Pinay e Pinoy

Pubblicato il 09-08-2012

di sandro

di Sandro Calvani - La passione dei giovani intraprendenti di “Save the Philippines Seas” a salvaguardia del mare.

Teresa, 16 anni: “Io non sono e non faccio niente di straordinario, non mi sento e non sono un caso speciale: sono una volontaria di Save the Seas nelle Filippine, perché sono una Pinay (diminutivo in lingua filippina che indica una cittadina filippina. Pinoy se uomo, n.d.r.) come tante altre ragazze e ragazzi come me. Il mio Paese ha più di 7.000 isole. Il mare per noi è una risorsa essenziale per il nostro presente e il nostro futuro. Non possiamo solo denunciare o scandalizzarci delle responsabilità del governo, senza prima scoprire quel che facciamo e non facciamo noi stessi, quel poco o tanto di cui siamo responsabili ognuno per sé. E poi se noi salviamo il mare, il mare salverà noi stessi. Mi piace molto quello che faccio. Ogni volta che puliamo una spiaggia o fermiamo una produzione inquinante, mi sento fresca, rinfrescata nel mio corpo e nel mio spirito come quando andiamo a giocare con i miei amici nelle onde del mare davanti alle spiagge di Pampanga dove abito. Noi proteggiamo la vita marina, perché il governo fa troppo poco. Siamo volontari, ma non per questo principianti o incompetenti.

Mi sono accorta che su molti temi essenziali del cambio climatico, dello sfruttamento delle risorse marine e dell’inquinamento selvaggio degli oceani, ne so più io di molti miei professori all’Università. E quando facciamo delle iniziative per sensibilizzare la gente in piazza, oppure siamo invitati in programmi televisivi, vedo che abbiamo più idee ed esperienza di tante autorità che ci guardano dall’alto in basso perché siamo giovani. Ci dicono che abbiamo fretta, ma non ci spiegano cosa c’è di male ad averla. Non c’è più molto tempo a disposizione per salvare oltre 100 specie di mammiferi e 170 specie di uccelli che esistono solo nelle Filippine. E sai qual è la cosa che fa più paura, oppure pena? Tra i pochi adulti che sono disposti a confrontarsi con noi, pochissimi lo fanno con entusiasmo e credono davvero in quel che dicono.

Gli adulti che ci conoscono dicono che un certo radicalismo delle idee e della coerenza con le azioni è tipico dei giovani, come dire che ci passerà quando diventeremo adulti. Io non ci credo. Penso piuttosto che se siamo così convinti, così svelti, così puliti e trasparenti nelle nostre campagne per le politiche del mare è perché cerchiamo e diciamo la verità. Per me è chiaro come un’onda del mare: è trasparente, è forte, è spumeggiante, si vede subito che è pulita, abbraccia tutti allo stesso modo e ha un buon odore. Noi siamo così, e il mare è così anche se ha milioni di anni. Non è questione di età, è questione di limpidezza della nostra natura”. Con migliaia di suoi amici membri della stessa organizzazione, Teresa fa campagne per la difesa della barriera corallina, delle risorse del mare e delle coste; mobilitano i social network, attraverso facebook e twitter, usano i campus dei college e quelli universitari, in collaborazione con le aggregazioni sociali, comprese le parrocchie. Operano a tutto campo dall’azione pratica fino all’elaborazione di precise proposte di legge per la protezione del mare. Molti altri giovani e adulti si sentono spronati da Save the Seas (savephilippineseas.com) e scrivono sul blog che vorrebbero partecipare nella stessa attività o in qualcosa di simile nel loro quartiere. A tutti Save the Seas risponde: “Non chiedeteci come fare. Piuttosto cominciate anche voi qualcosa che vi sembra giusto e bello e poi raccontateci come avete fatto”. I giovani sono la metà della popolazione terrestre e in molti Paesi sono la maggioranza della popolazione nazionale. I giovani sono più degli adulti e degli anziani messi insieme, soprattutto in quei Paesi dove è forte la speranza della gente nel futuro.

E in alcuni Paesi non solo i giovani sono di più ma contano più delle altre fasce d’età nell’inventare nuovi esperimenti sociali e di governo dei beni pubblici. Le Filippine non fanno eccezione a questa regola universale. Sono un Paese giovane, con un’età media di 22,7 anni, e dunque capace di grandi processi di rinnovamento. Attraverso grandi trasformazioni nella sua storia il Paese è stato sottoposto ad un’amministrazione coloniale di ben tre potenze straniere, il Giappone, gli Stati Uniti e la Spagna che gli diede il nome del re Filippo II. Con 94 milioni di persone – senza contare gli emigrati – in un territorio grande quanto l’Italia, le Filippine sono il 12esimo Paese più popolato al mondo e tra quelli a più alta densità di popolazione. Vi sono numerosi gruppi etnici originari di ogni parte dell’Oceano Pacifico. La religione cattolica è la più importante nel Paese con una forte minoranza islamica. Save the Seas è una delle centinaia di organizzazioni popolari che sono nate e cresciute nelle Filippine durante la cosiddetta primavera dello sviluppo sostenibile, il movimento di idee, di politiche e di sperimentazioni sociali che ha riscoperto l’importanza dello sviluppo sostenibile in tutto il mondo dopo la Dichiarazione Mondiale sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, approvata dalle Nazioni Unite nell’anno 2000.

Una caratteristica comune a migliaia di organizzazioni di giovani nel mondo che sbalordisce chi non ha più vent’anni è la passione che mettono nelle loro campagne e nelle loro attività, siano esse contro la diseguaglianza sociale, o contro la povertà, per il rispetto dei diritti umani o dell’ambiente. Quel quid in più di coraggio ed entusiasmo sorprende il resto della società civile, in un misto di ammirazione e di preoccupazione, soprattutto in Asia, uno dei continenti più gelosi ed orgogliosi delle sue tradizioni e dei suoi metodi di costruzione del consenso. Ma uno dei forum di mondiali più austeri e meno rivoluzionari, come il World Economic Forum di Davos, ha deciso di scoprire migliaia di queste nuove forze giovanili di rivoluzione dal basso creando il forum of Young Global Leaders (weforum.org/community/forum-young-global-leaders)dove i giovani leader più innovativi e di maggior successo possono esporre le proprie idee, essere ascoltati ed aiutati a ottenere quei cambiamenti in cui credono.

Le Filippine non sono certo l’unico Paese al mondo ad avere un enorme bisogno urgente di tante grandi boccate d’aria fresca. Dopo la seconda guerra mondiale le Filippine erano infatti la seconda economia del Sud-Est Asiatico, la prima dopo il Giappone. Con risorse naturali importanti ed un sistema educativo forte e diffuso il Paese non è riuscito però a ridurre le forti disuguaglianze sociali e una corruzione diffusa. La percentuale di disoccupazione è attorno al 7%, tra le più alte del Sud-Est asiatico. Un’altra caratteristica che indica il disagio di crescita del Paese è il suo alto livello di emigrazione con oltre 11 milioni di lavoratori all’estero, molti dei quali sono giovani speranze sottratte al Paese per molto tempo. Le rimesse che gli emigrati filippini mandano a casa sottraendole dai propri salari sono ingenti e superano addirittura il totale degli investimenti stranieri nel Paese. Ma tanti di questi sempre simpatici Pinoy e Pinay sono i veri ambasciatori delle Filippine nel mondo. Come Teresa, tutti i giovani filippini sono un’ondata di fresca limpidezza.

Persone, fatti e numeri per Orientarsi – Rubrica di Nuovo Progetto

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