Ritorno a Basilan

Pubblicato il 13-02-2014

di Mauro Palombo

di Mauro Palombo - Sono tornato a visitare i bajjao, gli zingari del mare, nell’isola di Basilan, 84km di periplo, all’estremo sud dell’arcipelago delle Filippine e lì ho incontrato i padri clarettiani che gestiscono un progetto molto coraggioso sostenuto dal Sermig. La missione era iniziata circa dieci anni fa con un sacerdote a tempo pieno e diversi volontari in quell’isola già allora insanguinata dal terrorismo. Stava per essere abbandonata poco dopo, per diversi motivi, non ultimo quello economico, quando il Sermig si rese disponibile a sostenerla e la missione proseguì, coinvolgendo sempre più le comunità locali. Ero approdato là un paio di anni prima, con alcuni amici e avevo ancora potuto vedere l’auto del vescovo crivellata dai proiettili che lo avevano ucciso insieme al suo segretario. Tra il 1992 e il 2002, un centinaio di cristiani, specialmente leader di comunità, erano stati uccisi. Tra i morti e i sequestrati anche sacerdoti e religiosi. Intanto il terrorismo si riversava dalla piccola isola di Basilan alla maggiore di Mindanao, creando panico e terrore tra i cristiani che al tempo del presidente-dittatore Marcos erano stati letteralmente dirottati sull’isola per impedire al milione di musulmani – unici abitanti di Mindanao – di dare vita ad un piccolo Stato con leggi esclusivamente islamiche.

Per molti cristiani, l’immigrazione rappresentava l’utopia di entrare in un piccolo paradiso terrestre con terreni propri da disboscare o da confiscare alla popolazione locale. Era prevedibile che questi musulmani che già chiedevano l’indipendenza, prima o dopo si ribellassero con la guerriglia, il banditismo e il terrorismo. Oggi gli abitanti dell’isola di Mindanao sono diversi milioni, in maggioranza cristiani. Negli ultimi anni il Fronte di Liberazione Islamica (MILF) ha sottoscritto un accordo con il governo nazionale che consente agli abitanti l’autogestione e lo sfruttamento delle risorse minerarie.

Se vuoi pace, prepara persone e relazioni nuove

Nel municipio di Maluso – situato nell’isola di Basilan dove vivono duemila bajjao – è stato avviato un progetto importante dalla missione clarettiana, con il sostegno del Sermig: 351 bambini e adolescenti frequentano la scuola (tra di essi 20 hanno raggiunto la scuola superiore e uno l’università). Le loro famiglie musulmane non hanno più paura. Riconoscono che i cristiani sono diventati amici, si occupano di loro offrendo scuola, refezioni, interventi sanitari e perfino giochi di cui hanno tanto bisogno i bambini. Queste famiglie musulmane oggi hanno imparato a sedersi e dialogare insieme ai cristiani. Soprattutto nell’ultimo anno si è cercato di coinvolgere il governo locale che si sta muovendo anche con aiuti economici, offrendo assistenza sanitaria a tutti quelli che mensilmente vanno almeno due volte al centro di salute e assegnando un contributo ai bambini con una presenza scolastica non inferiore all’85%. Ma nulla sarebbe accaduto senza l’intenso lavoro di questi ultimi dieci anni di missione accanto alle persone e alle famiglie, una ad una.

Si può fare pace

Tutto questo, oggi si realizza in cinque centri nel municipio di Maluso e in un centro nel municipio di Pangasaan con costruzioni realizzate sul mare, rispettando le tecniche della cultura abitativa di questi particolari gruppi. Le cinque maxi palafitte ospitano scuola, ambulatorio e riunioni comunitarie. 25 bambini dell’asilo e 50 delle classi elementari sono a Pangasaan; 120 bambini dell’asilo e 130 delle classi elementari negli altri centri di Maluso. Ci sono poi 20 studenti della scuola superiore, 6 del liceo e un laureando, ospitati in città da famiglie. Tutti i bambini ricevono anche una refezione giornaliera. Nei luoghi più lontani si fa un prezioso lavoro di informazione igienico-sanitaria con distribuzione di alcuni medicinali. Vengono poi fatti incontri di carattere culturale per promuovere il dialogo. Due barche sono adibite al trasporto dei bambini nei vari centri di accoglienza. È pure stato costruito un nuovo ponte in sostituzione di quelli tradizionali di canne. I bajjao hanno talmente capito l’importanza di questo ponte, che quest’anno ne hanno costruito un altro con materiale meno robusto, ma interamente con i loro risparmi comunitari. C’è tutto uno sforzo fatto di piccole e grandi iniziative per portare al più presto la pace nell’isola di Basilan.

Re.Te. - rubrica di Nuovo Progetto maggio 2013

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