Due testimoni

Pubblicato il 24-03-2015

di Andrea Gotico

Marianella García Villas e Oscar Romero. Oggi 24 marzo la chiesa cattolica ricorda il sacrificio di mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador e di tutti i missionari martiri. Romero fu assassinato dal regime militare il 24 marzo 1980 mentre celebrava la messa, a causa del suo impegno di pastore a favore del popolo oppresso da una dittatura feroce. Dittatura che in un primo momento aveva accolto favorevolmente la nomina di mons. Romero, uomo di cultura, dedito quasi esclusivamente alla cura delle anime. L'uccisione del padre gesuita Rutilio Grande, cambia la vita del presule. Il sangue di questo sacerdote – racconterà poi – mi ha fatto intendere il grido dei poveri. Oggi vogliamo ricordare anche una sua collaboratrice, assassinata dallo stesso regime militare il 13 marzo 1983.

“Avvocata dei poveri, difensore degli oppressi, voce dei perseguitati e degli scomparsi”. Anselmo Palini, insegnante di Brescia, riassume così nel suo ultimo libro la figura quasi sconosciuta di una donna salvadoregna. Il libro è stato presentato dal suo autore all’Arsenale della Pace il 19 marzo scorso.
Marianella era una figlia della buona borghesia del suo Paese. Il padre, spagnolo, l’aveva mandata in Europa, a Barcellona, a studiare in un collegio religioso esclusivo. Le suore le chiedono di insegnare catechismo in un quartiere povero: è il suo primo approccio con il mondo dei diseredati. Rientrata in patria, realizza il suo sogno: diventare avvocato. Si iscrive all’Azione cattolica universitaria, e leggendo i documenti prodotti dal Concilio Vaticano II scopre “un Vangelo che non si ferma alla lettera”. Decide di entrare nella Democrazia cristiana del suo Paese e da allora il suo impegno nella difesa dei più deboli non si interrompe più fino alla morte. “La memoria dei martiri non sta nelle lapidi e nei libri, ma nella storia che è cambiata grazie alla loro testimonianza”, scrive Raniero La Valle nella prefazione. Questa storia Marianella aveva scelto di cambiarla a favore dei poveri campesinos, angariati, torturati, uccisi nei modi più atroci dalla ferocia dei soldati governativi. Nominata presidente della Commissione per i diritti umani, si recò più volte in Europa e anche in Italia per chiedere appoggio contro la dittatura in Salvador. Portava la voce delle innumerevoli persone scomparse, dei bambini, degli anziani, dei carcerati senza motivo. Non ottenne quasi nulla e a trentaquattro anni la sua voce tacque per sempre.

“Un terrorista è stato abbattuto nel corso di uno scontro a fuoco», questa la versione ufficiale del governo. In realtà Marianella, che aveva dovuto lasciare il Paese a seguito delle continue minacce di morte, vi era rientrata da clandestina con un incarico ufficiale dell’Onu: fare un’inchiesta sull’uso dei gas tossici da parte dei militari salvadoregni. Nel rapporto scrisse: “Sono in possesso di molte prove che dimostrano che il governo di El Salvador fa uso di armi proibite. Tra l’altro ho scattato foto di bambini feriti o bruciati da bombe al fosforo bianco. Ho assistito anche alla sepoltura di una bambina uccisa da una di queste bombe. Il padre, un povero contadino, mi disse: È stato orrendo e questa guerra è spaventosa. È una guerra ingiusta. Ma non dobbiamo essere tristi. Per arrivare ad un cambiamento dobbiamo fare molti sacrifici. Perciò offro il corpo di mia figlia assassinata alla lotta del mio popolo”.

“Non conoscevo personalmente Marianella García Villas, ma avevo seguito con ammirazione la sua coraggiosa e generosa lotta in difesa dei diritti civili accanto agli oppressi, ai diseredati, agli sfruttati della sua terra. Il suo feroce assassinio mi ha profondamente commosso ed ha suscitato in me ancora una volta quel senso di sdegno che si prova ogni qualvolta ci si trova di fronte a forme antiche e purtroppo sempre attuali di esercizio brutale del potere. Marianella era una di quelle persone che con la loro opera ci inducono a non disperare nell'avvento di un mondo più giusto e civile. Non possiamo permettere che la sua morte venga dimenticata e che le cause che l'hanno prodotta non vengano fino in fondo chiarite e rese di pubblica ragione. Mi unisco a tutti coloro che sollecitano una inchiesta internazionale che sia capace di fare piena luce sul delitto e dame la più ampia notizia alla pubblica opinione di tutto il mondo”, scrive dopo la sua morte Norberto Bobbio. E padre David Maria Turoldo invia un telegramma a Giovanni Paolo II – Marianella era stata uccisa assieme a 90 campesinos la domenica successiva alla visita del Papa – per chiedergli di additare al mondo questa donna come una martire cristiana: “Santo Padre, scrivo a nome di molti cristiani. Abbiamo aspettato le feste pasquali per manifestarLe la nostra attesa. La causa del nostro dolore è che troppi cristiani vengano uccisi da altri cristiani in Paesi cosiddetti cristiani. Ci conforta il mistero di Cristo Risorto, segno che la causa del povero continua”.
Monsignor Oscar Arnulfo Romero sarà proclamato beato e martire a San Salvador il prossimo 23 maggio. A quando il turno di Marianella?

Per chi volesse approfondire:
Due libri di Anselmo Palini:
“Marianella García Villas” - Avvocata de poveri, difensore degli oppressi, voce dei perseguitati e degli scomparsi, Ed. Ave
"Oscar Romero" - Ho udito il grido del mio popolo, Ed. Ave

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