di vita religiosa consacrata. E' un sommerso della grazia che fa sperare in frutti di bene. Lo Spirito spira a tutte le altezze.

A cura di Annamaria Gobbato

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