In volo col cellulare

Pubblicato il 31-05-2013

di Michelangelo Dotta

di Michelangelo Dotta - Più di dieci anni orsono, in volo da Milano a Los Angeles per la post-produzione di alcuni effetti speciali di un documentario sulla Sindone, avevo approfittato di una nuova opportunità che la compagnia aerea offriva ai viaggiatori. Sul gigantesco Boeing della TWA, a tredicimila metri di quota, si poteva telefonare direttamente a casa. Per la modica cifra di venti dollari, isolato nella privacy di una particolare cabina di coda del 747, direttamente sopra la calotta polare (ancora integra e non minata dal riscaldamento globale) che potevo scorgere nel suo algido splendore dal finestrino, avevo composto il numero e raggiunto mia moglie nel cuore della notte. Sapendomi in volo, rimase per qualche attimo interdetta nel sentire quella voce conosciuta che l’aveva bruscamente svegliata descrivendo le candide meraviglie che scorrevano oltre il vetro ricamato dal gelo poi, realizzata la chiamata intercontinentale, era subentrato in noi lo stupore che la tecnologia ci regalava.

Ma, a parte quella parentesi, in tutti gli anni successivi, con annessi successivi voli di lavoro e di piacere, l’aereo si era rivelato forse l’unico luogo promiscuo dove era imposta e rispettata la regola del silenzio telefonico, l’ultima trincea in cui i compagni di viaggio erano costretti a non condividere pubblicamente bugie, amori clandestini, affari segreti e quotidiane banalità. Da pochi giorni purtroppo, la Virgin Atlantic, su un volo di linea da New York a Londra ha infranto il tabù, ha dissolto il divieto dell’uso dei cellulari e, di fatto, aperto la strada ad una nuova forma di viaggio; lassù in quota, in una dimensione di momentanea uscita dal mondo delle proprie relazioni, è crollato un mito.

Quel senso particolare di libertà/liberazione, di sospensione dal tran tran quotidiano e dai suoi meccanismi, di fuga nell’anonimato protetto, di inusitato isolamento, rischiano a breve tempo di rimanere soltanto piacevoli sensazioni cancellate da una società che ha estromesso il silenzio introducendo per tutti l’obbligo di segnalare il proprio esistere, meglio se con una telefonata. La voce suadente e perentoria dell’hostess che invita i passeggeri a verificare l’avvenuto spegnimento dei cellulari prima del decollo, a breve tacerà per sempre, sostituita da un concerto polifonico di suonerie che trasformeranno le cabine pressurizzate in tanti chiassosi call-center multilingua.

Dei nuovi compagni di viaggio non conserveremo solo il sorriso di circostanza scambiato dopo un vuoto d’aria, ma impareremo a conoscere, nostro malgrado, vita privata, relazioni pericolose, sentimenti nascosti, vizi, menzogne, trasgressioni, incomprensioni e tradimenti che, per l’intera durata del volo, confideranno ad alta voce ad assetati quanto anonimi interlocutori rimasti a terra e, in particolar modo, proprio a voi, ignaro e sventurato compagno di poltrona… auricolari e tappi per le orecchie ahimè, diventeranno compagni di viaggio inseparabili.

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