Grazie, Maria Teresa

Pubblicato il 23-06-2006

di Redazione Sermig

La mattina di ieri, 23 marzo, Maria Teresa, la “sorella maggiore” della Fraternità del Sermig, ci ha lasciato per tornare al Padre. Era appena arrivata ad Amman, in Giordania, disponibile ad iniziare un nuovo pezzo di cammino in quella terra.

Ernesto Olivero e la Fraternità della Speranza
Siamo tutti molto tristi oggi, ci manca un po’ il respiro… Non è mancanza di fede, anche Gesù si è comportato così quando ha pianto per la morte del suo amico Lazzaro.
Non è mancanza di fede, è l’umanità che geme, è il non vedere più l’amico vicino a noi. Ma noi sappiamo che adesso abbiamo un’amica al sicuro.
Con Maria Teresa siamo diventati una cosa sola.
Mi piacerebbe che imparassimo qualche cosa dall’amicizia con lei: Maria Teresa era sempre disponibile, non piantava mai grane, c’era sempre, potevamo fare affidamento sempre su di lei. Mi piacerebbe che queste sue caratteristiche diventassero di tutti noi.
Quando un uomo, una donna fanno qualcosa di bello, ci fanno capire che anche noi possiamo arrivare a fare come loro.
Sono molto orgoglioso pensando che Maria Teresa aveva scelto Dio e questa Fraternità.
Il suo cammino è stato l’obbedienza. Inizialmente era una volontaria e quando l’ho vista le ho detto: “Perché non ti consacri?”. E lei: “Alla mia età?”. Ricordo che le dissi: “Non negarti nulla, non impedire alla tua vita di fare quello che avresti fatto a 18 anni, a 20 anni”. Lei si è fidata. Tutti noi cresciamo quando obbediamo a qualcuno: certo, dobbiamo fare attenzione a chi obbedire…
È veramente una gioia pensare che Maria Teresa fosse della nostra Fraternità.
Tutti noi abbiamo dentro un dolore infinito, ma non di disperazione; il nostro dolore è di rabbia, ma di speranza. E le dedichiamo questo pensiero.


23 marzo, mattino presto, con il pianto negli occhi

Maria Teresa,
non sei mancata
sei ancora più tra noi.
Il sì che hai detto
ti ha subito resa giovane.
Il sì che hai detto
ti aveva scelto
e in te ha trovato il suo respiro.
Ti avevo chiesto
di portare il tuo sì in Terra Santa
e tu, senza indugio,
hai lasciato rispondere i tuoi occhi
che si sono illuminati
di stupore e di trepidazione.
E sei partita.
E appena sei arrivata
la Terra Santa ti ha fatta sua.
E sei diventata più di Dio e più nostra
per sempre.
Ernesto Olivero , 23 marzo 2006
 
Maria Teresa incontra il Santo Padre Giovanni Paolo II


Nella preghiera di questa mattina, poco dopo aver saputo di te, ci è venuta incontro questa pagina della nostra Regola. È la pagina che racconta meglio come tu sei.
 
Accogliere con la compassione nel cuore

Il samaritano del Vangelo è passato alla storia
come il samaritano buono.
È sceso da cavallo,
ha lasciato la sua sicurezza, si è commosso,
ha visto ciò che gli altri non avevano visto.
Desidero che le mie figlie, i miei figli
abbiano la commozione nel cuore sempre.
Desidero che scendiamo sempre dal cavallo
che di volta in volta ha un nome diverso:
la sicurezza di avere già fatto,
la sicurezza che tocca ad altri,
la sicurezza del non vedere.
Desidero che la compassione abiti
nel cuore mio e dei miei figli.
Se il cuore è chiuso, non c’è intelligenza
che ci possa aprire gli occhi.
Il compatire è sapersi mettere veramente
nei panni dell’altro,
il ferito, il deluso, il tradito, …,
con gioia e responsabilità.
Noi desideriamo essere Gesù per l’altro.
E per tutti gli affaticati e oppressi
che incontriamo per la strada,
noi siamo Gesù.

da: La gioia di rispondere SÌ
Regola del Sermig – Fraternità della Speranza

 

 

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