Bambini che non “funzionano”

Pubblicato il 10-08-2012

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - Sono fermi ai blocchi di partenza, scelgono di non crescere, a meno che… I genitori della piccola Martina hanno chiesto un appuntamento dopo aver insistito col pediatra perché finalmente acconsentisse a prescrivere la visita specialistica: sono infatti molto angosciati dal fatto che la bambina – 14 mesi compiuti da qualche giorno – non accenna ancora a camminare da sola, pur non avendo alcun reale impedimento. I genitori di Nicolò, invece, si presentano di loro iniziativa in quanto spaventati dalla mancata comparsa nel bambino del linguaggio verbale: Nicolò - 3 anni il mese prossimo - si esprime perfettamente a gesti e per il resto urla come un matto pur di ottenere al più presto tutto ciò che gli serve.Papà e mamma di Stefano si mostrano molto in ansia perché il piccolo – 4 anni compiuti a giugno – non acquisisce le autonomie di base richieste dalla scuola materna: mangiare e saper fare pipì da solo, magari tentare di mettersi le scarpe.

Le insegnanti di Pietro - 7 anni, inizio della 2° elementare - inviano con urgenza i genitori perché non c’è verso di indurre Pietro a leggere o scrivere una sola parola senza la costante presenza di una di loro accanto al suo banco. Il bambino pretende che rimangano sempre al suo fianco - ignorando ovviamente gli altri alunni della classe - proprio come fanno la mamma o la nonna ogni pomeriggio a casa. Martina, Nicolò, Stefano e Pietro vengono sottoposti a tutti gli accertamenti del caso e risultano essere bambini assolutamente sani e potenzialmente del tutto normali, solo che non funzionano come vorrebbero gli adulti. Le capacità e le prestazioni previste per la loro età tardano infatti a comparire, gettando letteralmente nel panico i familiari. In tutti e quattro i casi i genitori portano quindi a far aggiustare un bambino visto come rotto, o forse un bambino nato con un difetto di fabbrica, che deve essere al più presto corretto dal momento che è ancora in garanzia.

Nessuno è sfiorato dal pensiero che non basta che il tempo passi per far giungere al giusto grado di maturazione un frutto: occorrono anche la luce e il buio, il sole e la pioggia, il calore e il vento, la terra fertile e il concime, e soprattutto il quotidiano e faticoso lavoro del contadino nel suo campo. Tutto ciò che è atteso e desiderato non è automaticamente anche dovuto. Bisogna saper mettere in conto ritardi, variazioni di percorso, deviazioni dalla norma. Ma ciò che più colpisce è che i quattro bambini sembrano mostrare una straordinaria somiglianza nel comportamento, pur avendo età, caratteristiche ed esigenze diverse. Tutti sembrano mancare di iniziativa, non manifestano una spontanea tendenza all’evoluzione, né alcuna spinta all’autonomia. Sono tutti fermi ai blocchi di partenza e per nulla intenzionati a fare lo scatto verso il traguardo. Si sono ben assestati nella loro posizione di attesa e trovano più soddisfacente farsi servire dagli adulti che provare ad agire in prima persona. Staticità invece di movimento, passività al posto di intraprendenza, pretesa invece di richiesta: certo in questo modo non si corrono rischi, non ci si sporca le mani, non si è esposti a conflitti. E poi si gode di un grande senso di onnipotenza, sapendo di poter tenere in scacco le altre persone col proprio modo di fare. Il problema è che col passare del tempo Martina, Nicolò, Stefano e Pietro finiranno col convincersi di non poter agire in nessun altro modo, di essere fatti così, di avere proprio quelle precise esigenze, che diventeranno a poco a poco caratteristiche stabili del loro temperamento. A meno che… qualcuno li aiuti sul serio a crescere, facendo una cosa semplicissima: smettendo di aiutarli!

Genitori e Figli – Rubrica di Nuovo Progetto
Gabriella Delpero - Neuro psichiatra infantile

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